Secondo Marco Mazzetti, responsabile portafogli Fixed Income di Optima Sim tre fattori condizioneranno i mercati, non solo emergenti: inflazione, crescita economica e riapertura della Cina. “Noi abbiamo una visione diversa rispetto al consensus, poiché riteniamo che le Fed alzerà i tassi più di quanto si aspetta il mercato, forse fino al 5.5% e che nel 2023 non ci sarà l’atteso momento pivot. Pertanto, ci attendiamo una prima metà dell’anno con l’inflazione in discesa ma con elevati timori di recessione, che però si ridurranno nella seconda metà dell’anno. Riteniamo che anche le aperture cinesi saranno più lente del previsto. Questi fattori influenzeranno aree geografiche e settori in modo non uniforme”. Il manager osserva come l’Asia, seppur più sviluppata e con gli spread e i rendimenti più bassi, dovrebbe essere maggiormente influenzata dalla riapertura della Cina, considerando i numerosi paesi satellite che dipendono dalla ripresa economica cinese. “Prevediamo effetti positivi anche dalla ripresa del turismo cinese, di cui beneficeranno in particolare Malesia, Indonesia, Tailandia e Singapore. Per quanto riguarda il mercato del real estate cinese, le riaperture e le iniziative politiche dovrebbero portare a una stabilizzazione in un comparto che recentemente ha sofferto molto ma che offre rendimenti interessanti. Un rallentamento generalizzato della crescita economica, invece, potrebbe avere ricadute sui Paesi esportatori, soprattutto in ambito IT, come Corea del Sud, Taiwan, Vietnam. Ci piace l’India” prosegue Mazzetti, “il Paese che oggi offre i maggiori stimoli alla crescita economica, anche grazie agli incentivi governativi, e che sta attirando investimenti esteri elevati. I bond governativi indiani, inoltre, potrebbero presto essere inseriti all’interno degli indici emergenti. Analogamente i bond della Corea del Sud potrebbero essere inseriti negli indici dei paesi sviluppati. Anche l’Indonesia è un Paese interessante, tra i più grandi produttori di batterie elettriche”. L’EMEA è l’area in cui adottare maggiore prudenza. “Le ripercussioni della guerra potrebbero durare ancora a lungo, ma anche qui ci sono storie interessanti. I paesi del Golfo, ad esempio, hanno avuto grandi flussi in ingresso per l’aumento del prezzo del petrolio, flussi che hanno portato a investimenti specialmente in Turchia e in Egitto. Per il fenomeno del friend shoring, innescato dalla guerra in Ucraina, ci aspettiamo che Polonia e Repubblica Ceca attirino più capitali occidentali rispetto, ad esempio, all’Ungheria, meno allineata. La Turchia ha aumentato i rapporti commerciali con la Russia, apprestandosi a diventare un hub per le operazioni non più svolte da molti paesi occidentali”. Secondo Mazzetti, i Paesi dell’America Latina, contrariamente a quanto storicamente avvenuto, non hanno risentito in maniera elevata dell’aumento dei tassi USA e del rafforzamento del dollaro, “perché sono stati anticipatori nelle politiche monetarie restrittive e perché sono grandi esportatori di materie prime. Il problema potrebbe sorgere perché i mercati si aspettano, in maniera che riteniamo troppo ottimistica, che questi Paesi possano tagliare i tassi nel corso del 2023 per contrastare il rallentamento economico. Ma se gli Stati Uniti non inizieranno per primi sarà difficile che questi Paesi procedano di loro iniziativa e, nel caso, agirebbero probabilmente con minore intensità, portando a un allargamento degli spread dai livelli attuali. Rimaniamo quindi cauti. Le società latinoamericane, viceversa, ci piacciono, in quanto hanno spesso metriche interessanti. Noi investiamo raramente direttamente sui bond di società emergenti, preferendo farlo tramite strumenti di risparmio gestito, anche se l’industria scarseggia di prodotti specifici su paesi o aree geografiche”. Mazzetti non si aspetta grandi avvenimenti politici quest’anno. “A breve ci saranno le elezioni in Nigeria che potrebbero portare un po’ di turbolenza. Al contrario, le elezioni in Argentina e in Turchia, poiché sembrano abbastanza segnate, potrebbero anche essere positive per i mercati. Per quanto riguarda l’high yield, siamo positivi sui cosiddetti paesi di frontiera, su cui investiamo attraverso prodotti di risparmio gestito, dati i tassi interessanti raggiunti per via dei forti allargamenti degli spread. Il Ghana sembra il Paese a maggior rischio ristrutturazione e anche il Pakistan potrebbe avere qualche problema ma, se la situazione geopolitica restasse stabile, i rendimenti dovrebbero essere interessanti nel 2023”.
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