L'ultimo dato sull'inflazione USA e la speranza di una pausa nei rialzi della Fed

USA bandiera news
Luke Michael, foto concessa (Unsplash)

Gli ultimi dati sull'inflazione negli Stati Uniti alimentano le aspettative dei mercati di una Federal Reserve pronta a rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi. Esperti come Tiffany Wilding, economista nordamericana di PIMCO, avevano già segnalato la possibilità di un’inflazione al ribasso nel mese ottobre, ma l’ultimo rapporto è stato più morbido di quanto in molti prevedessero.

L'indice dei prezzi core negli USA ha guadagnato solo lo 0,3% mese su mese contro lo 0,5% del consenso. Anche i dettagli sono più favorevoli del previsto. Gli sconti anticipati rispetto al consueto periodo di shopping natalizio e il calo nella categoria delle auto usate hanno moderato l'indice principale; tuttavia, anche l'inflazione degli affitti ha avuto un attimo di respiro, necessario dopo i forti aumenti degli ultimi trimestri.

I dati principali

I dati sull'inflazione più deboli del previsto hanno interessato tutte le categorie. I prezzi dei beni core sono scesi dello 0,4% su base mensile, mentre l'inflazione dei servizi è rallentata allo 0,5% mese su mese rispetto allo 0,8% mese su mese del mese scorso. Inoltre, le sottocategorie dei beni di base, che dovrebbero essere più sensibili ai tassi di interesse (auto e mobili), hanno registrato un calo dei prezzi in ottobre.

Wilding evidenzia diversi elementi chiave sui cui focalizzarsi in questo rapporto sull'inflazione:

- I prezzi dei beni di base sono stati trascinati al ribasso dal taglio dei prezzi nelle concessionarie di auto usate, dopo che in precedenza i prezzi al dettaglio avevano tenuto nonostante il calo registrato nelle aste di auto usate all'ingrosso. “L'aumento delle scorte e la mancanza di acquisti da parte delle società di noleggio hanno contribuito al calo dei prezzi di vendita; tuttavia, è stato solo in ottobre che i concessionari hanno trasferito in modo più completo il calo dei prezzi sui consumatori”, spiega.

- Nel frattempo, l’anticipazione degli sconti per lo shopping natalizio da parte di Amazon e di altri retailer hanno contribuito a una flessione generale nei prezzi dei beni al dettaglio e a cali notevoli nelle categorie dei beni per la casa - e dei mobili, sensibili ai tassi d'interesse - e degli articoli di maggior richiamo.

- I prezzi delle assicurazioni sanitarie sono scesi e questo nuovo andamento contribuirà a un'inflazione più moderata della sanità nel corso del prossimo anno. L'IPC ha beneficiato della solidità dei margini delle assicurazioni sanitarie dovuta alla scarsità di interventi nel 2020 durante la pandemia, ma tale fenomeno si ridurrà a partire da questo rapporto.

L'inizio del raffreddamento?

Per Matt Peron, head of Analytics di Janus Henderson Investors, l'ultimo IPC statunitense è, a prima vista, un sollievo. "Nel senso che non sta peggiorando e potrebbe essere l'inizio di una tendenza al raffreddamento in alcune delle componenti più difficili dei servizi", spiega. Sebbene sia ancora presto, Peron ritiene che, nel complesso, si tratti di uno sviluppo positivo. A suo avviso, la notizia sarà accolta con favore dai mercati,

da cui potrebbero estrapolare una tendenza al ribasso del caro vita e prezzare un rallentamento dei rialzi dei tassi e, forse, un tasso finale più basso.

Anche Carlo Putti, direttore investimenti del Public Debt team di M&G Investments, è concorde nel dare una lettura positiva l’ultimo rapporto: “Rafforza l'idea che l'inflazione abbia raggiunto il suo picco e stia scendendo”, spiega. Tuttavia secondo l’esperto non vi è ancora alcuna prova che si tornerà presto all'obiettivo del 2 per cento. “L'inflazione si è spostata da quella di base ai servizi, che è molto appiccicosa ed è trainata principalmente dai salari. Prima di poter stare più tranquilli con l'inflazione sono necessarie ulteriori prove che l'inflazione salariale si stia raffreddando sul serio. Finora il mercato del lavoro è ancora rigido e i salari sono alti. Gli stipendi saranno l’elemento chiave da tenere d'occhio in futuro”, osserva.

Il percorso della politica monetaria

Secondo Silvia Dall'Angelo, economista senior di Federated Hermes Limited, non bisogna dar troppa importanza ai dati relativi a un solo mese perché, a suo avviso, non influiscono sul percorso di base della politica monetaria dei prossimi mesi.  

In altre parole, non si è in vicini a un taglio dei tassi. E nemmeno una pausa nei rialzi dei tassi. "Al contrario, rafforza l'ipotesi di una modesta riduzione del ritmo di inasprimento allo 0,5% a dicembre", sostiene.

"L'inflazione rimane scomodamente alta e il mercato del lavoro rimane rigido, il che implica che la lotta per ripristinare la stabilità dei prezzi è tutt'altro che conclusa", sostiene Dall'Angelo. I dati continueranno a definire non solo il ritmo della stretta, ma anche il punto di arrivo dell'attuale ciclo di rialzi. Un tasso terminale di circa il 5% l'anno prossimo sembra appropriato, ma la situazione può cambiare rapidamente, con rischi che permangono da entrambe le parti.