Il dato spicca nella terza edizione della ricerca sul settore promossa dal Forum per la Finanza Sostenibile e ANIA. I risultati sono stati presentati in occasione di un evento che si è tenuto a Roma nel corso delle Settimane SRI.
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La quasi totalità (il 99,7%) delle imprese di assicurazione italiane integra i criteri ESG nelle proprie politiche di investimento e, soprattutto, li applica “a una quota rilevante dell’intero portafoglio investimenti”. A motivare questa scelta è un elemento in particolare: l’attenzione data al cambiamento climatico. Il tema emerge dalla ricerca realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile e dall’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici (ANIA), presentata ieri 7 novembre a Roma nell’ambito delle Settimane SRI. L’indagine, avviata nel 2022, è giunta quest’anno alla terza edizione, con una partecipazione pari all’87% del mercato assicurativo italiano in termini di premi raccolti, “una risposta molto elevata da parte del settore – afferma il presidente del Forum, Massimo Giusti –, a dimostrazione della partecipazione e del riconoscimento di queste tematiche nell’ambito assicurativo, oltre che frutto della collaborazione tra Forum e ANIA”. Il dato mostra un aumento continuo nel corso delle tre edizioni della ricerca, che parte dal coinvolgimento di una quota di mercato pari al 73% nel 2022 e del 76% lo scorso anno (con un incremento di 11 punti nel 2024). La ricerca è stata realizzata con il sostegno di Etica SGR, EY, Payden&Rygel, Reale Mutua.
D’altronde, come sottolinea Maria Bianca Farina, presidente di ANIA, nell’introdurre la conferenza dedicata alla presentazione dei dati, “la sostenibilità è essenziale per il mondo assicurativo”. L’impegno delle compagnie, “non solo mitiga i rischi dei cambiamenti climatici, ma crea un sistema più resiliente riducendo le perdite economiche. Un impegno, questo, che risponde anche alle crescenti aspettative di società, clienti e investitori, rafforzando la fiducia nel nostro settore”. L’importanza del ruolo delle istituzioni emerge anche dall’intervento di Riccardo Cesari, consigliere Ivass laddove ricorda come “la sfida climatica coinvolge molte istituzioni e abbatte tutti i confini, in un clima internazionale di scarsa cooperazione questo è un tema cooperativo”.
La ricerca
Questo impegno è rispecchiato, come detto, dalla forte partecipazione alla terza edizione della ricerca che si articola lungo tre direttici: aspetti di governance, inclusione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento e nell’attività di sottoscrizione dei rischi. In particolare, sul fronte investimenti, la porzione di portafoglio coperta è del 100% per il 27% dei rispondenti e compresa tra il 75 e il 100% nel 94% dei casi, questo dato, vede un progresso ulteriore indicato da Arianna Lovera, research manager del Forum, quando indica che quanti non estendono le politiche di investimento alla totalità del portafoglio, manifestano comunque la volontà di voler aumentare questa quota (64% dei rispondenti). “Una volta effettuata la scelta di investimento sostenibile non si arretra, anzi, in molti casi si progredisce in questa direzione”.
Tra le altre informazioni emerse dall’indagine vi è poi il tema dell’approccio, con l’esclusione che accomuna il 100% del campione, seguita da engagement (86%) e best in class (79%).
Il cambiamento climatico conferma poi la propria centralità con il 73% del campione che considera l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con esplicito riferimento agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) mentre la quasi totalità (98%, in crescita rispetto agli anni precedenti) misura l’impronta di carbonio del portafoglio investimenti, nell’intento finale di decarbonizzarlo (88%) e identificare i rischi finanziari associati al cambiamento climatico (75%).
Governance e integrazione dei rischi
La ricerca, tocca poi anche l’ambito della governance, notando come l’integrazione della sostenibilità da parte delle imprese di assicurazione cominci dall’inclusione dei fattori ESG tra le linee prioritarie dei piani strategici, effettuata dalla quasi totalità del campione, mentre la pressoché totalità (99%) include obiettivi ESG nelle politiche di remunerazione. Spicca anche una particolare attenzione ai temi della diversità, con la quasi totalità del campione (96%) che integra l’obiettivo della parità di genere nelle politiche di gestione delle risorse umane. In ambito delle politiche di sottoscrizione dei rischi, poi, il 60% del campione include i criteri ESG attraverso l’offerta di prodotti assicurativi danni o vita diversi dai prodotti di investimento che tengono in considerazione fattori ESG. Chi non ha ancora incluso gli aspetti di sostenibilità nelle politiche di underwriting sta conducendo valutazioni in merito.
Alla luce dei risultati messi in evidenza dal report, Dario Focarelli, direttore generale, ANIA richiama una serie di azioni fondamentali, a partire da un tema di educazione al rischio e di risk management delle imprese, la necessità di una maggiore collaborazione tra sistema assicurativo e mondo imprenditoriale e, su tutto, la necessità di finanziare le iniziative di adattamento. “In un mondo in cui, secondo stime recenti, il tasso di crescita dei danni causati da eventi climatici supera di tre o quattro punti percentuali la crescita del PIL mondiale, l'assicurazione – afferma Focarelli –, si deve accoppiare con politiche di prevenzione e adattamento. Pensare che da sola risolva il problema è un’illusione”.
Nel processo di transizione, conclude Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile, “le imprese di assicurazione svolgono un ruolo cruciale, offrendo copertura sia per le attività economiche sostenibili, sia per quelle impegnate a diventarlo. Inoltre, le compagnie assicuratrici sono fondamentali nella gestione dei rischi connessi al cambiamento climatico (si pensi ai rischi fisici, in deciso aumento), anche attraverso lo studio di soluzioni innovative”,