Il concetto di investimento sostenibile riferito al mondo obbligazionario si è sviluppato con un po’ di ritardo rispetto al mercato azionario per diverse ragioni. Tuttavia le cose stanno cambiando, e inizia ad aumentare il peso dei prodotti ESG di reddito fisso all’interno dei portafogli. Ciò si riflette, ovviamente, anche nel mercato degli ETF, dove la raccolta degli strumenti passivi ESG nell’ultimo anno ha raggiunto circa i 60 miliardi euro a ottobre 2021, di cui però l’80% replica ancora mercati azionari. Stiamo assistendo, però, a un’ascesa degli ETF fixed income sostenibili, con un rimbalzo del +75% rispetto al 2020, un risultato importante, che va a spianare una strada ancora troppo lunga. Ne abbiamo discusso in una tavola rotonda targata FundsPeople, in cui si è indagato sulle diverse sfaccettature dell’obbligazionario ESG.
L’ascesa degli investimenti obbligazionari sostenibili è iniziata
Si tende ancora ad associare gli investimenti ESG alle azioni, a cui è legato un diritto di voto e la possibilità da parte degli investitori di fare engagement, ma è importante applicare filtri ESG anche nella parte obbligazionaria dei portafogli. “Quando si decide di investire in maniera sostenibile è necessario adottare un approccio olistico”, esordisce così Mauro Giangrande, head of Passive Sales EMEA South di Xtrackers, DWS Group. “Occorre usare una certa coerenza, che vuol dire applicare filtri ESG non solo in ambito azionario, ma anche obbligazionario. Solo in questo modo le aziende potranno ricevere le giuste pressioni affinché adottino politiche sempre più virtuose dal punto di vista della sostenibilità, agendo di fatto su tutte le fonti di finanziamento”, prosegue.
In ambito fixed income le possibilità di investimento sostenibile sono principalmente due, fa notare Giangrande: ETF e fondi su green bond, con precisi vincoli di destinazione dei capitali, o prodotti che adottano filtri esclusivamente sull’emittente. “Quest’ultima è la categoria di ETF che ha raccolto maggiormente quest’anno. La metodologia prevede l’esclusione di aziende coinvolte in business controversi come armi e tabacco, l’applicazione di rating ESG minimi, solitamente BBB, e l’utilizzo del controversy score per individuare eventuali rischi reputazionali in corso”, conclude.
1/4La coerenza, quando si investe secondo criteri ESG, è tutto. Le analisi qualitative e quantitative, svolte dai fund selector per valutare i rischi ambientali sociali e di governance associati ai prodotti azionari, si devono allargare al mondo dei fondi obbligazionari, con le differenze dei casi. “Non possiamo limitarci alla classificazione di prodotti articolo 8 o 9 per selezionare i fondi ESG, dato che la definizione di essi è ancora troppo vaga e confusionaria”, commenta Adele Mantegazza, analyst & fund selector di Banca Patrimoni Sella & C. “Nel caso degli ETF guardiamo l’indice replicato, se adotta un approccio meramente di esclusione o se applica maggiori filtri come l’allineamento agli Accordi di Parigi e così via”, dichiara l’esperta. “Per i fondi attivi invece si analizza il lavoro del gestore, che usano moltissima soggettività. Occorre capire il suo valore aggiunto, se si affida esclusivamente ai rating ESG dei data provider o se ha costruito modelli proprietari. Soprattutto in campo di emissioni governative, per cui le analisi di sostenibilità sono più complesse perché dipendono dal peso che viene dato ai tre fattori E/S/G, e che sotto-fattori vengono presi in considerazione per ognuno dei tre”, conclude.
2/4Sebbene la regolamentazione sia ancora in divenire, già oggi consente di inserire parametri oggettivi e stringenti nella selezione di prodotti sostenibili. “Utilizziamo una logica ibrida nella selezione dei fondi ESG obbligazionari, dato che parliamo ancora di un mercato giovane, che rappresenta una percentuale ancora ridotta rispetto al totale”, dichiara Michele Bovenzi, head of Discretionary Portfolio Management di Deutsche Bank. “Ci affidiamo ad analisi interne e di provider esterni il che ci permette di armonizzare tutte le informazioni per individuare le fund house e i prodotti che meglio rispecchiano determinate caratteristiche. Nell’ambito del reddito fisso prediligiamo gestori che tengano conto delle attività di deleveraging delle aziende o che finanzino progetti in grado di generare un impatto positivo per società e ambiente. Questi verranno poi inseriti in un universo più ampio per creare portafogli robusti”, aggiunge.
3/4La SFDR ha dato forte spinta all’evoluzione degli investimenti sostenibili, se da un lato assistiamo a un posizionamento evidente dell’industria, dall’altro c’è un elevato pericolo di greenwashing. Ne è una prova la corsa agli articolo 8 e 9 degli ultimi mesi. “Diventa fondamentale, quindi il ruolo del fund selector, che deve valutare il processo di investimento e la coerenza dell’integrazione ESG con le analisi finanziarie”, sottolinea, Federico Mondonico, portfolio manager e Sustainable Investment specialist di BCC Risparmio&Previdenza. Nel caso del mercato obbligazionario le analisi sono più strutturate e articolate. “Le valutazioni ambientali, sociali e di governance integrate in ambito fixed income sono utili soprattutto per affinare la stima delle probabilità di default, potendo così cogliere in anticipo le opportunità offerte da un eventuale cambio nel merito creditizio” spiega il gestore.
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