Le 10 cose che gli investitori devono tenere in conto dopo la Brexit

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foto: autor duncan, Flickr, creative commons

La reazione degli investitori alla decisione del Regno Unito di lasciare l'Unione europea è stata immediata. Il primo impulso è stato quello di vendere gli asset rischiosi, che ha causato il crollo dei mercati azionari europei e l’aumento degli spread sui mercati delle obbligazioni societarie. In secondo luogo si è cercato protezione in quelli che storicamente vengono considerati beni rifugio sicuro come l'oro, il dollaro, i titoli di stato degli Stati Uniti o i bund tedeschi, la cui redditività è attualmente ai minimi storici. Tuttavia, ora la domanda più importante che gli investitori si pongono è cosa aspettarsi per il futuro. Funds People ha raccolto le opinioni di professionisti di alcune case di gestione circa il comportamento che, d'ora in poi, potrebbero mostrare sia i mercati azionari che del reddito fisso.

1.    Ci sarà volatilità e la priorità dei portafogli dovrà essere la protezione del capitale.
Per Philippe Ithurbide, global head of Research, Strategy and Analysis e di Didier Borowski, head of Macroeconomics di Amundi, "si apre una fase con molte incognite. Questa scelta da parte dei cittadini britannici apre un periodo di incertezza sia nel Regno Unito che in Europa, con conseguente volatilità a breve termine per i mercati finanziari”. Secondo Azad Zangana, economista europeo di Schroders, "il risultato delle urne è stato un grande shock per gli investitori. La reazione è stata di vendere asset rischiosi. L'incertezza rimarrà alta per un po’ di tempo e il danno totale che la decisione  causerà all’economia non sarà visibile per molti anni". Per Nicola Mai, executive vice president di PIMCO, “l’aumento del rischio politico è una questione fondamentale, che ci porta a concludere che i portafogli dovrebbero dare priorità alla conservazione del capitale ed essere particolarmente prudenti nella zona euro".

2.    L’evoluzione della sterlina sarà decisiva.
Per John Greenwood, chief economist di Invesco,  "il consenso è che la decisione di Brexit  a breve termine indebolirà la sterlina e l'impatto sulla crescita economica britannica. La sterlina sarà uno strumento chiave da tenere sott’occhio nel breve termine, dal momento che i movimenti della moneta saranno determinanti per valutare  le dimensioni della risposta del mercato. Per i gestori di Hedge Invest SGR “la svalutazione della sterlina porterà ad un aumento dell'inflazione e a tassi in salita: anche i Gilts (i titoli di stato inglesi) sono, pertanto, particolarmente vulnerabili.

3.    Ci saranno settori e segmenti maggiormente favoriti o sfavoriti
Per Philippe Waechter, chief economist di Natixis AM, "i settori più esposti negativamente al debito pubblico britannico e deprezzamento della sterlina sono quello finaziario (soprattutto le banche nazionali, ma anche quelle internazionali, con una significativa presenza nel Regno Unito), l’immobiliare, le costruzioni, le compagnie di consumo con business puramente domestici e quello del trasporto. I settori più resistenti a questo scenario di Brexit sono l’Healthcare (tra cui il farmaceutico), l’energetico e le società di esportazione che si beneficeranno della debolezza della sterlina.

4.    La sterlina, l'euro e le Borse Europee potrebbero continuare a scendere
Per Simon Ward, chief economist di di Henderson, "è possibile che la sterlina e l’equity del Regno Unito non abbiano raggiunto il loro fair value a medio termine, ma è probabile che l'attuale mancanza di visibilità politica ed economica porti gli investitori a ridurre la loro esposizione, il che implica che i prezzi potrebbero scendere ancora di più nel breve termine prima che si verifichi un rimbalzo".  Secondo BlackRock, "con il tempo vedremo un euro più debole e maggiore pressione sulle azioni europee, sul credito e sulle obbligazioni periferiche, a causa della probabile perdita di posti di lavoro in Europa e il rallentamento della crescita economica".

5.    La diversificazione sarà la chiave
Dominic Rossi, global CIO of Equities di Fidelity sostiene che "abbiamo visto un movimento riflesso nei mercati, che erano mal posizionati rispetto al risultato del referendum. Il finale può essere ancora molto lontano; quando questo polverone sarà passato e i fondamentali si riaffermeranno, la sterlina probabilmente continuerà a deprezzarsi nei confronti del dollaro e dell'euro. Per gli investitori, la diversificazione è la chiave. Ciò significa trovare un equilibrio tra gli asset in sterline e nelle altre valute, insieme a asset obbligazionari, che agiscano come riserve di valore".

