MiFID II, cosa cambierà nel mondo della consulenza finanziaria

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Quando parliamo di MiFID II si parla di tutela del consumatore. “Dobbiamo cercare di prendere in esame il tema della fiducia”, osserva Massimo Scolari, presidente di Ascosim. In Italia il ruolo delle banche rimane centrale. Negli altri Paesi europei sono presenti molte più SIM rispetto all'Italia. “Noi abbiamo una massa di risparmio ingente e, secondo Banca d’Italia, gli italiani si fidano più della banca non solo per una questione di fiducia, ma soprattutto di comodità”. In termini di trasparenza avremo un grosso passo in avanti per quanto riguarda le politiche di remunerazione.

“Con MiFID II c’è il rischio di politiche di remunerazione doppie. Le commissioni retrocesse alle reti con l’aggiunta di una parcella di consulenza. Questo non è in linea con la Direttiva MiFID II, perché le retrocessioni sono già remunerazioni che vanno a giustificare il servizio di consulenza”, spiega Scolari. “La prassi della doppia remunerazione per il medesimo servizio era già stata presa in considerazione da Consob nelle gestioni patrimoniali con la MiFID I. Ad esempio, le grandi reti hanno le commissioni on top, che sono in contraddizione con la lettera dello spirito di MiFID II. Il servizio di consulenza deve esser pagato o con le retrocessioni o con la parcella”.

Sono diversi anni ormai che la consulenza finanziaria indipendente utilizza il sistema di remunerazione basato sul compenso a parcella, anche se ci vorrà del tempo prima che tutta la consulenza finanziaria riconosca questo metodo come unico sistema di pagamento. “Anche perché chi si è mai posto il problema di pagare il giusto compenso all’avvocato che ti ha seguito? O al commercialista che ti ha risolto i problemi con il fisco? O al medico che ti ha guarito da una malattia?”, si interroga Daniele Albini, direttore commerciale di Solfin SIM SpA.

“MiFID II però non può ridursi a una sola questione di prezzo”. Ci sarà quindi un aumento dei consulenti indipendenti e le persone che lavorano nel settore da anni potrebbero decidere di utilizzare le loro competenze per dedicarsi ad un servizio indipendente, creando la propria realtà che può essere uno studio o una società di consulenza finanziaria. “Penso che questo sia un anno di svolta per la consulenza”, commenta Luca Mainò, co-fondatore di Consultique SpA. “Con MiFID II si vedrà una diminuzione del numero di case prodotto a disposizione dei distributori. Noi la vediamo come una sorta di ponte levatoio che tende verso una MiFID III, che a nostro avviso, ricalcherà la RDR inglese, in cui sono state eliminate le provvigioni per chi fa consulenza”.

I prodotti con maggior appeal nella consulenza indipendente

I prodotti che avranno successo saranno quelli che riusciranno a garantire a livello di portafoglio un onorevole impatto sui costi sul rendimento. “Al momento guadagna più il gestore del cliente, quasi il 50%, ma questa percentuale prevedibilmente si ridurrà al 20-30%”, spiega Scolari. “Nella consulenza indipendente si utilizzano più strumenti passivi rispetto a quella non indipendente, ma questo non significa che siano prodotti migliori. I prodotti passivi in Europa sono circa il 15-20% dei portafogli, mentre in America quasi il 45% del mercato. È importante una diversificazione equilibrata”.

Secondo gli studi fatti dall’osservatorio di Consultique SpA, “fatto 100 il portafoglio complessivo di consulenti e società indipendenti, il 35% dei prodotti consigliati sono ETP, il 25% fondi e sicav, il 20% certificati e il 20% amministrato e polizze di ramo primo”, spiega Mainò.

Secondo Albini, bisogna guardare alla finanza comportamentale. “Noi di Solfin facciamo un’analisi approfondita in base al profilo di rischio del cliente, e ci comportiamo di conseguenza su base individuale. Abbiamo notato una grossa propensione verso le soluzioni a capitale protetto e le soluzioni che utilizzano meccanismi di protezione, come ad esempio gli stop loss”.