Le prossime mosse della Banca centrale europea

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A seguito della riunione della Banca centrale europea di marzo, Mario Draghi ha deciso di mantenere invariati i tassi d’interesse. Gli occhi rimangono puntati sul programma di quantitative easing, quindi sulle modalità di riduzione degli stimoli e sulle relative tempistiche. Ma dall’ultimo intervento del governatore si avverte un leggero cambio di rotta. Tra le parole di Draghi non si nota più un riferimento a un potenziale incremento del programma di acquisto di titoli in caso di bisogno. Tuttavia, la BCE rimane molto accomodante, mantenendo un approccio sempre cauto.

Ci sono due temi da considerare: “il primo è quello di mantenere il tasso negativo, -0,4 %, in un contesto in cui l’economia europea è in una fase molto favorevole che lo stesso Draghi ha messo in evidenza”, commenta Maria Paola Toschi, market strategist di J.P. Morgan AM. La crescita rimane molto forte rispetto alle aspettative e la Bce mantiene una visione inalterata “anche se gradualmente con il rafforzarsi dell’economia questa dovrà cambiare”. Il secondo tema, invece, riguarda il QE: “È possibile che a settembre si arrivi dai 30 miliardi a 0”. Se si dovesse passare allo 0, bisognerebbe capire come avverrà il riacquisto dei titoli in portafoglio della Bce. “Questi costituiscono già di per sé un elemento accomodante e rilevante di politica monetaria. I mercati sono stati anche drenati da uno stock di titoli importante che continua a costituire una base di politica espansiva”, precisa la market strategist.

Secondo Manuel Pozzi, investment director di M&G Investments, “queste decisioni si basano su due condizioni che prima non c’erano: sull’andamento positivo del contesto macro economico e sull’attesa di una crescita dell’inflazione”.

Al momento si può immaginare cosa succederà fino a settembre di quest’anno. “Draghi ha spiegato in modo molto chiaro quali siano le sue intenzioni sia lato tassi che acquisti, e immagino che rimarrà così fino alla fine del suo mandato", ritiene Luca Tobagi, investment director di Invesco. Le domande che gli investitori si pongono sono sul tenore: da settembre passeremo da 30 miliardi a 0 oppure ci sarà una tappa intermedia di 10 o 15 miliardi? “A mio parere, fino a due mesi fa, lo scenario più probabile era di una tappa intermedia, adesso però cominciano ad esserci un po’ di discussioni”, spiega Tobagi.

Un elemento che fa pendere l’ago della bilancia a favore dello 0 potrebbe essere la dinamica inflattiva. In Germania, ad esempio, si sono concluse delle negoziazione salariali importanti con aumenti di stipendio significativi. “In ogni caso rimarremo in uno scenario in cui le decisioni delle Banche centrali saranno ancora molto importanti, non solo per i mercati ma anche per sostenere la crescita delle economie”, spiega Tobagi. “Anche le parole di Weidmann diventano interessanti indipendentemente da chi andrà alla guida della Bce dopo Draghi: l’idea di riportare la Banca centrale europea ad occuparsi solo della politica monetaria e che la politica fiscale faccia solo quello che è istituzionalmente chiamata a fare. Negli ultimi anni, la Bce ha comprato tempo per il resto delle istituzioni che tuttavia non hanno fatto quello che avrebbero dovuto”, precisa l'esperto.

Conclusioni

La variazione dei tassi d’interesse è l’arma più potente nelle mani delle Banche centrali, ma bisogna fare attenzione alle munizioni disponibili. In Europa, secondo Alessandro Tentori, CIO Investment di AXA IM, “non si è verificato un 'boom', ma l’economia globale sta lentamente rispondendo dopo quasi dieci anni di esperienti monetari”. La crescita e l'inflazione, quindi, sono frutto di un’espansione globale non necessariamente veicolata dalla Bce. “Bisogna vedere cosa succederà quando il ciclo economico americano maturerà e l’Europa sarà in ritardo di almeno un anno e mezzo rispetto agli Stati Uniti”, fa notare Tentori.

Tuttavia, “ci si aspetta un atteggiamento cauto della Bce, in uno scenario in cui non ci saranno sorprese, a meno che non ci siano dei cambiamenti strutturali”, spiega Oreste Auleta, responsabile wrapping & product management di Eurizon Capital SGR. "Siamo convinti che l’atteggiamento di estrema attenzione alle implicazioni della politica monetaria permanga, sebbene si ribadisca in modo sistematico l’insistenza di un obiettivo unico da parte delle istituzioni. Ci si aspetta quindi, un’attenzione a non commettere errori di policy che possano avere delle implicazioni sui mercati finanziari. Sulla base delle evidenze disponibili, riteniamo che la BCE non debba sorprendere. Un primo rialzo dei tassi nel 2019 ci sembra un percorso ragionevole”, conclude il manager.