Le strategie sui mercati per ora non cambiano ma occorre saper gestire la volatilità

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foto: autor lorenzog, Flickr, creative commons

Il prestito FMI da 1,6 miliardi di euro in scadenza non è stato rimborsato dalla Grecia. E dopo il caos, ora sono protagonisti gli appelli perché la crisi greca si risolva senza la rottura dell’Eurozona, tanto che la cancelliera tedesca Angela Merkel insiste per un compromesso tra il governo ellenico e i creditori internazionali. Intanto il ministro dell’economia italiano Padoan ha fatto sapere che l’Italia è esposta direttamente verso la Grecia per 35,9 miliardi. Ora la probabilità che la Grecia lasci la zona euro è salita bruscamente, al 45% dal 30% di appena una settimana fa, ma la maggioranza degli esperti continua a ritenere che ne resterà parte. Sta di fatto, comunque, che lo scenario di uscita non è ancora stato prezzato dai mercati.

“La situazione è critica, molto complessa e lo si vede dalla grande volatilità sui mercati. E la questione del referendum ha complicato le cose. Se ci basiamo sui sondaggi di prima dello scorso fine settimana, il favore popolare di cui gode l’euro in Grecia era piuttosto solido: oltre il 60% della popolazione era favorevole all’euro, ora sono girati sondaggi a cui non riesco a dare attendibilità precisa”, commenta Paolo Boretto, responsabile investimenti di Symphonia SGR. Intanto Alexis Tsipras si è mosso per chiedere una proroga del programma di aiuti fino al referendum del 5 luglio, dopo il quale riprendere le trattative in base alla volontà del popolo greco. Ha nuovamente chiesto di votare ‘no’, ha difeso la sua azione nella trattativa e accusato l’Ue di volere la Grecia ma non il suo governo. Ma, sottolinea Boretto, “non è chiaro come verrà formulato il quesito referendario. Si potrebbe arrivare a un default come per Cipro, senza uscire dall’euro, verso le istituzioni e non verso i privati. Se dovesse vincere il no, sarebbe complesso e dovremmo prepararci a un’ulteriore volatilità. Se vincesse il sì, come minimo potrebbe esserci un rimpasto di governo. Ci potrebbe essere allora un governo di unità nazionale che riprenda le trattative in mano coi creditori e un prolungamento del piano di salvataggio di sei mesi come era stato proposto dall’eurogruppo per arrivare alla rinegoziazione del debito, come chiede anche Obama.

Del resto si è visto che con la sola austerità non si va da nessuna parte”. Aggiunge: “mi pare difficile che sia lo stesso Tsipars a portare avanti un governo di trattative coi creditori perché non lo si ritiene più affidabile. Vedo poi difficile l’ipotesi di nuove elezioni. Vincerebbe di nuovo Syriza e i tempi si allungherebbero molto e con molta incertezza. Solo nei prossimi giorni capiremo come sarà posto il questito referendario. Ci sono poi dubbi di costituzionalità sul referendum. È materia fiscale e non è previsto ci si rivolga ai cittadini”. Intanto i 160 mld che la BCE ha in mano come debito greco sono distribuiti con le quote di partecipazione. L’Italia, ha detto lo stesso Padoan, è esposta per 35,0 mld, la Germania intorno ai 34 e la Francia tra 28 e 30.

E cosa fare dei portfogli? Concude Boretto: “sulla componente obbligazionaria avevamo già leggermente ridotto le scommesse come rischio duration, paese e rischio credito, si era fatta un po’ di liquidità che, in caso di debolezza pronunciata, potremmo andare a usare. Sui prodotti direzionali azionari grosse modifiche non le abbiamo fatte. Sui prodotti multiasset avevamo già buone porzioni di liquidità, se ci dovesse essere un po’ di recupero su eventuali indiscrezioni potremmo limare la nostra posizione. Non vogliamo limare sulle debolezze estreme ma su qualche recupero che in settimana potrebbe esserci”. Infine sottolinea che “da un punto di vista sostanziale e economico, vale la pena ricordare che il Pil della Grecia pesa molto poco (intorno al 2,5% del PIL europeo). L’uscita non sarebbe quindi un problema vitale per l’economia globale ma gli effetti finanziari potrebbero andare ben oltre”.

