Le prime reazioni degli asset manager al ‘no’ del parlamento britannico ad una soft Brexit

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EU2017EE Estonian Presidency, Flickr, creative commons

Il piano della May per un’uscita ‘soft’ dall’Europa è stato bocciato senza appello, ma la premier brittanica riesce a superare la sfiducia del governo, ora dovrà portare avanti le negoziazioni, prima con Londra e poi con Bruxelles, per evitare una situazione di stallo. Il clima di incertezza è aumentato, come hanno reagito gli asset manager alla notizia? C’è chi si prepara anche all’eventualità di un’hard Brexit.

“Quella di martedì non stata una serata volta a fare chiarezza sulla Brexit. Tuttavia il margine di sconfitta di Theresa May e la mozione di sfiducia sono elementi importanti per i mercati nel breve termine. Da un lato, il voto di sfiducia indirizza i mercati verso lo scenario di una Brexit più morbida del partito laburista, che sosterrebbe la sterlina, dall’altra gli investitori si dovranno preoccupare anche delle politiche più controverse del partito, come quelle relative alla nazionalizzazione. Penso che la sterlina resterà volatile fino a quando non si conoscerà il risultato del voto di sfiducia. Con il DUP che intende sostenere i conservatori, il voto di sfiducia è spacciato, a meno che non ci sia una grande ribellione all'interno del partito conservatore. Con Theresa May uscita indenne dal voto di sfiducia, ci troviamo essenzialmente nella situazione in cui ci saremmo ritrovati se il voto fosse avvenuto quattro settimane fa, ma con un calendario più serrato per l’articolo 50”, ha commentato Stephanie Kelly, economista politico di Aberdeen Standard Investments.

“Purtroppo tutto resta possibile: nuove elezioni, un'estensione della scadenza per l'articolo 50 o anche un secondo referendum. Come molti dei nostri colleghi, anche noi continuiamo a sperare in un'uscita ordinata del Regno Unito dall'UE. Ma il percorso per arrivarci non è chiaro, e in ogni caso presenta molti ostacoli. Dobbiamo anche riconoscere che la probabilità di una Brexit complicata è aumentata. Anche se la maggioranza dei parlamentari britannici sostengono di volerlo evitare, l'intero processo Brexit continua a essere fortemente guidato dagli interessi dei partiti. Ricordiamo che l'intera impresa è iniziata come un azzardo fallito, sotto il governo di David Cameron. Perché poi non dovrebbe alla fine finire così? Fino ad oggi il comportamento dei politici britannici non ha certo ridotto le nostre preoccupazioni a riguardo”, ha spiegato Stefan Kreuzkamp, chief investment officer di DWS.

Saker Nusseibeh, chief executive di Hermes Investment Management, ha dichiarato: “In risposta allo storico voto di materdì, dobbiamo considerare tre elementi chiave. In primo luogo, come azienda, abbiamo messo in atto un Brexit Mitigation Project sulla base della prospettiva di una ‘hard Brexit’ senza alcun accordo di transizione, e pianificato di conseguenza. Pertanto, siamo pronti per affrontare le nuove condizioni di business, sia nel caso in cui il risultato sia un nuovo referendum, o una dilazione sull'articolo 50, sia nell’ipotesi di un accordo o nessun accordo. Il secondo aspetto riguarda l'effetto sui mercati.  Stiamo osservando da vicino per capire gli effetti secondari sulle azioni e sulle valute, compresa la sterlina, e i settori specifici che sono legati al commercio senza frizioni. Il terzo aspetto, e forse il più importante, è capire come noi, intesi come impresa, e i singoli individui, possiamo contribuire a mitigare i rischi associati a qualsiasi risultato per il nostro Paese. In particolare l'impatto sui pensionati per i quali gestiamo il capitale. La maggior parte delle persone preferirebbe che si ponga fine all'incertezza. Tuttavia, la triste verità, è che l'incertezza continua a prevalere e non sembra esserci un piano B chiaro”.

La principale conseguenza del voto di materdì sera è stata sicuramente quella di aver incrementato il clima di incertezza. Per gli esperti di Candriam “si potrebbe obiettare che l'incertezza era già riscontrabile da un paio di mesi, ma che non ha comunque impedito la ripresa della crescita del Regno Unito o il rialzo del PMI manifatturiero per tutto il mese di gennaio. Tuttavia, questa forza, che contrasta con la debolezza osservata nell'Europa continentale, è fuorviante. Dall'inizio del 2018, solo le scorte hanno dato un contributo sempre più significativo alla crescita, con il governo e le aziende che hanno accumulato stock per prepararsi all’eventualità di una hard Brexit. Negli ultimi due anni, l'incertezza ha influito pesantemente sulla crescita degli investimenti delle imprese, che tende a 0. Inoltre, nonostante la forza del mercato del lavoro, con crescita salariale superiore al 3% e disoccupazione al 4,1%,  la spesa delle famiglie è rimasta debole. In questo contesto, il voto di ieri prolunga ulteriormente il periodo di incertezza che l'economia britannica si troverà ad affrontare. Dato l'ormai elevato livello delle scorte, ciò avrà un impatto negativo sull'attività dei prossimi trimestri”.