Le mosse degli asset manager per adattarsi al nuovo scenario di mercato

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Cécile Brasseur, Unsplash

L’entrata in vigore di MiFID II ha innescato un processo di rinnovamento negli asset manager internazionali, obbligati dalla normativa a ripensare i propri modelli di business e distribuzione per focalizzarsi sulle aree dove possono offrire valore aggiunto ai clienti, distinguendosi dalla concorrenza. In ordine di tempo, l’ultima novità è stata annunciata in casa Allianz Global Investors che di recente ha presentato ‘Active is’, la nuova idea di brand incentrata sull’active investing che la società sta già presentando ai suoi dipendenti dislocati in tutto il mondo attraverso un roadshow interno.

Il nuovo brand rappresenta la fase finale di un processo più complesso che ha visto protagonista l’asset manager tedesco negli ultimi mesi attraverso l’integrazione di Allianz Capital Partners (ACP) per rafforzare l’offerta in alternativi o lo sviluppo del Proxy Voting Overview, una pagina web che raccoglie tutte le azioni di proxy voting e proposte ESG della società nelle aziende in cui investe. Tuttavia, la decisione più rilevante presa da Allianz Global Investors nell’ultimo anno resta quella di aver introdotto un modelo di commissioni rivoluzionario per favorire la gestione attiva e che, attualmente, sta applicando negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Sulla stessa linea si è mossa Fidelity, che lo scorso marzo ha presentato la sua gamma di fondi a commissione variabile, una decisione accompagnata anche da una serie di giri di poltrone ai piani alti della società: a prendere il posto di Dominic Rossi, global chief investment officer of equities, è stato Romain Boscher mentre Hugh Prendergas è stato ingaggiato nel ruolo di nuova creazione di global head of product.

Due scommesse diverse

Altri due esempi ci vengono dati da BlackRock e Natixis IM. Nel primo caso, la società sta portando avanti, ormai da anni, un processo di trasformazione che si basa sostanzialmente su tre pilastri: l’uso della tecnologia (si pensi all’ambizioso progetto della sua piattaforma, Aladdin), la ricerca di sinergie tra la divisione di gestione attiva e quella passiva e tra la gestione basata sui fondamentali e la gestione quantitativa.

Natixis IM, dal canto suo, sta puntando molto sulla gestione attiva. L’asset manager ha, infatti, acquistato negli ultimi anni società note proprio per uno stile di gestione orientato all’absolute return: è il caso di H2O o DNCA, società che le hanno permesso di rafforzare la sua divisione di gestione alternativa, o MV Credit, specialista nel private debt. Va ricordato, poi, anche il cambiamento di strategia della vecchia Natixis AM, prima società di gestione del gruppo, oggi Ostrum AM.

L’AD dell’entità, Matt Duncan, ha espresso l’intenzione di focalizzarsi su quelle aree di mercato dove potrà generare più valore aggiunto– soprattutto nel settore obbligazionario – ma anche di scommettere molto sulla tecnologia e, concretamente, sull’applicazione della blockchain nella distribuzione di fondi (l’anno scorso la società ha portato a termine con successo la prima transazione di un fondo mediante blockchain).

Benvenuta gestione passiva

Un’altra novità riguarda la decisione di alcuni asset manager attivi di iniziare a incorporare prodotti passivi alle loro gamme. L’ultima è stata Goldman Sachs AM che ha da poco comunicato l’intenzione di creare una piattaforma ETF in Europa. Dal canto suo, Fidelity ha da poco lanciato sei fondi indicizzati a basso costo domiciliati in Irlanda che coprono Stati Uniti, Europa, Giappone, Pacifico escluso Giappone, mercati sviluppati globali e mercati emergente. E poi c’è Invesco che ha acquistato Source e Guggenheim e recentemente ha fatto sapere che il brand PowerShares scomparirà.