Gli esperti del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan AM si posizionano per una recessione e sfruttano il rialzo dei rendimenti per allungare la duration dei portafogli.
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Un'ipotesi sempre più probabile di recessione nello scenario di base di J.P. Morgan AM. Considerando le tensioni causate dalla stretta monetaria nel settore bancario e il persistere dell’inflazione il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group della società valuta le ultime manovre delle Banche centrali e le loro ripercussioni sui portafogli obbligazionari.
Fondamentali
Secondo gli specialisti le Banche centrali si trovano in una situazione complicata, costrette a trovare un equilibrio tra stabilità finanziaria e stabilità dei prezzi. "Prima delle riunioni delle Banche centrali degli scorsi giorni, le vicissitudini del settore bancario avevano innescato un dibattito “rialzi sì/rialzi no”, mentre gli operatori si chiedevano se il settore finanziario e il mercato più in generale potessero tollerare le conseguenze di un altro giro di vite sul fronte monetario", dicono gli esperti. Come noto, tutte e tre le Banche centrali, Fed, Bce e BoE, hanno optato nuovamente per un aumento dei tassi. "In linea con le attese del mercato, il Federal Open Market Committee (FOMC) ha aumentato il costo del denaro di 25 punti base (pb) e ha ridimensionato le indicazioni prospettiche, ma resta in attesa di ulteriori conferme sull’efficacia della stretta creditizia", spiegano.
Secondo il team di J.P. Morgan AM, data l’incertezza che circonda le prospettive del settore bancario statunitense, "ci aspettiamo che nel breve termine la Fed sospenda le manovre di inasprimento monetario. La Bce ha innalzato i tassi di 50 pb e continua a prevedere ulteriori rialzi: seguendo le orme della Fed, prima di interrompere la stretta monetaria attenderà di avere altre conferme che le restrizioni creditizie abbiano sortito effetti. La BoE ha innalzato i tassi di 25 pb e continua a fornire indicazioni prospettiche dipendenti dall’andamento dei dati".
Valutazioni quantitative
Gli investitori hanno modificato sensibilmente le aspettative sulla traiettoria futura dei tassi d’interesse a seguito delle recenti vicissitudini del settore bancario e degli ultimi interventi di stretta monetaria attuati dalle Banche centrali di cui si diceva prima. "Oggi il mercato è convinto che i tassi abbiano già raggiunto il punto di svolta e prevede manovre di allentamento entro fine anno. Tuttavia, il segmento a breve termine della curva risente in modo particolare dei rischi legati a notizie negative: difatti, ha non solo registrato un sostanziale riprezzamento, ma anche un alto livello di volatilità nel “processo di riprezzamento” rispetto alle medie di lungo termine", dicono gli esperti. Guardando ai titoli di Stato decennali dei mercati sviluppati, la media di lungo termine delle variazioni infragionaliere si aggira sui 7 pb. Attualmente, si registrano medie di circa 20-25 pb al giorno e il team ha rilevato livelli di addirittura 40 pb durante l’impennata della volatilità verificatisi nelle ultime due settimane in alcuni segmenti del mercato.
Fattori tecnici
Inoltre, gli indicatori del posizionamento dei broker segnalano che gli investitori hanno scelto un orientamento più difensivo e hanno cominciato ad aumentare sia la duration dei portafogli che aggiungere steepeners, strategie orientate alla riduzione dei tassi a breve. "Mentre gli investitori sono a caccia di indicatori che segnalino il superamento della fase acuta di stress, la volatilità continua a essere sostenuta: al momento l’indice MOVE, che riflette la volatilità dei tassi, è ai livelli rilevati solo nel 2020, non distanti da quelli della crisi finanziaria globale del 2008", commentano.
Gli esperti sottolineano che, se si guarda alla crisi finanziaria globale, nel 2008 e 2009, la volatilità dei tassi e quella dei mercati azionari andavano di pari passo, mentre a fine 2022 e inizio 2023 i percorsi sono diventati divergenti: la volatilità dei tassi è rimasta elevata, mentre quella dei mercati azionari si è attenuata. "La dinamica è simile quando si mette a confronto la volatilità dei tassi con l’andamento dei mercati del credito e dei cambi. Negli anni Dieci del nuovo millennio, i bassi livelli dei tassi di interesse e i programmi di allentamento quantitativo delle Banche centrali hanno in qualche misura soffocato la volatilità", dicono. Quindi, con la normalizzazione della politica monetaria, il mercato dei tassi acquista maggiore libertà di movimento.

Conseguenze per gli investitori obbligazionari
In conclusione, secondo il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan AM, visto che il mercato non ha ancora capito che cosa riservi il futuro, la volatilità non sarà un fenomeno passeggero. "Alla luce dell’inasprimento delle condizioni finanziarie, ci posizioniamo per una recessione e sfruttiamo il rialzo dei rendimenti per allungare la duration dei portafogli", indicano. Inoltre, sottolineano l’importanza della selezione dei titoli perché, in contesti del genere, "aumenta la dispersione tra la forza degli emittenti. Gli investitori dovrebbero privilegiare titoli di alta qualità ed essere selettivi quando scommettono sui segmenti più rischiosi del mercato", chiosano.