Mach (IMPact SIM): “Fare impresa a impatto positivo ‘sistematico’”

Stefano Mach, foto concessa (IMPact SIM)

Un’esperienza consolidata nel settore del risparmio gestito e l’obiettivo di intercettare le tendenze legate non soltanto alla sostenibilità, ma anche all’impatto sociale “tangibile” degli investimenti. Dal 2018, anno del disco verde di Consob per la creazione della SIM, a oggi, i fondatori di IMPact SIM hanno lavorato alla definizione di un “nuovo modello di fare impresa nel mondo del risparmio gestito italiano” che, nella definizione del Ceo, Stefano Mach “si caratterizzi sia per essere alla frontiera della finanza sostenibile sia per un modello di business a forte vocazione sociale”. In questi tre anni, la società fondata da Mach, Fausto Artoni e Gherardo Spinola, tutti ex Azimut (società per cui hanno mantenuto deleghe di gestione per un totale di 2,9 miliardi di euro) ha portato avanti la convinzione che “il fare impresa oggi non possa limitarsi alla generazione di profitti, ma debba anche contribuire, in modo altrettanto sistematico, a generare un impatto positivo per la società”. Da qui la decisione di inserire un vincolo statutario per cui almeno il 50% degli utili generati siano destinati a iniziative di carattere sociale. A questo si allinea la scelta di ottenere la certificazione della Conferenza episcopale italiana (CEI), “elemento coerente con il posizionamento di IMPact su prodotti di finanza sostenibile – sottolinea Mach – e pensata per offrire soluzioni d’investimento in linea con i bisogni degli investitori cattolici”.

LA CERTIFICAZIONE CEI

Appunto la scelta di aderire a un modello di sostenibilità che sposi anche una serie di parametri etici ha caratterizzato, fin da aprile 2020, alcune delle scelte di IMPact SIM, che a oggi gestisce masse per 3,5 miliardi di euro. “L’approvazione delle linee guida per gli investimenti sostenibili ed etici da parte delle Conferenza Episcopale Italiana nel 2020 è stato un passaggio fondamentale per gli investitori cattolici”, afferma il Ceo che riporta come questo framework miri a far convergere le risorse degli investimenti religiosi verso aziende che mettano l’accento su criteri ecologici e di equità sociale. “Nella pratica, si intende investire, per esempio in quelle aziende che si dimostrano capaci di favorire una migliore conciliazione tra lavoro e famiglia, quindi, che fanno scelte a sostegno del lavoro femminile, della maternità, anche attraverso interventi di welfare aziendale, come la disponibilità di alloggi o di asili e, al contempo, sono molto attente alle politiche di parità salariale”.  Una selezione attiva, insomma, ma che parte anche dal ‘filtro’ di una serie di criteri di esclusione. A questo proposito Mach indica appunto “lo screening negativo rispetto a specifiche attività considerate controverse dai principi cattolici, come la produzione e vendita di armi; o eccessivamente dannose dal punto di vista ecologico, come la produzione di combustibili fossili o la generazione di elettricità attraverso il carbone”. La certificazione di conformità a queste linee guida è affidata a un soggetto terzo: Nummus SpA, società di consulenza finanziaria specializzata nella supervisione degli asset della CEI.

Sono due i fondi gestiti da IMPact ad aver ottenuto il ‘marchio CEI’: il WIS Corporate Hybrid Bond e il WIS Diversified Bond. “Inoltre, si aggiunge ai prodotti già certificati anche il nuovo comparto di 8a+ Sicav, un bilanciato globale a gestione attiva che prevede esclusivamente la possibilità di effettuare investimenti sostenibili conformi ai valori fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa cattolica”. A oggi le masse in gestione certificate ammontano a circa 75 milioni di euro, mentre, quelle che in totale rispettano le linee guida per gli investimenti sostenibili ed etici promosse dalla CEI sono circa 100 milioni.

LA SPINTA DI SFDR

L’impronta sostenibile della società si allinea anche alle evoluzioni in sede europea. “Crediamo che la SFDR e la Tassonomia UE possano essere due elementi di svolta per la finanza italiana ed europea”, afferma Mach interrogato sul punto. “Ci aspettiamo che il principale contributo di questa strategia normativa, che mira a rendere la finanza sostenibile il paradigma di riferimento dei mercati finanziari europei, possa essere proprio quello di accelerare i flussi di capitali verso il finanziamento della transizione a un’economia climaticamente neutra entro il 2050 e socialmente equa”. La definizione dei prodotti in seno alla nuova Sustainable Finance Disclosure Regulation sarà, dunque, determinante per il nuovo corso. “In particolare – sottolinea Mach –, riteniamo che la distinzione introdotta dalla SFDR tra prodotti ESG (articolo 8), che promuovono caratteristiche sociali e ambientali, e prodotti di finanza d’impatto quotata (articolo 9), che perseguono attivamente un obiettivo specifico di sostenibilità, possa contribuire a fare chiarezza sui diversi approcci possibili nell’ambito della finanza sostenibile”. La società ha deciso di posizionarsi strategicamente sulla finanza d’impatto quotata, ossia sulla gestione di prodotti articolo 9: “Vediamo un grande interesse da parte della clientela per questo tipo di strategie in Italia. La nostra attività di innovazione di prodotto – conclude il Ceo – è principalmente incentrata sulla creazione di prodotti d’investimento di listed impact investing che possano rispondere efficacemente alle esigenze degli investitori istituzionali italiani”.