Le considerazioni di Amundi nel breve termine

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harusday, Flickr, Creative Commons

Dalla vittoria degli euroscettici in Italia al discorso del nuovo presidente della Fed Jay Powell, dai dazi doganali del piano di Trump agli emendamenti della Costituzione cinese. Le ultime settimane non sono state certo prive di eventi rilevanti. E in alcuni casi anche i mercati ne hanno risentito. Il momento di svolta per i mercati obbligazionari sarà la riunione del  FOMC del prossimo 21 marzo e la pubblicazione dei nuovi dots da parte della Fed.

Sul fronte azionario, dopo due settimane di cali, seguite da altre due settimane in ripresa, adesso l’Indice MSCI World è sceso nuovamente. In questo contesto, gli esperti di Amundi, fanno alcune valutazioni che gli investitori dovrebbero prendere in considerazione.

  1. Cautela sul mercato azionario. Un mese dopo le massicce vendite azionarie scatenate dalla crescita dei salari superiore alle attese negli USA, il contagio alle altre attività è rimasto limitato. Visto che gli utili sono rimasti solidi, i mercati hanno ripreso a salire. Tuttavia, questa questa ripresa è fragile ed è principalmente legata al NASDAQ e ai mercati emergenti.
     
  2. Treasury in discesa. Il presidente  della Fed, Jay Powell, con il suo discorso  davanti al  Congresso USA, ha fatto salire i tassi perché ha  preso atto della crescita USA e si è dimostrato fiducioso nei  confronti dell’obiettivo d’inflazione della banca centrale. L’annuncio di Trump giovedì riguardo ai  dazi doganali sulle importazioni di alluminio e di acciaio ha avuto l’effetto opposto. I mercati non si sono mostrati preoccupati riguardo alle elezioni italiane nella settimana che le ha precedute.
     
  3. Il credito va bene. I fondamentali delle imprese beneficiano del miglior contesto macroeconomico. Per contro, i fattori tecnici saranno meno positivi a medio termine per via della minore iniezione di liquidità da parte delle Banche centrali; noi rimaniamo comunque ottimisti riguardo al credito.
     
  4. Attenti al dollaro. Crediamo che il dollaro USA potrebbe seguire un trend ribassista nel corso dell’anno: l’economia americana si trova già in una fase matura del ciclo economico rispetto ad altre economie; le sorprese in materia di politica monetaria potrebbero giungere da economie diverse da  quella americana (ad es. Giappone e zona Euro). Inoltre, il maggior deficit fiscale potrebbe esercitare ulteriori pressioni ribassiste sul dollaro se il nuovo piano fiscale dovesse portare a uno scenario “boom bust”.
     
  5. Greggio in calo. I timori riguardo alla produzione di petrolio di scisto negli USA, unitamente ai rischi crescenti di una guerra commerciale globale a seguito della decisione di Trump di imporre dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio, hanno esercitato delle pressioni ribassiste sul prezzo dell’oro nero.