Sebbene l’uscita della Grecia dall’eurozona appaia oggi più probabile, “crediamo non sia il momento di modificare le strategie sui mercati. Con buona probabilità le istituzioni europee saranno pronte a varare misure straordinarie per difendere il progetto dell’euro e limitare il rischio contagio ad altri Paesi periferici. L’imposizione di controlli sui capitali in Grecia e la chiusura delle banche per una settimana, creerà comunque un effetto preoccupazione e in caso di default/uscita dell’euro le conseguenze sono ancora difficilmente prevedibili, anche dal punto di vista politico”, dichiara Alberto Biolzi Responsabile Advisory di Cassa Lombarda. “Nelle ultime settimane si è suggerita una progressiva riduzione del profilo di rischio del portafoglio, e crediamo sia ora necessario capire l’evoluzione degli eventi prima di valutare un incremento delle posizioni di rischio in giornate caratterizzate da estrema volatilità. L’allargamento degli spread periferici dovrebbe comunque mantenersi contenuto, grazie anche alla rete di sicurezza fornita dal piano di acquisto di bond da parte della BCE”.

Dice Fabrizio Quirighetti, CIO di SYZ Asset Management: "ci aspettiamo che i sell-off dei giorni scorsi sulle azioni europee non siano troppo allarmisti e che non dureranno più di un paio di giorni dato che ii fondamentali economici rimangono favorevoli per gli asset rischiosi. Infatti, la nostra valutazione generale della situazione macro globale rimane piuttosto costruttiva come recenti dati economici sembrano confermare: una crescita dell'attività economica degli Stati Uniti dopo la fase di debolezza temporanea; un graduale miglioramento del ciclo economico europeo e giapponese, grazie al procedere delle riforme (è ovviamente un processo lento e difficile, ma è nella giusta direzione); una posizione più accomodante da parte delle autorità cinesi in grado di supportare la crescita economica, almeno nel prossimo futuro ed il venir meno dei timori di deflazione nella zona euro"
Secondo l'esperto il referendum di domenica è ben lungi dall'essere una formalità. Un "no" probabilmente significherebbe una "Grexit". "Tuttavia, non sarà la fine dell'area euro! Al contrario. Potrebbe invece stimolare le economie "più deboli" ad andare avanti con le riforme per evitare il destino della Grecia e darebbe una certa credibilità alle istituzioni europee. Dopo tutto, un risultato definitivo "credibile" per il problema greco potrebbe costituire un'immagine politica di serietà e attendibilità". 

Gli indicatori PMI e monetari dell’Eurozona appaiono per il momento poco influenzati dalla crisi greca. In caso di contagio ad altri periferici, la BCE dovrebbe intervenire con strumenti adeguati (OMT, EFSF, PSPP) per evitare il ripetersi di una crisi del debito sovrano e la messa in discussione dell’euro stesso. “Nel reddito fisso, abbiamo mantenuto una posizione prudente sulle obbligazioni periferiche attraverso Q2, sentendo che il rischio di contagio è sotto prezzato”, afferma Mark Burgess, Cio EMEA di Columbia Threadneedle. In uno scenario di uscita disordinata, “riteniamo che gli spread italiani dovrebbero muoversi in un range più ampio di 200 bps rispetto ai Bund tedeschi, dato che è richiesto un premio al rischio più grande. Nel medio termine tuttavia, le obbligazioni dei periferici dovrebbero rimanere sostenute soprattutto dalla BCE, impedendo il ritorni dei livelli raggiunti nel 2012. Siamo anche sottopesati sulle azioni dell’Europa meridionale e rimaniamo prudenti data l’incertezza in corso”, conclude.