L’engagement come driver del cambiamento dei mercati asiatici

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Finora i mercati asiatici erano stati esclusi dalle asset allocation degli investitori europei o sottopesati, soprattutto per la scarsità delle informazioni disponibili e la minore trasparenza che li contraddistingueva. Ciò rendeva difficile un dialogo diretto con le aziende e limitava le possibilità di applicare criteri ESG nella selezione di aziende o prodotti di investimento relativi a quest’area geografica. Tuttavia è in atto una profonda trasformazione in questi Paesi. La Cina, per esempio, nella deliberazione del suo piano quinquennale 2021-2025 ha posto in cima all’agenda la promozione di uno sviluppo equilibrato e sostenibile, favorendo attività a ridotto impatto ambientale, con l’obiettivo di conseguire la neutralità dal carbonio entro il 2060. Questo è un segnale importante per gli investitori che il vento è cambiato, aprendo le porte ad una serie di opportunità.

Sebbene queste aree geografiche siano ancora indietro sulle tematiche sostenibili rispetto a Europa e Stati Uniti, sono stati fatti grandi passi in avanti. Dal 2020 le aziende cinesi sono obbligate a comunicare e divulgare come gestiscono e monitorano i fattori ambientali. Ciò dimostra la maggiore attenzione dei Paesi asiatici verso le tematiche ESG. “Il ruolo di un gestore attivo è quello di accompagnare passo dopo passo le aziende verso la transizione in un’economia più sostenibile e per farlo è necessario svolgere un’attenta attività di engagement con il management delle società”, commenta Rosario Sarcone, head of Wholesale Italy, Fidelity International. La sostenibilità rappresenta un incentivo per gli investitori ad entrare in questi mercati, perché dà garanzie in più di trasparenza, che fino a qualche anno fa mancavano. “Per questo motivo in Fidelity International abbiamo trasformato il fondo che investe sul mercato azionario asiatico, in un prodotto sostenibile; pur mantenendo la medesima strategia, abbiamo integrato analisi ESG per aggiungere valore”, sottolinea il sales.

Roberta Rudelli, head of Fund selection di Cordusio SIM  e UniCredit Wealth Management conferma la voglia delle aziende asiatiche di mettersi alla pari dei Paesi più sviluppati sui temi legati alla sostenibilità per attirare sempre più investitori. La tendenza generale della fund selection è infatti quella di prediligere, a parità di condizioni, i fondi sostenibili a quelli tradizionali. “Tuttavia abbiamo notato che, mentre le strategie ESG europee sono associate a rating di sostenibilità elevati, nel caso delle aree asiatiche la qualità del portafoglio ESG è più bassa. Questo perché il trend della sostenibilità in Asia non si è ancora completato e molti benchmark comprendono anche società che non hanno intrapreso questo cammino ESG”, afferma la fund selector. “Pertanto, se si vuole essere puristi, l’Asia ad oggi potrebbe non rispettare in pieno le esigenze di investire in maniera sostenibile”, prosegue. Il dialogo con le aziende è l’unico modo per indirizzare le società asiatiche verso una trasformazione dell’economia e per minimizzare il gap con i Paesi sviluppati. “L’engagement oggi è un’attività sempre più concreta, se prima capitava di metterla in discussione, ora invece corrisponde a progetti reali che richiedono tempo e dedizione”, spiega.

Paolo Biamino articolo

Gli investitori stanno abbracciando la sostenibilità a 360 gradi, sia nelle politiche interne, che nella selezione dei prodotti, perché solo così si può essere credibili agli occhi dei clienti finali. Questo significa dover fare maggiore attenzione nel creare partnership che abbiano gli stessi principi. Dal canto suo Euromobiliare A.M SGR ha avviato fin dal 2018 l’integrazione ESG del proprio processo di investimento e già propone una serie di prodotti ESG, in particolare nell’area degli investimenti tematici. “Ciò vuol dire, guardare con grande attenzione alle modalità di implementazione della politica ESG da parte dei nostri partner, tra cui Fidelity che ha compiuto l’integrazione ESG anche per gli investimenti in Asia, regione nella quale la sostenibilità sta crescendo di importanza anche in forza delle richieste degli investitori”, ha sottolineato Paolo Biamino,  responsabile Manager Selection della SGR.

Patrick McKenna, CFA, portfolio manager di Mediolanum International Funds evidenzia invece l’importanza di avere gestori sul posto che parlino la stessa lingua. “Spesso l’assenza di dati e informazioni, che fa abbassare il rating di sostenibilità di alcune aziende, è legata a problemi di traduzioni”, ha chiosato il gestore. “Il miglioramento della governance è un punto fondamentale per le aziende asiatiche, tipicamente a conduzione familiare, ma grazie all’attività di engagement, riescono ad allineare i loro interessi a quelli degli investitori”, continua. “Inoltre la Cina e i Paesi asiatici, che finora rappresentavano i principali inquinatori al mondo, giocheranno un ruolo fondamentale nella transizione ecologica globale. Dopo aver annunciato la neutralità del carbonio entro il 2060, la Cina si prepara ad essere leader nelle rinnovabili, cercando di migliorare il suo posizionamento e attirerà sempre più investitori”, conclude.