MiFID II, ecco lo strumento ideato da Morningstar per adeguarsi alla nuova direttiva

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Dominik Scythe, Unsplash

Maggiore tutela degli investitori e adeguatezza della comunicazione. Questo è lo scopo della nuova normativa europea, che entra in vigore oggi, con un anno di ritardo rispetto alle previsioni iniziali. Le imprese di investimento devono agire in maniera trasparente e professionale nel servire i clienti, fornendo loro maggiori informazioni e consulenza adeguata.Tra i requisiti richiesti dalla norma per quanto riguarda la definizione della gamma di prodotti, MiFID II sottolinea l’importanza delle informazioni fornite al cliente e la necessità di avere un registro di tutti i passaggi che sono stati seguiti per selezionare un prodotto specifico. In questo contesto,Morningstar utilizza da anni una serie di metodologie che sono in linea con quanto richiesto da MiFID II.

Di solito, quando gli analisti della società incontrano i gestori, preparano un rapporto in cui includono informazioni sul portafoglio del fondo, i flussi, le commissioni, i risultati ottenuti o anche l'analisi delle performance in diversi scenari per cercare di capire come si è comportato nel passato e come potrebbe evolversi in futuro. Dato che queste riunioni sono tenute regolarmente e che tutte queste informazioni sono archiviate da Morningstar, costituiscono una buona base per monitorare il prodotto, fornendo informazioni in modo solido e ricorrente ai clienti della società che lo desiderano. "Probabilmente questo strumento offre più informazioni di quante l'utente possa aver bisogno, ma può essere ridotto e adattato alle esigenze specifiche di ciascuno", spiega Javier Sáenz de Cenzano, director, manager Research Practice, EMEA di Morningstar.

Come viene costruita la due diligence scorecard?
Quando si analizza un prodotto, si cerca di scoprire quale sarà il suo comportamento futuro rispetto ai suoi concorrenti. Gli analisti di Morningstar hanno identificato dozzine di variabili che ritengono abbiano un carattere predittivo e le hanno raggruppate in cinque grandi blocchi: team di gestione, processo di investimento, risultati, società di gestione e prezzo. "Le Due Dilegence scorecards di Morningstar sono il risultato dello sforzo a livello globale da una parte del team di ricerca (i calcoli e le variabili delle scorecard sono coerenti con la struttura qualitativa dei cinque pilastri sopra citati e con l'approccio fondamentale e lungimirante realizzato in oltre 3 decenni di ricerca sugli investimenti) e dall'altra del team quantitativo (che ha preparato il modello per prevedere un rendimento corretto in base al rischio a tre anni)", spiega Francesco Paganelli, fund analyst di Morningstar. E continua: "La due diligence scorecard crea un meccanismo per il monitoraggio continuo dei fondi, consente di visualizzare il processo di due diligence in relazione alle regole di product governance di MiFID II e di soddisfare gli standard di conformità archiviando i report e creando audit trail".

Obiettivo e funzionamento del modello

L’obiettivo di questo modello è cercare di identificare quelle variabili che permettano di anticipare il comportamento futuro di un prodotto da un punto di vista quantitativo. Una volta identificati quelle che hanno un carattere predittivo, a ciascuna viene attribuito un peso allo scopo di raggiungere un punteggio finale per ogni fondo, permettendo così creare dei ranking per percentili e quartili. Morningstar ha sviluppato quattro diversi modelli, uno per categoria di prodotto: azioni, reddito fisso, fondi misti e passivi. I primi tre consentono di includere fondi attivi e passivi nell'analisi. L'ultimo modello si concentra solo sui fondi passivi e sugli ETF. "Uno dei vantaggi di questo modello è che è malleabile e l'utente può selezionare l'universo di fondi da includere nello studio. Il cliente può fare l'analisi comparativa prendendo solo come riferimento i fondi con cui lavora o identificando la categoria o l'universo che vuole", afferma Sáenz de Cenzano.

Ma funziona il modello? Morningstar ha analizzato il suo funzionamento in passato. Gli analisti anno applicato diversi back testing, a partire da luglio 2008, per scoprire come avrebbe funzionato nei tre anni successivi, ripetendo questo esercizio in tutti i mesi successivi. Il modello fa la classifica dei fondi per quartili, consentendo di conoscere quale evoluzione avrebbero registrato i prodotti del primo, secondo, terzo e quarto quartile non solo in un determinato periodo, ma in diversi contesti di mercato. "La conclusione è chiara: i fondi con punteggi migliori nella scorecard funzionano in media meglio degli altri nei periodi successivi. Inoltre, utilizzando le variabili qualitative che i nostri analisti utilizzano quotidianamente nell'analisi dei fondi, il modello è coerente e quelli che hanno un rating gold, silver e bronze sono in media migliori rispetto a quelli neutral o negative, quindi il modello replica in qualche modo il processo decisionale dei nostri analisti ", conclude Sáenz de Cenzano.