6.   Attenti alle opportunità che possono sorgere
​Steven Andrew, gestore di M&G Investments: “ Le Borse europee hanno visto perdite a doppia cifra nel corso della mattina di venerdì. Questo non stupisce e non ci sorprenderebbe vedere oscillazioni ancora più forti ora che il risultato ‘Leave’ è confermato. Tuttavia, cali di questa entità potrebbero rappresentare un’opportunità. Secondo Luca Paolini, chief strategist di Pictet AM, "se c'è abbastanza sostegno da parte delle Autorità e se le Banche centrali sono disposte a fare ciò che è necessario, potrebbe essere opportuno ricostruire l'esposizione a determinati asset. Il rischio più grande è in Europa, in quanto è aumentato il rischio di frattura, sebbene ci siano dei precedenti. La Danimarca aveva respinto il Trattato di Maastricht nel 1992 – le azioni europee erano scese del 15% - e in seguito ha votato per aderire all'UE".

7.  Il debito pubblico a breve scadenza potrebbe beneficiarsi di questa situazione
Per Howard Cunningham, Fixed Income portfolio manager, Newton Investment Management (BNY Mellon), “il risultato del referendum probabilmente sarà positivo per i Gilt a breve scadenza, per via del rallentamento dell’attività economica e perché la prospettiva di un rialzo dei tassi d’interesse sarà posticipata ulteriormente a un futuro da destinarsi. La curva dei Gilt potrebbe irripidirsi poiché gli investitori esigeranno una maggior compensazione per le incertezze di lungo periodo, ma non è detto che i rendimenti totali si attestino necessariamente a livelli più alti. Per quanto gli investitori possano avere una visione negativa sull’esito del referendum e vogliano vendere gli attivi in sterline, dubitiamo che i Gilt siano i primi titoli di cui si libereranno. I corporate bond in sterline si trovano ad affrontare sfide maggiori e una più grande incertezza, che potrebbero in ultima analisi determinare un maggior premio sul rischio, vale a dire un aumento deglispread sul credito (soprattutto per gli emittenti con sede in GB)”.

8.  Anche i bond governativi quali beni rifugio potrebbero trarne vantaggio
Per Regina Borromeo, portfolio manager di Brandywine Global (Gruppo Legg Mason) "questo è l’inizio di un disastroso divorzio. La Brexit è una scossa all’integrità strutturale della UE e una carica energizzante per i movimenti populisti. L’uscita della Gran Bretagna creerà ostacoli alle prospettive economiche dell’Eurozona e potremmo correre il rischio concreto di assistere a nuove richieste di uscita dalla UE da parte di altre nazioni. Le prossime azioni che ci si attende verranno messe in atto dalle principali banche centrali mondiali, così come le mosse dei partiti politici UK ed europei determineranno quanto a lungo la volatilità regnerà sui mercati e gli effetti a lungo termine provocati dall’esito del referendum. Ci aspettiamo che i tassi britannici resteranno bassi per un certo periodo, considerato gli effetti a catena su la crescita, su la fiducia degli investitori e i cambiamenti sui piani di investimento. Al tempo stesso una valuta più debole e politiche monetarie più accomodanti da parte della BoE dovrebbero guidare al rialzo le aspettative di inflazione. Questo scenario incerto dovrebbe favorire i bond governativi quali beni rifugio, mentre i mercati che si trovano ad affrontare questa fase di squilibri possono offrire interessanti opportunità, specialmente nei prodotti a spread". 

9.  Attenti agli effetti secondari
Jan Straatman, Global CIO e Salman Ahmed, chief investment strategist di Lombard Odier IM, "Guardando al futuro, una volta che la situazione si sarà assestata e si ridurrà la volatilità a breve termine, inizieranno a essere visibili grosse dislocazioni generate dal caos.Il contagio in Europa è possibile e aumentano le congetture su un possibile effetto domino, mentre i mercati si chiedono quali altri paesi potrebbero decidere di abbandonare l’Unione.  Le implicazioni della decisione della Gran Bretagna di abbandonare l’UE saranno molto estese. L’Europa sarà probabilmente riconfigurata, ora che l’elettorato di un importante Paese ha rifiutato lo status quo. Cosa ancora più importante, c’è un forte e palpabile risentimento contro le strutture istituzionali e i modelli di pensiero dell’establishment. Questo sentimento ribolle già dalla crisi finanziaria del 2008-2009 e sta dando forma ai risultati politici a lungo termine. 

10.  Gli asset statunitensi saranno supportati. Il credito ed il debito emergente no.
Secondo Ken Taubes, direttore investimenti USA di Pioneer Investments, “le attività degli Stati Uniti potrebbero avere una migliore performance, in particolare i titoli del Tesoro, mentre le curve di credito e di debito dei mercati emergenti potrebbe vedersi sotto pressione con movimenti di vendita, in particolare per la percezione che la domanda di petrolio  peggiorerà in questo ambiente di avversione al rischio".