L’AD di Anima, raggiunto da FundsPeople, indica come negli anni, la società si sia allargata “sia nel numero di reti servite sia nelle tipologie di business”.
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Un anno complesso per l’industria del risparmio gestito, ma che “si è chiuso positivamente da un punto di vista economico finanziario". Alessandro Melzi d’Eril, amministratore delegato di Anima Holding raggiunto da FundsPeople presso la sede della società milanese, tira le somme del 2023 inquadrando l’attività all’interno del più ampio contesto del settore, e delle importanti operazioni che hanno visto protagonista la holding nei 12 mesi, in particolare con il perfezionamento dell’acquisizione di Castello SGR (avvenuto a luglio scorso) e l’annuncio dell’accordo vincolante per l’acquisizione di Kairos Partners a metà novembre. Sul fronte economico finanziario c’è di che essere soddisfatti.
Il bilancio del 2023 vede un utile netto a quota 149,3 milioni di euro, in crescita del 24% sul 2022 (e del 22% con l’esclusione di Castello). La raccolta, come anticipato, si è invece allineata alla riduzione dei flussi che ha interessato tutta l’industria del gestito, e conferma la pesante eredità del 2022. In questo scenario, anche Anima ha visto un calo (per quattro miliardi) “legato principalmente a deleghe di gestione per un mandato di Ramo I”. L’AD parla di “effetto trascinamento” di un anno “estremamente complicato sul fronte delle performance per tutte le asset class”. Nel 2024, tuttavia, i primi segnali vanno in direzione di un rimbalzo legato anche alle attese sul taglio dei tassi da parte delle banche centrali. Il riferimento va alle reti che “vedono un ritorno sul gestito, con una dinamica positiva nei primi due mesi”. Nell’osservazione della clientela Melzi d’Eril richiama l’andamento dell’equity e il parallelo sentiment dei risparmiatori che, in diversi segmenti, “è tornato ai livelli del 2021”: questo spinge gli operatori a mantenere un livello di attenzione più elevato a fronte di eventuali “turbolenze” nell’asset class.
Focus sul retail
Il focus molto forte sul retail non è casuale. “Anima nasce come operatore industrializzato per servire le reti bancarie” spiega il CEO indicando come negli anni, la società si sia allargata “sia nel numero di reti servite sia nelle tipologie di business, con i relativi segmenti di clientela e con prodotti e servizi su tutte le principali asset class”. Da qui, appunto, le recenti acquisizioni. “Per ampliarci al mondo degli illiquidi già nel 2020 è stata creata Anima Alternative. Le operazioni avviate con Castello e con Kairos ci consentono poi di coprire anche un segmento di mercato dove siamo storicamente meno presenti: quello degli HNWI, dei family office e dei fund user”. Con Kairos, nello specifico, “allarghiamo ulteriormente le nostre capability sia nel mondo del liquido sia dell'illiquido, e portiamo anche in casa una rete di private banking con 23 professionisti e circa 2 miliardi di AuM, che ci aiuta a comprendere meglio le dinamiche e a rinforzare il nostro brand su questo segmento”.
Nel futuro, l’AD vede una prosecuzione del percorso avviato nel 2015 oltre i confini italiani (“a oggi contiamo circa 700 milioni di euro di asset investiti da clienti esteri nei nostri fondi, quota che si allarga ulteriormente con Castello”), e non esclude ulteriori acquisizioni, “se trovassimo opportunità interessanti sul mercato, per crescere ulteriormente facendo scala su quello che già abbiamo oppure aggiungendo delle competenze che oggi mancano”. D’altronde, “Anima nasce per acquisizioni”, rimarca, ricordando come dal nucleo centrale della società avviato negli anni ’80, la stessa holding derivi da una fusione di rilievo: quella tra Anima e Prima SGR a fine 2010.
I temi del futuro
In questa intensa attività di perfezionamento del business, i temi che l’AD intende privilegiare per il futuro vanno in direzione del mondo alternative (“stiamo per lanciare il nostro terzo fondo di private debt rivolto al finanziamento, anche con capitale ibrido, delle PMI”) e delle infrastrutture (“da ultimo la recente acquisizione di un grande e prestigioso complesso ricettivo a Poltu Quatu, nel comune di Arzachena, con Castello”). A questo si somma “tutto il nostro business nel mondo del liquido, dove nel 2023 abbiamo proposto prevalentemente soluzioni obbligazionarie”. Si conferma poi la presenza nella previdenza complementare, “dove operiamo in due grandi aree, da un lato su mandato per i fondi pensione negoziali e casse di previdenza; dall’altro direttamente con la clientela retail con il nostro fondo aperto Arti & Mestieri che ha più di 1 miliardo e 300 milioni di asset”.
La vera sfida, conclude Melzi d’Eril, è legata all’ampiezza delle attività descritte e, dal punto di vista manageriale, “all’integrazione di realtà con un DNA diverso dal nostro. Riteniamo di aver fatto molto bene in questo ambito in passato, e questo è un’ottima base di partenza per il futuro”.
Tratto dalla rivista FundsPeople di aprile n. 83