Net zero, analisi e selezione per cogliere le opportunità di crescita

Il cambiamento climatico “è un problema che riguarda l’intera società”. Ne è convinto Pascal Menges, head of Investment Process di Lombard Odier Investment Managers. Per Menges “ci sono due esigenze inscindibili tra loro: la mitigazione e l’adattamento” e “gli investitori che si limitano ad assumere posizioni in strumenti con una bassa impronta di carbonio stanno perdendo un’opportunità di investimento unica”. Il manager spiega che “le società che forniscono prodotti e soluzioni che contribuiscono a combattere il cambiamento climatico o ad adattarvisi registreranno una crescita superiore. Queste aziende offrono ciò di cui la società ha bisogno, contribuiscono ad ottemperare a norme sempre più severe, si staccano dalla dipendenza dai combustibili fossili e soddisfano la domanda di soluzioni più sostenibili. Quando si tratta di adattamento, beneficeranno anche, ad esempio, delle infrastrutture necessarie per rendere la nostra società più resiliente alle conseguenze del cambiamento climatico. Da parte nostra, guardiamo al cambiamento climatico con l’obiettivo di costruire un portafoglio che possa fungere da building block per un’allocazione azionaria globale che colga le opportunità di crescita strutturale legate a questa tendenza”.

È ancora necessario investire nella transizione climatica? Menges ritiene di sì: “La sostenibilità va ben oltre i soli criteri ESG ed è un concetto molto più ampio che richiede la comprensione dei cambiamenti sistematici che saranno necessari per ricablare le nostre economie. Da parte nostra consideriamo le informazioni ESG solo come una fonte supplementare di informazioni, una diversa prospettiva sulle aziende, ma non sufficiente. Ad esempio, tali informazioni ESG servono a capire se un’azienda attua pratiche operative adeguate, ma non svelano nulla sull’attività dell’azienda e su come potrà beneficiare del cambiamento climatico”.  Il percorso verso il net zero “offre numerose opportunità di crescita che le informazioni ESG non sono in grado di individuare. Ad esempio, in aree come l’elettrificazione o la mobilità, la domanda di veicoli e batterie elettrici continuerà a registrare una crescita sostenuta. Ma il cambiamento climatico non è l'unica sfida che la nostra società sta affrontando. Il quadro Planetary Boundaries sta aiutando a inquadrare tali questioni: perdita di biodiversità, consumo di acqua, rifiuti tossici, deforestazione, inquinamento agrochimico etc. Molti di questi argomenti riguardano il capitale naturale. Come il cambiamento climatico, anche il capitale naturale sta diventando un'importante fonte di opportunità di crescita. L'ultima conferenza sulla Biodiversità (Cop 15) che si è tenuta nel dicembre '22 in Canada è una testimonianza di questa pressante questione. Le nazioni riunite hanno concordato di proteggere il 30 per cento delle aree terrestri, acquatiche e marine del mondo entro il 2030, nonché la mobilitazione, entro il 2030, di almeno 200 miliardi di dollari all'anno in finanziamenti nazionali e internazionali legati alla biodiversità da tutte le fonti, sia pubbliche che private”, ricorda ancora Menges.

Gli investimenti ESG rischiano di subire in modo deciso l’andamento instabile dell’economia. “Le tematiche sostenibili sono spesso associate a trend di cambiamento strutturale caratterizzati da un profilo growth e risultano penalizzate in un contesto di rialzo dei tassi di interesse”, evidenzia Elisabetta Micheli, senior analyst e portfolio manager di Eurizon Capital SGR. “Inoltre, la regolamentazione normativa è in continua evoluzione: nel corso del 2023 sono previsti nuovi step che necessitano ancora di chiarimenti da parte dei regulator.  In questo ambito è molto importante capire, fondo per fondo, quale sia l’universo investibile e la politica di investimento in tutte le sue declinazioni, finanziarie e non finanziarie”, prosegue Micheli per cui “è fondamentale comprendere quale sia l’impatto che il gestore vuole ottenere investendo in una società piuttosto che in un’altra: in ambito fixed income l’effetto è più diretto (in primis investendo sul primario), in ambito equity può avere un effetto rilevante anche l’engagement oltre all’effetto che l’aumento dello stock price può avere per l’emittente stesso in termini di capacità di finanziamento dell’investimento. Inoltre si possono distinguere due categorie di strategie di investimento: ‘best in class’ versus ‘transition’. Analizzando i dati relativi al portafoglio in ambito ESG le metriche possono essere completamente differenti. Anche su questo punto è importante capire che metriche si guardano e cosa ci indicano: se la storia passata dell’emittente o se la sua evoluzione prospettica in ambito di impatto ambientale”.

