Le implicazioni di un dollaro forte, dalle materie prime ai Mercati Emergenti

Dollaro News
Kenny Eliason (Unsplash)

La valuta ufficiale degli Stati Uniti è la più negoziata a livello globale, con un volume giornaliero di scambi pari a 2.200 miliardi. Quest’anno, inoltre, il valore del dollaro è riuscito a raggiungere il miglior risultato dal 1984: da inizio anno il guadagno è stato di circa il 14% rispetto all’Euro, del 17% rispetto alla sterlina e ha sfiorato il 25% rispetto allo yen. Le ragioni all’origine di questa “corsa” sono diverse: in primis il fatto di essersi comportato, storicamente, da bene rifugio in caso di aumentata volatilità sui mercati. Secondo Giacomo Calef, Country manager di NS Partners, in questo momento storico, l’incremento dei tassi di interesse da parte delle Banche centrali (in particolare l’intensità degli aumenti della FED) ha reso il dollaro molto più appetibile per gli investitori. “L’attuale situazione geopolitica europea, la crisi energetica e la difficoltà dell’economia cinese, rendono la moneta americana più attraente e spingono gli investitori ad acquistarla”.

Eur/Usd a cinque anni

Fonte: Bloomberg markets.

Le implicazioni di un dollaro forte

Un dollaro forte può avere diverse implicazioni ed è uno dei fattori determinanti per il prezzo delle materie prime. Un biglietto verde così forte ha delle implicazioni sull’andamento del prezzo dell’oro e del petrolio, dato che entrambi sono scambiati in dollari. Altro settore impattato dalla valuta sono i Mercati Emergenti, esposti ai suoi rialzi in quanto, in dollari è denominata gran parte dei debiti contratti da governi e aziende di questi Paesi. Il rafforzamento del dollaro rende più oneroso il rifinanziamento del debito, e questo porta a un aumento delle pressioni al ribasso sul mercato obbligazionario emergente.

… e l’euro?

Secondo il team global fixed Income, currency and commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, i fattori a sostegno di un possibile apprezzamento dell’euro sono numerosi. “L’Europa non applica più tassi di riferimento negativi e questo potrebbe incentivare un ritorno degli investitori ai mercati del debito. Il posizionamento corto degli investitori nella moneta unica è verosimilmente eccessivo e le valutazioni sono estremamente basse. Tuttavia, con l’approssimarsi della stagione invernale, siamo dell’avviso che i prezzi dell’energia resteranno il fattore determinante per l’euro nel breve termine. Per consentire alla moneta unica di apprezzarsi, sarà prima necessario che i prezzi energetici calino e si mantengano al di sotto dei livelli visti durante il 2022”.

Fondi Monetari nelle diverse valute

Categoria MorningstarYTD%Rend. 3M %Rend. 1Y %Rend. 3Y %Rend. 5Y %
Monetari USD14,146,0917,63,664,51
Monetari CHF6,875,4311,343,462,94
Monetari EUR-0,66-0,09-0,84-0,54-0,45
Monetari GBP-3,68-1,47-1,430,470,47
Fonte: Dati Morningstar al 21 settembre 2022. Rendimenti in euro.