Euro ai minimi da 20 anni sul dollaro. Quali implicazioni per l’economia?

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Ibrahim Boran. (Unsplash)

L'euro tocca i minimi da 20 anni sul dollaro. La fuga verso il biglietto verde ha spinto le valute di tutto il mondo ai livelli più bassi degli ultimi anni. Per l'Europa così come per altri Paesi le prospettive economiche si sono indebolite anche a causa dell'impennata dei prezzi dell'energia. Una delle preoccupazioni principali tra gli operatori di mercato è che l'economia europea possa cedere se la Russia chiudesse completamente le forniture di gas naturale, rinnovando l'opinione che l'euro potrebbe scendere fino alla parità con il biglietto verde. Un altro fattore importante da valutare è l'aumento degli investimenti ritenuti sicuri quando l'economia inizia a rallentare. Questa tendenza concorre a far diventare il dollaro più forte.

Una questione europea

"Sebbene la spinta verso la stagflazione creata dalla guerra in Ucraina sia di natura globale, l'area dell'euro è purtroppo in prima linea nell'impatto. Questo ha comprensibilmente lasciato la Bce più titubante nella corsa globale verso tassi di interesse elevati. Anche se l'inasprimento è ormai imminente e lo sarà ancora di più nel corso dell'anno, ci sono sempre più dubbi su quanto possano essere elevati i tassi di interesse nell'Eurozona, sia per i rischi immediati di recessione che per le incertezze a lungo termine sulla sostenibilità del debito" spiega Michael Metcalfe, head of Macro Strategy di State Street Global Markets. Preoccupazioni che probabilmente manterranno l'euro sempre più sottovalutato secondo Metcalfe "proprio come lo yen giapponese, che quest'anno è rimasto fortemente al di sotto del suo fair value”.

Considerati dunque i rischi per il contesto globale, come appunto il rallentamento della crescita e il rischio di sorprese al rialzo circa l’inflazione, secondo Federico Cesarini, head of DM FX Research, Cross Asset strategist dell'Amundi Institute, il premio implicito nell’attuale prezzo del dollaro rispetto alla valutazione dei modelli della società non include interamente tale shock ciclico. "In particolare, le valutazioni standard basate sulla parità di potere d'acquisto - che utilizzano il differenziale dell'Indice dei prezzi al consumo per ottenere tassi di cambio di equilibrio - sembrano sottovalutare la natura del processo inflattivo in corso. Aggiustando per la produttività relativa tra i due Paesi (quindi guardando al differenziale tra i prezzi al consumo e i prezzi alla produzione), il cambio euro/dollaro risulta molto più costoso di quanto si possa pensare. Pertanto riteniamo che l’euro/dollaro si attesterà intorno alla parità verso la fine dell'anno, ma con rischi di ulteriore ribasso fino a quota 0,94 nel breve periodo" prosegue Cesarini.

Banche centrali a diverse velocità

Negli scorsi giorni i dati relativi agli indici PMI sul settore dei servizi nella zona euro e i relativi rischi di contrazione delle attività economiche hanno contribuito al movimento, a cui si è assistito, fortemente ribassista del cambio euro/dollaro. “Crediamo che le probabilità di un cambio tra le due valute sulla parità nel breve periodo siano molto elevate sulla scia delle divergenti politiche monetarie delle rispettive banche centrali. La Federal Reserve nel 2022 ha già rialzato i tassi di interesse di 150 punti base ed è pronta a rialzarli di oltre 150 punti base per riprendere il controllo della stabilità dei prezzi" spiega Filippo Diodovich, Senior Market strategist di IG Italia. Secondo l'esperto comunque, nonostante l'impegno da parte di Bce a fronteggiare le pressioni inflazionistiche Lagarde non potrà essere così aggressiva sul rialzo del costo del denaro come la Fed "e dovrà anche instaurare un complesso programma per difendere la stabilità finanziaria (il cosiddetto scudo anti-spread). Solamente una soluzione per la crisi energetica e un programma anti-spread efficiente potrebbero cambiare il trend negativo del cambio euro/dollaro” commenta Diodovich.

Insomma, come noto, in questa fase le banche centrali stanno viaggiando a diverse velocità. "L'aumento dei differenziali dei tassi di interesse tra l'area dell'euro e le altre banche centrali del G4 ha provocato da solo un deprezzamento dell'euro, costringendo la Bce ad agire. Il deprezzamento della moneta, come noto, è un pensiero consistente per il Consiglio direttivo della Bce" analizza Dennis Shen, economist, director per il team Sovereign and Public Sector di Scope Ratings. Riavvolgendo il nastro a solo un anno fa le banche centrali e i mercati erano concordi nel ritenere che l'inflazione fosse temporanea. "Ma noi abbiamo ritenuto che una parte significativa dell'inflazione osservata fosse probabilmente strutturale, esacerbata a lungo termine da un orientamento dovish delle politiche monetarie e fiscali. Sono comunque sorpreso dalla rapidità e dalla significatività con cui l'inflazione è aumentata dal 2021" conclude Shen.