La strada della sostenibilità è comunque tracciata, complici le recenti spinte normative. L’analisi dei sottostanti resta imprescindibile: “Con gli auspicati chiarimenti normativi e un pivot delle banche centrali, questi investimenti potrebbero performare meglio. Personalmente ritengo che le analisi qualitative restino importantissime. In generale è importante investire in questi temi, ma è altrettanto importante svolgere un’approfondita analisi qualitativa ed effettuare una selezione di questi strumenti basata sulla ricerca fondamentale bottom-up”, sostiene Micheli. “A mio parere le strategie orientate alla transizione energetica sono più interessanti. Gli emittenti in fase di transizione attualmente potrebbero presentare dati retrospettivi pessimi, ma è opportuno valutare gli impegni concreti che queste realtà hanno assunto per intraprendere la strada giusta verso un cambiamento sostenibile. E per farlo dovranno investire. Quindi la fase di transizione può rappresentare una buona opportunità di investimento a lungo termine”, conclude la fund selector.

Anche secondo  Carlo De Luca, responsabile della gestione patrimoniale di Gamma Capital Markets, è “un periodo davvero complicato per la sostenibilità. Gli investimenti ESG in generale registrano un’elevata raccolta e vanno quindi molto bene rispetto ad altri asset. Ma è complicato, perché al momento non ci sono regole chiare. Le norme relative all’articolo 8 e 9 dell’SFDR danno qualche certezza in più, ma per il momento si tratta sostanzialmente di uno strato di burocrazia aggiunto al sistema finanziario, che rischia di lasciare da parte il mondo fintech o le SGR più piccole. Alla fine bisogna sempre puntare sulla qualità, perché si tratta di investire in large cap value e growth e c’è molta sovrapposizione tra i sottostanti. Dal punto di vista del fund selector, è importante effettuare un’attenta analisi look-through. Pur investendo in fondi diversi dedicati all’ambiente, al cambiamento climatico, all’economia circolare, alla robotica, esiste il rischio concreto di detenere posizioni nelle stesse società attraverso prodotti diversi. Questo anche perché numerose large cap sono conglomerati altamente diversificati che operano in vari settori”.

Il cambiamento climatico “rappresenta un megatrend molto disruptive”, aggiunge De Luca, che ricorda come “i capitali confluiscono verso questo tipo di investimenti e se il market timing è sfavorevole basta aspettare per riuscire a recuperare il capitale investito, il che è la cosa più importante. Personalmente, sono specializzato in stock picking sulle large cap, quindi preferisco acquistare fondi con uno spiccato approccio bottom-up. Anziché acquistare fondi di large cap molto simili al benchmark MSCI World a volte preferisco assumere posizioni dirette in singoli titoli; in questo caso devo acquistare numerose azioni per ottenere la diversificazione normalmente apportata da un fondo, ma ritengo che un solo titolo possa spesso offrire contemporaneamente diversificazione a livello di profilo growth e value”. Secondo De Luca “si tratta di investimenti a lungo termine da gestire nel contesto dei flussi del mercato, che a loro volta dipendono dalle banche centrali. Quindi sì ai megatrend a lungo termine, ma sempre con un cuscinetto di liquidità”.

Nel variegato mondo ESG è sempre utile effettuare delle distinzioni: “A mio avviso è importante distinguere tra i fondi deeply thematic, cioè quelli che ad esempio investono solo in energie pulite o tecnologie pulite e che quest’anno hanno sofferto a causa dei rialzi dei tassi, della guerra in Ucraina, dell’aumento dell’inflazione e via dicendo; e i fondi che guardano all’obiettivo della transizione climatica, ma si prestano a essere utilizzati nell’ambito di un portafoglio azionario globale, in chiave non opportunistica ma strutturale”, sottolinea Valentina Madama senior fund analyst di Symphonia SGR. “La prima distinzione è quindi tra approccio core e approccio settoriale. Inoltre, i fondi con un orientamento settoriale più marcato possono rappresentare una buona opportunità di investimento più su un orizzonte di lungo termine. Sempre guardando a lungo termine, inoltre, emergono opportunità legate all’attuale spinta normativa. Gli Stati Uniti hanno varato i crediti di imposta, l’Unione europea effettuerà ingenti investimenti nelle tecnologie pulite per promuovere la transizione al net zero. Il ventaglio di potenziali opportunità rimane molto interessante”, prosegue Madama.

L’analisi e il rigore selettivo sono essenziali per superare le turbolenze di mercato: “Nell’attuale fase di mercato è importante operare con selettività”, evidenzia Madama, ricordando che “in questo momento ci sembra preferibile adottare un approccio più equilibrato, puntando su fondi diversificati e non concentrati sulle singole tematiche”. Quanto alle singole società, “a mio avviso le aziende settoriali sono esposte soprattutto a rischi geopolitici e normativi: in questo momento la spinta normativa è molto favorevole, ma potrebbe invertirsi per motivi geopolitici”, rimarca la fund selector. Il percorso verso il net zero “offre comunque numerose opportunità, ad esempio in aree come l’elettrificazione o la mobilità, perché la domanda di batterie continuerà a registrare una crescita sostenuta. Un’altra fonte di opportunità è rappresentata dalle risorse naturali: nei prossimi anni diversi minerali registreranno una forte domanda in un contesto di problemi alle forniture e di ingenti investimenti da parte delle compagnie minerarie. Dall’anno scorso ogni fase di debolezza delle quotazioni causata dall’incertezza del ciclo economico ha rappresentato un’occasione per fare ingresso in un settore che svolge un ruolo essenziale per la transizione al net zero”, conclude Madama.