La vittoria di Macron fa bene all'Europa

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foto: ChiraIJon, Creative Commons, Flickr

Per molti analisti si è trattato di un vero e proprio sospiro di sollievo. Emmanuel Macron, leader di En Marche!, ha vinto le presidenziali francesi con il 66% dei voti, allontanando i timori di un governo guidato dal Front National di Marine Le Pen. Da candidato, Macron è stato senza dubbio il più europeista di tutti gli aspiranti all’Eliseo. Dopo la notte di festa al Louvre, tra un’accorata difesa 'dei lumi' e un’inno alla gioia in filodiffusione, adesso deve dimostrare che le sue non sono solo parole al vento. Macron ha promesso una tabella di marcia per dotare l’Eurozona, in cinque anni, di un’entità propria con un proprio budget, un ministro delle Finanza e perfino un parlamento diverso. E secondo quanto annunciato, la sua prima destinazione in veste ufficiale sarà Berlino: per dare il via alle ambiziose visioni europeiste del neo presidente serve parlare con la cancelliera Angela Merkel, pilastro fondamentale.

"L'elezione di Macron rappresenta una buona notizia per i mercati finanziari e per l'Europa”, spiega Francesco Citta  dell'Ufficio Studi di Copernico SIM. “È lecito attendersi un rafforzamento dell'asse franco-tedesco in grado di rilanciare il ruolo dell'Europa e il perseguimento di politiche economiche più attente alla crescita e alla sostenibilità sociale con potenziali ricadute positive su tutti i Paesi membri".

D’altra parte la vittoria di Macron allontana, almeno per il momento, il rilancio dei partiti cosiddetti populisti. “Ironicamente, l’inizio turbolento di Trump e la realtà di una ‘hard Brexit’ hanno rappresentato un ammonimento per gli investitori di tutta Europa”, afferma Dave Lafferty, chief market strategist di Natixis Global AM. “Passato il rischio Le Pen, il prossimo ostacolo per il progetto dell’UE saranno probabilmente le banche italiane ancora penalizzate dai non performing loans e da basse livelli di capitale e che la poca stabilità politica del Paese non in grado di risolvere”. Concordano anche gli analisti di BNY Mellon: “Riteniamo vi sia ancora un rischio politico per l’Eurozona, legato alla Germania e all’Italia. Crediamo che l’esito delle elezioni tedesche avrà un impatto più favorevole per i mercati, a prescindere dal vincitore. Il rischio è maggiore per l’Italia, anche se è improbabile che le elezioni si tengano nel 2017”.

Occhi puntati sulla BCE

Scampato un pericolo per i mercati, nel post Macron gli analisti si interrogano però sul ruolo della Banca centrale europea: “il primo e più importante rischio per i mercati risiede nel tempismo che la BCE adotterà per l’avvio del tapering del QE”, aggiungono da BNY Mellon. Opinione condivisa anche da J.P. Morgan AM: “Con un'agenda politica che dovrebbe rimanere relativamente leggera per alcuni mesi, il meeting della BCE dell'8 giugno offrirà probabilmente alcune indicazioni sull'argomento chiave del tapering. Un minore rischio politico unito a un solido background macroeconomico e alle prime indicazioni di una ripresa nell'inflazione core sostiene un graduale allontanamento dall'attuale regime politico estremamente accomodante”, dice Julien Lafargue, European Equities Strategist di JP Morgan Private Bank.

Per Davide Simmer, gestore di FF Euro Short Term Bond Fund e FF Euro Bond Fund di Fidelity International “Draghi è stato molto chiaro su quali saranno i criteri alla base delle scelte di tapering. Malgrado l'esito del voto in Francia abbia rimosso una parte dei rischi di ribasso per la crescita, riteniamo che il Consiglio direttivo continuerà a muoversi con cautela. Anche nell’eventualità che lo stimolo monetario venga rimosso, questo avverrà in modo molto graduale, ponendo pertanto un freno alla crescita dei rendimenti e degli spread in Europa”. Anche da T. Rowe Price concordano nel dire che che la riduzione del programma di acquisti della BCE sarà morbida. “Crediamo che sarà molto più graduale e che non sia da escludere un proseguimento del programma di allentamento quantitativo fino a 2019 inoltrato. In tal caso, gli spread dei Paesi periferici potrebbero restare bassi per un periodo più lungo e offrire l'opportunità di riaprire una posizione lunga in tali Paesi, se i rischi politici non dovessero concretizzarsi".

La parola ai fondamentali 

Restando concentrati sui fatti, e in attesa di capire cosa succederà a giugno con le elezioni all’Assemblea Nazionale, il contesto economico in Francia sembra migliorato, così come nel resto d’Europa. “Risulta evidente non solo dalla crescita positiva e della diminuzione dei tassi di disoccupazione, ma anche più di recente nei decisi rialzi a cui abbiamo assistito nei primi mesi del 2017, dopo risultati trimestrali e fatturati superiori alle aspettative dei mercati”, spiega Steven Andrew, gestore di M&G Investments. “Questo suggerisce che l’azionario dell’area Euro, oggi con un pricing interessante, potrebbe portare rendimenti considerevoli da qui in avanti. Una battuta d’arresto nella narrativa relativa alla ‘frammentazione dell’Euro’ dovrebbe incoraggiare gli investitori a focalizzarsi di più sul miglioramento dei fondamentali nella regione. Per quanto riguarda il reddito fisso, i titoli di Stato dei Paesi periferici dell’Eurozona, come ad esempio il Portogallo, dovrebbero avvantaggiarsi della riduzione dell’instabilità politica”.

L’obettivo insomma è sorpassare le azioni americane dopo sei anni all’insegna della riscossa. In uno scenario di crescita mondiale positiva ma moderata, in cui l’economia statunitense delude, l’eurozona beneficia di una dinamica positiva, trovandosi ancora a metà del ciclo di crescita avviato nel 2013. Per gli analisti di Deutsche AMè l'earning momentum per le imprese europee e questo ne fa un forte caso per investire in Europa. Quest'anno ci aspettiamo una crescita a due cifre rispetto all'anno scorso. Finora, i bilanci hanno confermato la nostra positiva previsione sui fondamentali. Le azioni europee si stanno negoziando a multipli ragionevoli, in particolare rispetto a quelli degli Stati Uniti. Sebbene molti investitori considerino l'Europa attraente, questa visione non si riflette ancora nelle loro decisioni di investimento. Quest'anno finalmente vedremo il punto di svolta per l'Europa, ora che è tornata una crescita accettabile degli utili, dopo cinque anni di risultati flat”.

Anche da Generali Investments si aspettano un rally sui mercati europei. “In termini di settori e implicazioni tematiche, crediamo che queste elezioni supporteranno l’azionario europeo. I nostri portafogli sono ben posizionati per trarre vantaggio da questi trend, in quanto sovrappesiamo già la Francia, le imprese a media capitalizzazione e alcuni nomi nazionali nei settore delle costruzioni, dell’immobiliare, delle utilities e delle telecomunicazioni. Continueremo a seguire il nostro approccio di investimento, basato sulla selezione di titoli con una forte attenzione alle valutazioni”.