Minibond: il 10% del capitale arriva da fondi aperti ed SGR

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foto: autor 401(K)2013, Flickr, creative commons

Nel 2015 quasi il 10% del capitale raccolto sul mercato dalle sottoscrizioni ai mibond proveniva dai fondi aperti e dalle gestioni patrimoniali delle SGR italiane. Il dato arriva dall'Osservatorio Mini-bond della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato il secondo report italiano dedicato ai titoli di debito emessi dalle piccole e medie imprese per raccogliere capitale. Il report contiene i risultati della ricerca relativa a questo strumento di finanziamento alternativo al credito bancario, analizzando 177 emissioni condotte da 143 imprese fino al 31 dicembre 2015. Quel che viene fuori è che l'industria del minibond è in crescita costante dal 2012. E il 2015 si è confermato come l'anno d’inizio di una vera e propria ‘ingegnerizzazione’ del mercato con l’arrivo dei fondi di private debt e con l’avvicinarsi al mercato delle assicurazioni.

“La crescita di questa particolare asset class conferma che molte PMI italiane hanno compreso tutti i vantaggi dello strumento mini-bond, dimostrando non solo l’ambizione di crescere ma anche di aprirsi al mercato dei capitali compiendo tutti i passi necessari in termini di organizzazione e trasparenza”, spiega Marco Bigliardi, gestore di Pioneer Investments specializzato sul segmento dei minibond. E aggiunge Daniele Colantonio di Anthilia Capital Partners che “l’economia reale delle PMI italiane è una asset class emergente dall’elevato potenziale e dal duplice effetto positivo: diversificatore di portafoglio rispetto ai segmenti tradizionali “corporate e governativo” e valido supporto alle “energie imprenditoriali” del nostro Paese” 

Il 2015 si è confermato  anche un anno di progressiva crescita anche per la piattaforma di scambio ExtraMOT PRO, gestita da Borsa Italiana, che ha consentito alle imprese di individuare un mercato secondario ‘adatto’ per i mini-bond, con procedure di ammissione semplici, rapide e poco costose: un mercato che in tre anni è riuscito ad arrivare alla soglia di 126 titoli quotati a fine 2015 per un controvalore nominale complessivo di oltre 5 miliardi. 

La ricerca ha identificato 145 imprese che alla data del 31 dicembre 2015 avevano collocato mini-bond in Italia (di cui 48 per la prima volta nel 2015). Fra queste, 55 sono identificabili come PMI non finanziarie. Rispetto al 2014, nel 2015 è aumentata la proporzione delle PMI, passando dal 39,6% al 48,1%. E con tre i ‘modelli’ di comportamento più diffusi: ‘crescita aggressiva’ (ovvero incremento dell’attivo investito ma anche del debito bancario), ‘crescita prudente’ (incremento dell’attivo investito e riduzione del debito bancario) e ‘cura dimagrante’ (riduzione delle attività e del debito bancario). 

L’Osservatorio dispone di osservazioni su 179 emissioni di mini-bond effettuate dalle imprese del campione a partire da novembre 2012. Si tratta in gran parte di obbligazioni, Il valore nominale totale dei mini-bond supera i 7 miliardi. Nel campione totale, le emissioni sotto  i 50 milioni sono la stragrande maggioranza (l’85%). Il 47% è sotto la soglia di  5 milioni. Molti titoli (136 su 177) sono stati quotati su ExtraMOT PRO ma la frequenza è calata nel 2015. Alcune emissioni (8) sono state quotate su listini esteri (in Germania, Irlanda, Austria e Lussemburgo). Per quanto riguarda la scadenza, si conferma una netta concentrazione sul valore di 5 anni, soprattutto per le grandi imprese. 

Il 2015 ha visto una riduzione della maturity, con una media di 5,00 anni rispetto a 6,81 nel 2014. Nella maggioranza dei casi (il 58,8%) il rimborso del titolo è previsto alla scadenza (bullet), soprattutto per le grandi imprese e per quelle già quotate in Borsa. Nelle PMI e nelle emissioni sotto 50 milioni è relativamente più frequente la modalità amortizing, con un rimborso graduale fino alla scadenza. Per quanto riguarda la cedola, in quasi tutti i casi è stata fissata all’inizio del prestito. Il valore medio della cedola fissa per l’intero campione è pari a 5,65%, quello mediano è il 5,7%. Si riscontra invece una riduzione del coupon nel 2015 rispetto al 2014 (la media è 5,07% rispetto a 5,83% dell’anno prima). Per il 2016, secondo il report, le aspettative sono quelle di una crescita in linea con i dati del 2015 e di un’innovazione incrementale nella tipologia degli strumenti e nelle prassi. Del tutto da scoprire sono ancora le potenzialità riferite agli ambiti delle cartolarizzazioni dei mini-bond e dei project-bond. “Uno strumento di incontro efficiente ed efficace tra imprese e mercati dei capitali. La crescita continua degli investitori di private debt sia in Italia sia all’estero, nonostante la competitività attuale del sistema bancario, è indice delle aspettative di crescita di questo mercato", conclude Matteo Pigaiani di Banca Finint.

I fondi di minibond che alla data del 31 dicembre 2015 avevano già effettuato investimenti in minibond

Fondo Società di gestione
Fondo Sviluppo Export Amundi SGR
Anthilia BIT Bond Impresa e Territorio Anthilia Capital Partners SGR
BNP Paribas Bond Italia PMI BNP Paribas IP
Duemme Fondo per le Imprese Duemme SGR
Euregio Minibond PensPlan Invest SGR
Fondo Strategico Trentino - Alto Adige Finanziaria Internazionale SGR
Minibond PMI Italia Finanziaria Internazionale SGR
HI Crescitalia PMI Funds Hedge Invest SGR
Muzinich Italian Private Debt Fund Muzinich & Co
Pioneer Progetto Italia Pioneer Investments
Progetto Minibond Italia Zenit SGR
Tenax Italian Credit Fund plc Tenax Capital Ltd