In Europa solo il 31% dei gestori attivi ha sovraperformato il benchmark nel terzo trimestre

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Il terzo trimestre dell'anno è stato alquanto complicato per la gestione attiva. Solo un terzo dei gestori ha sovraperformato il benchmark, il 24% in meno rispetto al secondo trimestre. A rivelarlo è un recente studio realizzato da Lyxor AM su circa 13.000 fondi domiciliati in Europa, appartenenti alle categorie azionaria ed obbligazionaria e con un patrimonio gestito totale di 2.000 miliardi di euro. Il primo risultato evidenziato dalla ricerca è che i fondi attivi ottengono performance migliori rispetto al benchmark nei mercati meno efficienti. Nel 2016 il maggior numero di fondi che ha fatto meglio del proprio indice apparteneva alle categorie France smid cap, Europe small cap e euro corporante bond con una media del 54% di fondi attivi che hanno sovraperformato il benckmark rispetto al 28%  delle 15 aree in esame.

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Entrando più in dettaglio e con riferimento al terzo trimestre di quest'anno, per spiegare perché solamente il 35% dei gestori azionari attivi abbia sovraperformato, Lyxor suggerisce che la stabilità macroeconomica e la ridotta volatilità abbiano limitato le opportunità per generare alfa. Un dato in netto contrasto con quello del secondo trimestre, quando la percentuale di gestori azionari attivi in grado di generare una sovraperformance rispetto al proprio benchmark aveva raggiunto il 63%.

Per i gestori azionari attivi, la stabilità macroeconomica, la scarsità di nuovi catalizzatori e la bassa volatilità hanno reso difficile la generazione di alfa nel corso del terzo trimestre. La sovraperformance di ogni fattore di rischio rispetto ai benchmark è stata molto limitata al di fuori dell'Europa, dove i fattori value e momentum hanno conseguito buone performance. In Giappone, negli Stati Uniti, nei mercati emergenti e in Europa, la maggior parte dei gestori attivi, nel corso del periodo preso in esame, ha rafforzato o mantenuto le proprie esposizioni ai segmenti difensivi (fattori low beta e quality).

I gestori di fondi azionari britannici hanno registrato le performance più deludenti: questi sono stati penalizzati dalla loro preferenza per le società maggiormente orientate al mercato interno, che nel terzo trimestre hanno sottoperformato. I fondi azionari europei large e mid cap sono andati meglio, con una sovraperformance per il 53% dei gestori, percentuale decisamente superiore alla media di lungo periodo. Ciò riflette la scelta vincente dei gestori attivi che in questi segmenti sono passati ai titoli ciclici, al fine di beneficiare della ripresa in Europa. Tali gestori hanno sfruttato il momentum dei titoli ad alto beta, in un contesto in cui il fattore value ha continuato a sovraperformare.

In generale, i gestori obbligazionari hanno avuto un terzo trimestre impegnativo. In un contesto di tassi stabili, solamente il 26% dei gestori specializzati in Titoli di Stato in euro e il 9% di quelli che investono in debito high yield hanno sovraperformato. La contrazione degli spread creditizi ha penalizzato i gestori high yield che detengono posizioni più difensive. Solamente il 22% dei gestori specializzati in obbligazioni corporate ha sovraperformato il benchmark nel periodo di riferimento.

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"I nostri risultati sottolineano l'importanza della selezione dei fondi nell'ambito della costruzione del portafoglio. Ad esempio, nel terzo trimestre, per quanto riguarda il credito Investment Grade in euro, i Titoli di Stato europei e le azioni statunitensi, tenuto conto del numero limitato di gestori attivi che hanno battuto i rispettivi benchmark in tali aree, sarebbe stato più sensato optare per una gestione passiva. Al contrario, per l'azionario europeo, dove più della metà dei gestori attivi ha sovraperformato il proprio benchmark, puntare sui migliori gestori attivi sarebbe stato positivo", spiega Marlene Hassine Konqui, head of ETF Research di Lyxor.

I flussi stanno andando nel posto giusto?

Nel complesso, i flussi verso i fondi attivi domiciliati in Europa sono diminuiti del 4% nel terzo trimestre scendendo a 84 miliardi di euro. Ciò è dovuto principalmente dalla riduzione dei flussi di fondi attivi obbligazionari che diminuiscono del 16% e si attestano a  quota 63 miliardi, in coerenza con i risultati molto scarsi osservati in questa asset class. Per quanto riguarda l'universo azionario, nonostante i risultati in calo, i flussi continuano ad aumentare, passando dai 13 miliardi del secondo trimestre ai 21 miliardi nel terzo trimestre. Tuttavia, da inizio anno, i flussi degli ETF azionari sono ancora superiori a quelli dei fondi azionari attivi, rispettivamente 46 miliardi contro 39 miliardi di euro.

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