MiFID II, gli investitori saranno più tutelati?

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L’obiettivo di MiFID II è di rafforzare le tutele per il risparmiatore finale, eliminando i conflitti d’interesse e offrire al pubblico un prodotto più adatto alle sue esigenze. Questo renderà il mercato dei fondi d’investimento più equo e con maggior trasparenza sui costi dei prodotti. 

“Sebbene la normativa porti con sé un significativo appesantimento normativo a carico degli operatori, rappresenta un passo importante per la tutela degli investitori, oltre che al miglioramento del funzionamento dei mercati”, commenta l’avvocato De Andrade. Lo scopo primario di MiFID è quello di eliminare il conflitto d’interesse, ma a tal proposito bisogna fare una distinzione: quando si parla di conflitti di interessi si intendono due fattispecie che in realtà sono diverse. Quella nella quale sussiste effettivamente un interesse in conflitto tra la clientela e gli intermediari e quella in cui, l’intermediario ha un interesse proprio, ma che non è in conflitto con quello del cliente (ed anzi può essere convergente con quello del cliente medesimo). “Gli intermediari debbono necessariamente strutturarsi per ridurre al minimo i conflitti di interesse. Tale dogma è meno stringente rispetto agli interessi propri degli intermediari, rispetto ai quali spesso basta una adeguata trasparenza per consentire alla clientela di potersi orientare nelle proprie scelte in maniera consapevole”, precisa l’avvocato Grippo.

Fin tanto poi che non si riusciranno a determinare delle effettive responsabilità civilistiche determinate dai comportamenti in conflitto d’ interessi non sarà facile eliminarli”, commenta l’avvocato Ferrari.  Un tentativo c’è stato per quanto riguarda i documenti contenenti le informazioni chiave per i PRIIPs, che attribuisce una responsabilità civilistica al produttore che indica nel Kiid delle informazioni non corrette, ad esempio sui costi di distribuzione.

In linea con le misure introdotte dalla MiFID I e sulla scorta di normative di Vigilanza, Banca d’Italia prima e Consob poi, hanno fissato un tetto sulle retribuzioni dei vari soggetti che lavorano nel mercato bancario/finanziario. Le autorità hanno posto un limite sia agli stipendi fissi nel caso di lavoratori dipendenti delle banche, che agli stipendi variabili nel caso di consulenti con provvigione. “La corresponsione della parte variabile non deve essere sempre correlata ad obiettivi commerciali, ma anche alle norme di compliance e di contenimento dei reclami. E’ la chiusura del cerchio, una misura che dovrebbe determinare un maggiore equilibrio d’interessi nel mercato ed evitare comportamenti eccessivamente votati al perseguimento solo degli obiettivi dei budget di vendita”, spiega l’avvocato Ferrari.

La necessità di un’educazione finanziaria

Torna di particolare interesse lo sviluppo dell’educazione finanziaria, che nel medio-lungo termine potrebbe rivelarsi la maggior sfida: “l’educazione dell’investitore, come miglior strumento a sua tutela”, commenta De Andrade. Alla base deve esserci il concetto di know your product e know your client. “È pertanto necessaria cooperazione tra tutti i soggetti della filiera distributiva per assicurare che detti concetti vengano effettivamente rispettati. Sarà auspicabile una sinergia tra i vari attori”, precisa Grippo.