Unali (Kairos): "I big data sono un ottimo complemento della gestione attiva"

Bigdata
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In un contesto di mercato in cui le società di gestione si vedono costrette a competere sempre più per adeguare le proprie commissioni e giustificarle (soprattutto nel caso di gestori attivi) con le performance, qualsiasi strumento che consenta di generare alpha extra è utile. È questa tendenza che spiega come sempre più asset manager stiano incorporando tecniche di big data (elaborazione di grandi volumi di dati per estrarre informazioni rilevanti) nei loro modelli di analisi, con la speranza di isolare le informazioni che apportino un vantaggio competitivo nel  momento di investire.

 “Quello dei big data è un trend relativamente recente ma in grande crescita”, spiega Mario Unali, senior analyst di Kairos Partners. “Recente perché negli ultimi due anni sono stati creati il 90% dei dati presenti nella storia dell’umanità. Questa mole di dati e di operazioni può essere processata per prendere decisioni di investimento da parte degli operatori e degli allocatori”. Un dato interessante è che nel 2017 per la prima volta più della metà degli investitori ha allocato strategie sistematiche. Il 54% degli allocatori ha investito in strategie quantitative contro il 48% del 2016 ed appena il 34% del 2015.

Gli investimenti alternativi come possono cavalcare questa moda di mercato? Secondo Unali in due modi: il primo diminuendo l’emotività delle decisioni di investimento che vengono prese dagli operatori, quindi dagli uomini. “C’è molta psicologia nel trading, ovvero nel comprare e nel vendere al momento giusto. E quindi questo è qualcosa che le macchine in alcuni contesti di mercato possono fare meglio degli uomini”. Il secondo modo è quello di creare una complementarietà con le strategie di investimento discrezionali in particolare in momenti di elevata volatilità sui mercati. "Un qualcosa che negli ultimi anni non abbiamo ancora visto, basti pensare che la volatilità nel mezzo della crisi del 2008 era arrivata sopra gli ottanta punti mentre all’inizio di quest’anno è scesa quasi al ridosso dei nove punti, un crollo drastico della variabilità dei mercati e quindi della volatilità. Ma da qui in avanti, in particolare nella seconda metà di quest’anno o nel prossimo anno potremmo vedere un ritorno della volatilità, quindi buone performance da parte delle strategie quantitative. Queste sono in linea di massima un ottimo complemento della gestione attiva del portafoglio, quindi aumentano la profittabilità delle strategie di investimento riducendone la volatilità", conclude l'analista.