Mercati volatili, il giusto mix di diversificazione

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“Una parte cash, che serve per la liquidità immediata; una parte destinata agli investimenti nei mercati finanziari, distinta tra azionario, commodities e qualche strumento altamente speculativo, come il Forex; un'ulteriore porzione per gli investimenti in aziende; e infine l'ultima fetta rivolta agli investimenti in immobili, in zone in cui esiste un potenziale concreto di crescita”.  A parlare è Alfio Bardolla, financial coach, imprenditore e fondatore della Alfio Bardolla Training Group, scuola di formazione finanziaria personale indipendente, che illustra a Funds People le quattro aree che dovrebbero caratterizzare il portafoglio ideale di ogni investitore. 

Portafoglio ideale
Il portafoglio di Alfio Bardolla “è composto da un 30% di azionario, un 30% di bond, creati con opzioni a cash flow costante; un ulteriore 30% è invece investito in opzioni speculative su commodities e, infine, l'ultimo 10% ha per oggetto una diversificazione valutaria”, che aggiunge che tiene anche un capitale separato da investire su prodotti altamente speculativi, come i REIT a leva. A livello globale, nel panorama attuale dei mercati sembrerebbero esserci aree che presentano maggiore vulnerabilità di altre, come Cina ed emergenti, e aree dove le opportunità sembrano dominare. Ma cosa fare tra USA ed Europa? “Se pensiamo in maniera speculativa, la Cina è una grande opportunità perché molto prevedibile e con forti variazioni all'orizzonte (positive o negative che siano, saranno sempre ottime possibilità per posizionarsi)”, dichiara Bardolla, che è convinto che l’Europa sia da valutare attentamente sia dal punto di vista del mercato azionario sia dal punto di vista macroeconomico, anche se gli Usa rimangono il traino e continueranno a produrre ottimi profitti. In ogni caso, tra equity e bond, il fondatore della Alfio Bardolla Training Group consiglia senza dubbio il mercato azionario. “Il mercato obbligazionario ha comunque alti rischi e nessun ritorno interessante”, spiega l'esperto.

Nel breve periodo
Le incertezze del prezzo del petrolio e il timore di aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve  possono però influire, soprattutto, nel breve periodo. “Personalmente, preferisco aspettare che il prezzo del petrolio scenda ancora prima di entrare al rialzo. Il target price di 20 dollari sembra un'utopia, ma il mercato ci ha insegnato che nessun prezzo è irraggiungibile e, più basso compriamo, meglio è”, dichiara Bardolla, che dice che, nel frattempo, qualsiasi segnale di tendenza ribassista può essere cavalcata senza molte preoccupazioni. In questa fase di mercati, non è facile per un investitore fronteggiare l'attuale contesto caratterizzato da irrazionalità e alta volatilità.  Quali strumenti e strategie si dovrebbe  di quindi utilizzare? “A livello operativo, consiglio sicuramente l’uso delle opzioni, che  permettono di gestire il rischio e di avere una minore esposizione”, risponde Bardolla, che però precisa, subito dopo, che in parallelo è importante ricordarsi della diversificazione valutaria. “La maggior parte degli investitori italiani ignorano il rischio di avere il proprio portafoglio composto esclusivamente da euro. Seguendo le evoluzioni attraverso il Forex, sarebbe consigliabile avere per esempio un 50% di portafoglio in euro e considerare di diversificare il resto in altre valute, tra cui il dollaro americano”, prosegue l'esperto.

Il suggerimento, infatti, è “di operare una diversificazione 'intelligente', diversa dalla diversificazione tra prodotti finanziari che viene proposta invece in banca”, commenta Bardolla. Concentrare, infatti, il proprio patrimonio su un unico strumento finanziario oppure su un unico mercato è troppo rischioso perché, in caso di inversione dei mercati o di crollo di quel particolare strumento finanziario acquistato, l'investitore si ritroverebbe a fronteggiare una grossa perdita. Ecco quindi l'importanza della diversificazione, che abbassa il rischio perdita distribuendolo su più strumenti finanziari e più mercati. E questo va fatto a prescindere dall'entità del portafoglio.

Importanza della formazione
Se un investitore non è propriamente esperto, il fai-da-te potrebbe essere pericoloso. Districarsi nella giungla di prodotti presenti sul mercato (tra quelli a gestione attiva e passiva) non è sicuramente facile, così come non lo è, in  mercati sempre più sofisticati,  prendere decisioni immediate quando le piazze  finanziarie si girano. In questo caso “c’è una sola risposta valida: investire in formazione e imparare da professionisti, ovvero da persone che hanno ottenuto risultati dimostrabili”, risponde Bardolla. Che poi aggiunge: “C’è molta confusione su chi sia il professionista da seguire e, certamente, non è l’impiegato di banca allo sportello”. Così come c'è molta confusione anche sul comportamento e sulla definizione di trader.  “La maggioranza di chi investe sui mercati finanziari, prende le decisioni come se fosse al casinò. Ma il trading non è un gioco, dev'essere considerato come un’azienda, che ha un proprio conto economico e il dettaglio dei profitti e delle perdite. I trader possono perdere, è normale, quello che è importante è avere, alla fine, un ritorno positivo sulla propria attività. Questo è quello che io definisco trader e in quest'ottica, negli investimenti, è molto più avvantaggiato il trader rispetto ad altri tipi di investitori. I risultati con il cassettista, anche se positivi, non sono paragonabili”.