Le opportunità negli hard asset secondo VanEck

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Charl Malan, VanEck

Negli anni in cui la crescita mondiale è aumentata rispetto all’anno precedente, o ha registrato una “svolta positiva”, i titoli azionari delle risorse naturali e le materie prime hanno sovraperformato rispetto alle azioni e alle obbligazioni statunitensi. Secondo Charl Malan, senior Metals & Mining analyst, portfolio manager del VanEck Global Hard Assets Fund, il legame tra la crescita globale e i titoli azionari di questi due segmenti (collettivamente spesso definiti “hard asset”) è piuttosto logico: “L’espansione economica aumenta la domanda e la necessità di materiali di base. L’impatto che variazioni anche lievi della crescita globale possono avere sui rendimenti degli hard asset è significativo”.

È quindi sul concetto dello sfruttamento della crescita globale che si basa la logica di investimento del fondo di VanEck. Ma non solo. Per il fund manager, la copertura dell’inflazione risulta infatti altrettanto importante. “Gli hard asset sono stati storicamente strettamente collegati all’inflazione, registrando buone performance in contesti di rialzo dei tassi d’interesse e in periodi di incremento superiore alla media dei livelli generali dei prezzi al consumo. In regimi di moderata inflazione, ossia periodi con un’inflazione su base annua del 2-6%, la performance degli hard asset è stata leggermente superiore a quella delle azioni statunitensi, o in linea con queste ultime. Nei periodi di inflazione più elevata (ossia superiore al 6% su base annua) hanno sopravanzato nettamente sia le azioni che le obbligazioni domestiche statunitensi”.

Da non trascurare è anche la diversificazione di portafoglio. A detta di Malan, dato che le determinanti della performance degli hard asset sono per lo più diverse da quelle delle azioni statunitensi, questi possono reagire diversamente alle evoluzioni delle condizioni di mercato, e ciò contribuisce alla loro correlazione generalmente bassa con i listini azionari statunitensi, o in alcuni casi persino negativa. 

Il team d’investimento è persuaso dal fatto che gli hard asset abbiano cicli e fondamentali economici unici che giustifichino un’allocazione a lungo termine dedicata. “Tra i vari motivi per cui VanEck continua a trovare valore in questo segmento di mercato, forse il più rilevante è quello dei fondamentali della domanda e dell’offerta della maggior parte delle materie prime, che in genere prospettano prezzi più elevati man mano che l’accesso alle risorse diventa più difficile e la loro produzione diviene più costosa. In aggiunta, l’evoluzione delle dinamiche settoriali, dal miglioramento delle tecnologie di estrazione e produzione alle drastiche riduzioni della tipologia e dell’entità della spesa per i progetti futuri, ha creato quasi una struttura a più livelli per i titoli azionari delle risorse naturali all’interno di alcune industrie, fornendo una chiara traiettoria che dovrebbe aiutare a individuare più facilmente le società leader rispetto alla concorrenza”, spiega il gestore. 

Un processo di valutazioni

Il processo applicato al fondo è di tipo bottom-up, un approccio basato sui fondamentali, sui catalizzatori di performance e sul valore per individuare le società interessanti all’interno dell’intera gamma dei titoli hard asset nei settori dell’energia, dell’estrazione mineraria di metalli di base e metalli preziosi, dei prodotti cartacei e forestali e dell’agricoltura.

“La valutazione basata sugli asset viene utilizzata per determinare la qualità delle risorse, la struttura dei costi, la durata residua delle riserve e i programmi di spesa per investimenti di una società, mentre la valutazione basata sugli utili e sui flussi di cassa è utilizzata per stimare l’impatto dei prezzi delle materie prime ai minimi, ai massimi e normalizzati sui margini, sui profitti e sul rendimento del capitale investito”, afferma Malan, il quale aggiunge che alla ricerca fondamentale, il processo si fonda altresì su una valutazione top-down dei mercati delle materie prime, comprendente un’analisi dei trend della domanda, dei mutamenti dell’offerta, delle scorte e dell’impatto delle nuove tecnologie o delle fluttuazioni valutarie sui prezzi. 

“Per misurare appieno il valore e il potenziale di queste società, il processo dipende fortemente dalla ricerca sul campo, inclusiva di visite in loco per osservare le attività e le operazioni di una società, nonché condurre interviste approfondite dei dirigenti per valutarne le capacità e il carattere”.

Come illustra Malan, il processo d’investimento si avvale di un team esperto composto da analisti settoriali con esperienza in geologia, estrazione mineraria e ingegneria petrolifera. “Shawn Reynolds (portfolio manager) e Charles Cameron (deputy portfolio manager) hanno in media quasi 20 anni in VanEck e oltre 30 anni nel settore. Reynolds era un geologo rilevatore petrolifero prima di iniziare il suo percorso professionale in finanza e Cameron ha trascorso la maggior parte della sua carriera lavorando come trader di future su materie prime”.

Il posizionamento

Attuali allocazioni settoriali (vs. media storica su 10 anni):

  • Energia - 53% (61% media)
  • Metalli di base - 20% (13%)
  • Metalli preziosi - 9% (13%)             
  • Agricoltura e legname - 11% (5%)
  • Altro* - 4% (3%)
  • Liquidità - 3% (5%)

*Altro include industriali ed energia alternativa.

Come afferma il manager, non ci sono state sostanziali variazioni del posizionamento e nelle prospettive del fondo. “Riteniamo che l’universo dei titoli azionari delle risorse naturali abbia attraversato una drastica trasformazione negli ultimi anni e continuiamo a considerare storicamente interessante l’opportunità d’investimento. La convergenza positiva di diversi fattori chiave (in particolare, la sottorappresentazione del settore rispetto al mercato azionario più ampio, le restrizioni dell’offerta dovute alle riduzioni degli investimenti in conto capitale e all’assenza di nuove scoperte, nonché il rafforzamento della performance operativa e finanziaria delle imprese) sembra avere avuto un crescente impatto sui rendimenti dei titoli azionari delle risorse naturali dall’inizio di settembre e riteniamo probabile che tale trend continui nel 2019”, conclude Malan.