Nel suo commento, Anima mette in fila i recenti movimenti del mercato, a partire dal recupero dopo “la fiammata di volatilità di inizio agosto” e le attese per due tagli dei tassi entro fine anno. E iniziano le analisi sulle potenziali conseguenze del voto USA.
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Movimenti minimi in ambito di asset allocation a settembre per Anima SGR. Nella consueta analisi mensile la società di gestione del risparmio richiama, sì, il ritorno a un giudizio neutrale su governativi core e BTP, ma si conferma anche neutrale sull’azionario con un invito alla prudenza sull’obbligazionario corporate.
Nel suo commento, Anima mette in fila i recenti movimenti del mercato, a partire dal recupero dopo “la fiammata di volatilità di inizio agosto”, con le attese per una riduzione del divario nel ritmo di espansione “del PIL negli USA e in Area Euro” e di un consolidamento del “trend disinflazionistico a livello core” nel secondo semestre. Lo scenario, dunque, è favorevole alla prospettiva di un duplice taglio dei tassi di interesse da parte di Fed e BCE entro la fine dell’anno, mentre prosegue la debolezza della domanda interna in Cina (a cui “fanno da contrappeso” i dati del commercio con l’estero) e la Banca Popolare Cinese “calibra le misure di supporto”.
Crescita e inflazione
Sul fronte crescita gli esperti della SGR rilevano un proseguimento del “soft landing” negli Stati Uniti, dovuto a una riduzione dei consumi e a segnali di rallentamento nella spesa per i servizi, mentre arrivano segnali contrastanti dal mercato del lavoro (dove il tasso di disoccupazione si attesta al 4,2%, come da aspettative). Il rallentamento USA fa il paio con il consolidamento della fase di espansione “senza accelerazioni significative” in Area Euro. Gli analisti sottolineano il buon risultato del dato sul PIL del secondo trimestre, pur in un contesto di disomogeneità tra settori e Paesi. In questo scenario si assiste a una riduzione dell’inflazione core Oltreoceano, mentre “l’indice supercore (che esclude i servizi abitativi) è tornato a crescere dopo due mesi di stabilità, sebbene resti sotto la media pre-pandemica”. Le attese sono per un allentamento delle pressioni sui prezzi nei prossimi mesi, fino ai livelli pre-pandemici. Mentre in Europa l’inflazione core ha già raggiunto questo livello.
Banche centrali
Come anticipato, le banche centrali nella view degli esperti di Anima viaggiano in direzione di due tagli entro il 2024 (a settembre e a dicembre). Nel caso della Fed la possibilità del taglio (ma non l’entità) è già stata concretizzata nelle parole di Jerome Powell al Simposio di Jackson Hole. “Queste decisioni, così come un eventuale ulteriore taglio a novembre, dipenderanno in gran parte dall’evoluzione del mercato del lavoro e dalla capacità dell’economia di mantenere un equilibrio tra crescita e inflazione”. La BCE dovrebbe andare “sulla scia della Fed”, mentre per la PBoC si prevede “un approccio attendista, in virtù del graduale miglioramento atteso dell’economia dopo l’estate”.
Elezioni USA
Sullo sfondo le presidenziali negli Stati Uniti con prospettive di crescita e inflazione non particolarmente inficiate da un’eventuale rielezione di Donald Trump. Più che altro è la composizione del Congresso a creare le maggiori incognite lato inflazione, ma saranno “cruciali” anche le scelte sull’immigrazione, con le ricadute sul mercato del lavoro. “L’inasprimento promesso da Trump – scrivono gli esperti – potrebbe togliere slancio alla crescita e accelerare il deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro, mentre l’inflazione da salari (a parità di domanda) potrebbe risalire.
Asset allocation
A livello di asset allocation, come detto, torna il giudizio neutrale sulle obbligazioni governative di USA, Euro core e Italia e resta neutrale quello sull’azionario. “Alla vigilia di un momento segnato dall’incertezza che precede molte elezioni, restiamo in vigile attesa di uno storno da sfruttare come opportunità di acquisto”.
Per quanto riguarda i mercati obbligazionari, Anima riporta come i movimenti di mercato delle ultime settimane abbiano fatto emergere “alcuni aspetti degni di nota” tra cui la rapidità con cui si è “riassorbita” la debolezza dei risky asset” e l’aumento delle attese sulla stretta monetaria, tanto da ipotizzare fino a “200 pb per la Fed e a 150 per la BCE nei prossimi 12 mesi”. In questo scenario, con i mercati che “hanno corso molto negli ultimi mesi” è opportuno ricostituire la neutralità “ma senza posizioni di sottopeso, alla luce dei perduranti rischi di un incidente finanziario o di un deterioramento macro più severo e di valutazioni non estreme”
Sui mercati azionari, dopo un’estate turbolenta, hanno agito dati macroeconomici positivi e la linea “dovish” di Powell a Jackson Hole. A livello settoriale, “positivi su sanitari, tecnologici e finanziari, mentre il giudizio è negativo su energetici, automotive e lusso”.
Il caso italiano vede un approccio neutrale (legato a un’attesa di crescita moderata con il taglio dei tassi e inflazione in calo) con un sovrappeso sui finanziari, sul lusso e in misura minore sulla tecnologia, mentre sottopesiamo gli industriali, i beni di prima necessità e le società indebitate.
Fuori dall’Europa le indicazioni sono per una maggiore diversificazione negli USA (“il tilt maggiore è quello verso il settore finanziario, ma siamo costruttivi anche nei confronti di sanità e beni di consumo di base). Mentre sugli Emergenti si prediligono i Paesi con dinamiche allineate a temi globali (intelligenza artificiale), come Taiwan e Corea, o sostenuti da una consistente partecipazione da parte degli investitori domestici, come l’India.