Il gestore di Franklin Templeton Investments prevede accordi commerciali bilaterali con i mercati emergenti e vede nella Russia un buon punto di partenza.
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“Se potessi mandare un messaggio al neoeletto presidente degli USA, gli chiederei di aumentare il libero scambio e gli accordi in materia di investimenti con i Paesi di tutto il mondo”. Così parla Mark Mobius, il famoso guru degli emergenti di Franklin Templeton Investments. Il gestore ha pubblicato di recente una riflessione personale sull’impatto della presidenza di Donald Trump per il mondo emergente e, contrariamente alla reazione registrata in questi mercati – specialmente nei latioamericani – è abbastanza costruttiva.
“Anche se è probabile che i mercati globali continuino a essere volatili per un po’ di tempo, vista l’incertezza riguardo alle possibili politiche statunitensi sotto la guida di Trump, penso che dovremmo fare un passo indietro e capire che molta della retorica che ha caratterizzato la sua campagna potrebbe non tradursi in alcuna azione concreta”, afferma l’investitore.
L’esperto ritiene che non debbano prendersi alla lettera i commenti a cui Trump si era lasciato andare durante la sua corsa alla presidenza: “Molta gente sta manifestando troppo pessimismo e timore, secondo me ingiustificato vista la natura dell’economia statunitense e il sistema politico di controlli ed equilibri ancora vigente”. Non solo, ritiene che se Trump riuscisse davvero a ottenere “la forte crescita economica promessa per il suo Paese”, allora “è probabile che anche altre nazioni ne beneficeranno, compreso il Messico e altri mercati emergenti”.
“Personalmente, la notizia dell’elezione di Trump non mi ha sopreso più di tanto”, dichiara Mobius. “Abbiamo assistito a un voto di protesta simile in Europa e in altre parti del mondo e adesso è toccato agli USA”, aggiunge. E non si fa sfuggire l’occasione per sottolineare la scarsa capacità dei sondaggi pre-elettorali di “cogliere pienamente l’insoddisfazione di quegli statunitensi residenti in aree rurali economicamente depresse del Paese”.
Ottimista come sempre, Mobius spera che “come uomo di affari e autoproclamanto negoziatore, Trump possa arrivare a soluzioni positive, tra cui gli accordi commerciali che potrebbero essere bilaterali anziché multilaterali, come il NAFTA”.
A questo potremmo aggiungere che “la possibilità di tasse inferiori e di uno scenario più favorevole per le imprese negli USA potrebbe portare a sforzi più attivi da parte delle compagnie statunitensi non solo per espandersi locamente ma anche a livello internazionale, specialmente nello spazio di alta crescita degli emergenti”.
Come investire in questo scenario
Mobius conclude la sua riflessione facendo appello all’esperienza: “Ogni elezione ha i suoi vincitori e sconfitti. Il nostro lavoro come gestori è superare questi periodi di shock e determinare quali Paesi e imprese possono sopravvivere ed emergere con più forza. Ovviamente, dobbiamo essere selettivi”.
Il gestore afferma che in Franklin Templeton Investments “vediamo ancora ragioni convincenti per investire nei mercati emergenti in generale, tra cui gli elevati tassi di crescita, il buono stato delle politiche fiscali e le tendenze demografiche positive”.