Alcuni ‘pesi massimi’ del comparto come Sudafrica e Messico andranno al voto nei prossimi mesi, mentre in India le elezioni sono attualmente in corso. Focus su gestione delle politiche macro e fiscali per individuare i Paesi su cui puntare.
Per accedere a questo contenuto
Dopo il calo di gennaio, in gran parte guidato dalla Cina, nel corso del primo trimestre i mercati azionari dei emergenti si sono stabilizzati per chiudere a fine marzo in territorio positivo. La principale fonte di volatilità all’interno dell’asset class è attualmente la Cina. I mercati tecnologici, come la Corea e Taiwan, hanno registrato ottimi rendimenti, sostenuti dal continuo entusiasmo verso l’intelligenza artificiale. Volgendo lo sguardo all’America Latina, i mercati hanno ceduto parte dell’entusiasmo visto a fine 2023, sulla scia dell’annuncio del cambio di strategia da parte della Fed verso un taglio dei tassi, con il Brasile in calo del 4-5% da inizio anno in dollari Usa. Il Medio Oriente e l’Africa hanno registrato rendimenti positivi con Arabia Saudita (circa 4%) e Turchia (circa 25%), compensati dalla continua debolezza del Sudafrica (circa 7%) (dati ad aprile 2024).
L’incognita Cina
La Cina da tempo attraversa una fase complessa per la crisi del settore immobiliare e le incognite sulla crescita per il passaggio da un modello economico centrato sul manifatturiero e le esportazioni a uno in cui hanno un peso maggior peso i consumi interni. Ma nonostante l’incertezza, M&G Investments continua a ritenere che la Cina sia in grado di offrire rendimenti migliori grazie a una vigorosa attività di corporate governance che sostiene gli indici di payout e i riacquisti. Inoltre gli esperti della casa di gestione si aspettano “una certa stabilizzazione delle preoccupazioni macroeconomiche nei confronti della Cina nel corso dell’anno, grazie a maggiori sforzi nelle politiche”, dice Michael Bourke, head of Emerging Market Equities della casa di gestione. Meno ottimistica è la view sul gigante asiatico di Janus Henderson. Inoltre, la casa di gestione mette anche in risalto i possibili impatti negativi che un rallentamento della Cina potrebbe avere sull’intero comparto dei mercati emergenti, per le sue dimensioni all'interno del benchmark. “I molti aspetti positivi della Cina sono sempre più negati da un deterioramento della posizione fiscale, che si scontra con un notevole eccesso di debito, un indebolimento del potenziale di produttività e preoccupanti sfide di governance, che privilegiano il servizio nazionale rispetto alla massimizzazione del valore per gli azionisti”, dice il portfolio manager Daniel J. Graña.
L’importanza dei conti pubblici
Nell’analizzare i fattori che determinano il successo o meno di questi Paesi, Daniel J. Graña assegna un ruolo chiave alla stabilità macroeconomica e alla gestione fiscale, che possono minare le prospettive di crescita di un Paese. “Taiwan, Arabia Saudita, Vietnam, Turchia e Indonesia hanno raggiunto il giusto equilibrio. In questi Paesi il debito pubblico è a livelli ragionevoli e il peso delle entrate pubbliche non è eccessivo”, dice il gestore. “Cina, Brasile e Sudafrica, invece, si trovano in acque agitate. Se si includono gli obblighi delle amministrazioni locali e le voci fuori bilancio, la posizione della Cina è probabilmente ancora più preoccupante di quanto non appaia inizialmente. Il Brasile merita grande attenzione, poiché il quadro fiscale del paese potrebbe diluirsi sotto la guida del presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Ad aggravare la situazione è la già elevata pressione fiscale del Paese”, dice il portfolio manager di Janus Henderson.
Un'altra caratteristica di una gestione ‘macro’ responsabile è il contenimento delle pressioni inflazionistiche attraverso politiche monetarie adeguate. “L'Argentina e la Turchia falliscono su questo parametro. Al contrario, l'Asia settentrionale ha una credibilità duramente guadagnata nella lotta all'inflazione. Messico, Filippine e Indonesia sono rispettabili anche in questa categoria”, continua l’esperto.
Un anno di elezioni
L’instabilità del contesto politico conduce regolarmente alla volatilità degli asset emergenti. Tuttavia la volatilità non sempre riflette il rischio di ribasso. “La verità è che le elezioni e i rischi geopolitici sono molto difficili da prezzare”, ammette Michael Bourke. “Si è parlato molto del ‘mondo alle elezioni’ nel 2024, ma vorremmo anche sottolineare le elezioni appena avvenute. Tra gli esempi recenti ricordiamo Taiwan, Indonesia, Turchia e Argentina”, analizza Bourke. “A gennaio abbiamo assistito al ritorno del partito pro-democrazia a Taiwan, un risultato che ha alimentato le tensioni nella regione ma che i mercati globali forse si attendevano. Nei nostri portafogli abbiamo sottopesato Taiwan a causa dei timori legati alle valutazioni, dovuti al grande clamore globale sul tema AI, piuttosto che ai premi per il rischio geopolitico. In Indonesia, il presidente eletto Prabowo Subianto rappresenta un continuum dello status quo, anche se con un orientamento politico potenzialmente diverso; dal punto di vista politico, potrebbe essere visto come più favorevole alla Cina rispetto al suo predecessore, Joko Widodo”, dice l’esperto di M&G Investments.
In Turchia, “il potere di Erdogan sembra essere in declino, dato che ha affermato che questo sarà il suo ultimo mandato e che il partito AKP ha perso ulteriore terreno alle elezioni locali, con Ankara e Istanbul ora amministrate dal partito di opposizione CHP”, continua Bourke. L’Argentina è anomala rispetto ad altri Paesi. “Anni di malessere economico e di scarsa considerazione da parte degli investitori internazionali hanno ricevuto un vero e proprio colpo di grazia fiscale da parte del populista di destra Javier Milei”, dice il professionista della casa di gestione. “Il Paese ha enormi problemi economici da risolvere ma le politiche radicali del nuovo governo hanno certamente riportato le aziende argentine nel radar”, dice Bourke.
Le elezioni in Sudafrica, Messico e India, pesi massimi delle economie emergenti, sono ancora a venire. “Abbiamo posizioni di moderato sovrappeso sia in Sudafrica che in Messico e resteremo vigili in vista di entrambi questi appuntamenti politici. Non ci aspettiamo fuochi d’artificio né dal Messico né dall’India. In India, il Primo Ministro Modi sembra sicuro di vincere la rielezione per un terzo mandato, tanto che il Ministro delle Finanze Nirmala Sitharaman ha già annunciato un consolidamento fiscale, puntando a un deficit inferiore al 4% entro la fine dell’anno fiscale 2026”; analizza.
Elezioni Usa
Le elezioni americane di novembre hanno ovviamente un’enorme importanza per tutto il mondo. Nel frattempo, le principali questioni geopolitiche (Russia-Ucraina, Medio Oriente e Cina-Taiwan) rimangono irrisolte e le elezioni statunitensi non contribuiscono ad alleviare l’incertezza su questi fronti. “Come detto, però, la verità è che le elezioni e i rischi geopolitici sono molto difficili da valutare”, ricorda Bourke. “Per questo motivo, piuttosto che concentrarci sugli eventi in sé e per sé, passiamo il nostro tempo ad analizzare diligentemente le società da una prospettiva bottom-up e cerchiamo di trarre vantaggio da qualsiasi dislocazione nelle valutazioni di mercato”, conclude.