ll real estate si fa spazio nei PIR

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foto: Flaunter

L’estensione al settore immobiliare dei piani individuali di risparmio è sempre più vicina. La scorsa settimana la Commissione Bilancio del Senato ha respinto gli emendamenti presentati dal M5S e da Mdp che miravano a sopprimere l’art.11 della Legge di Bilancio. Un risultato che vale come riconoscimento al comparto immobiliare dotato di valenza produttiva per l’economia del Paese, e quindi la possibilità di accedere ai benefici fiscali offerti da questo strumento d’investimento. L’iter parlamentare continua ma, secondo gli esperti, ben presto l’idea potrebbe venire approvata. Si tratta di una opzione di assoluto rilievo sia per il settore real estate italiano che, dopo la profonda crisi stenta ancora a ritrovare un punto da cui ripartire, sia per i gestori dei PIR (che potrebbero trovare interessante l'investimento in fondi e partecipazioni immobiliari, ideali per un investimento di medio lungo termine), come spiega Francesco De Astis, responsabile Italian Equity di Eurizon Capital SGR. “L’ampliamento del perimetro dell’universo investibile a nuovi titoli/settori rappresenta di sicuro una buona notizia offrendo la possibilità ai money manager di scegliere tra un maggior numero di equity story. Non resta che attendere lo sviluppo degli eventi per capire l’impatto reale sul comparto, che nelle intenzioni del legislatore non è rivolto solo a premiare gli investitori persone fisiche che investono nelle Pmi italiane, ma anche a spingere un numero crescente di aziende a quotarsi”.

L’idea piace anche ad AcomeA SGR, anche se, come afferma il portfolio manager Giacomo Tilotta, “è necessario prima di tutto valutare bene e saper leggere questa modifica”. “L’opportunità di poter diversificare meglio i nostri portafogli è sempre positiva, tanto più se si parla di un settore come quello immobiliare che è rilevante per l’economia italiana”.

Il real estate si quota?

È pur vero che le società quotate sono pochissime e l’auspicio è ampliare il raggio d’azione. Dell’effetto rilancio infatti non godrebbero solo le società già quotate che hanno aderito al regime Siiq - al momento  solo quattro - ma questo afflusso di capitali potrebbe indurre altre realtà a scegliere Piazza Affari e arricchire perciò la gamma di veicoli a disposizione. Pochi giorni fa lo ribadiva lo stesso Raffaele Jerusalmi, AD di Borsa Italiana: l'estensione dei PIR alle società immobiliari "darà sicuramente interesse anche a questo settore", e potrebbe portare alla "quotazione di qualche nuovo strumento. Il real estate è un mercato in ripresa in generale, sicuramente lo è a Milano – aggiungeva a margine di un evento - e magari qualcuno ne approfitterà per costruire qualche portafoglio e qualche fondo per quotarlo".

D’altronde il settore, nonostante alcuni comparti soffrano ancora per la crisi passata, negli ultimi tempi comincia a risalire la china. Secondo gli ultimi dati, ad esempio, il volume degli investimenti nei primi 9 mesi del 2017 ha raggiunto i 6,5 miliardi di euro, e dunque in aumento del 20% rispetto allo stesso periodo del 2016. Risorse che meritano attenzione e adeguati strumenti di investimento. La prospettiva di estensione all’immobiliare ha già spinto le quotazioni dei titoli del settore nelle ultime settimane. Anche se, è bene ricordarlo, quello che conta sono soprattutto i fondamentali di bilancio: aziende sane attirano investimenti, quelle traballanti possono illudere solo a breve termine. Lo spiega lo stesso Tilotta: “valutiamo con attenzione ogni investimento: le società a sconto che oggi sono convenienti magari tra qualche mese, quando la legge sarà attiva, non lo saranno più. Insomma, sarebbe bene investire in base alle valutazioni e non ad una modifica di legge”.

Luci e ombre dei fondi immobiliari

Accanto alle società di investimento immobiliare quotate, i fondi immobiliari potrebbero diventare nuovi target d’investimento per i gestori di PIR. Ma non tutti alla stessa maniera: i fondi quotati potrebbero continuare un lento ed inesorabile declino. “Il settore immobiliare fa un quinto del Pil ma i fondi quotati sono pochissimi” dice Michele Guerrieri, responsabile commerciale di Zenit SGR. “D'altronde l’esperienza che negli anni scorsi gli investitori retail hanno fatto sui fondi immobiliari ha più ombre che luci. L’opportunità c’è ma staremo molto attenti a valutare l’evoluzione dell’offerta di fondi. Una buona dose di prudenza è necessaria, considerando che si tratta di un’opportunità e non di un obbligo”.

Qualche criticità la riscontra anche Giovanni Di Corato, amministratore delegato di Amundi RE Italia SGR, secondo cui quest’intervento legislativo non aiuterà ad avvicinare il risparmiatore retail al settore immobiliare. “La normativa si concentra sull’estensione alle Siiq o società che hanno come focus prevalente le attività immobiliari. Non è previsto un fondo immobiliare PIR compliant e questo è il tema fondamentale. In Italia abbiamo un’arretratezza storica rispetto agli altri mercati nell’avvicinare il retail all’investimento immobiliare. Lo sviluppo dei fondi immobiliari è stato guidato dai fondi riservati, quelli retail stanno diventando sempre più irrilevanti, contano meno del 10% delle masse. Un problema che è figlio di una norma che continua a non prevedere la struttura aperta per i fondi immobiliari che in altri ordinamenti, come quello francese o tedesco, esiste. Insomma da una parte non si rendono possibili i fondi immobiliari aperti, dall’altro non si interviene nei fondi chiusi o semichiusi con delle agevolazioni fiscali. Dal nostro punto di vista aspireremmo ad un’agevolazione fiscale per investitori finali retail simili ai PIR che passi attraverso un fondo investimento immobiliari”. Ma questa, al momento, sembra un’altra storia.