Obbligazionari a breve o monetari: quale prodotto funziona in vista di un aumento dei tassi?

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Jared Cherup, Flickr, Creative Commons

Sebbene non sia ancora chiaro quando la Bce comincerà ad aumentare il prezzo del denaro, in Europa gli investitori stanno preparando i loro portafogli per far fronte ad un aumento dei tassi di interesse. La strategia è da manuale: in periodi di rialzo dei tassi, ridurre la duration con fondi che investono in obbligazioni con scadenze brevi, poiché sono molto meno influenzati dall'aumento dei tassi a lungo termine. In questo senso, i fondi monetari e quelli obbligazionari a breve termine sono i prodotti a cui gli investitori stanno guardando com maggiore interesse. Ma quali sono i più adatti ad affrontare un contesto di rialzi dei tassi?

Ovviamente, la chiave sta nel selezionare il prodotto giusto, poiché si tratta di categorie in cui ogni prodotto può muoversi e dov'è possibile apprezzare una dispersione importante. Tuttavia, analizzando ciò che è accaduto negli Stati Uniti, dove la Fed ha fatto notevoli progressi nella sua politica di innalzamento dei tassi di interesse, si può osservare che  "è meglio un fondo monetario che un fondo obbligazionario a breve termine", affermano gli esperti di Morningstar. La ragione, secondo loro, è fondamentalmente dovuta alle commissioni.

Il fatto che i fondi obbligazionari a breve termine abbiano in media commissioni più alte significa che, dall'altra parte dell'Atlantico, gli strumenti monetari sono attualmente prodotti più interessanti. "Negli Usa i fondi a obbligazionari a breve termine non sono aumentati di molto negli ultimi sei mesi, in quanto le commissioni ammontano a circa lo 0,8% del costo totale annuale. È possibile guadagnare denaro quando i tassi di interesse salgono. E un investitore guadagnerà di più quando i costi saranno inferiori. Pertanto, se confrontiamo l'evoluzione dei fondi monetari (investiti nel brevissimo periodo) e quella dei fondi obbligazionari a breve termine, i primi guadagnano di più”, dicono da Morningstar.

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Resta da capire, dunque, cosa stanno facendo gli investitori europei quest'anno. A guardar bene i dati, stanno portando via flussi sia dai fondi obbligazionari in generale che dai prodotti monetari. Tra gennaio e ottobre i rimborsi registrati in entrambe le categorie in Europa hanno raggiunto  gli 80 miliardi di euro (40 miliardi nella prima asset class e altri 40 nella seconda). Questi flussi sono stati appena compensati dalle entrate di circa 10 miliardi registrati nello stesso periodo dagli ETF obbligazionari, una mossa interessante che Detlef Glow, direttore Analisi di Lipper per l'EMEA, attribuisce alla ricerca da parte dell'investitore di chiarezza.

"In un contesto di tassi di interesse in aumento, è prevedibile aspettarsi nuovi deflussi nei fondi attivi obbligazionari. Ciò che è più complicato da giustificare è il motivo per cui il denaro sta entrando negli ETF obbligazionari se questi prodotti sono esposti tanto quanto al rischio che le banche centrali irrigidiscano la loro politica monetaria. A mio avviso, ritengo che si tratti semplicemente di una ricerca da parte dell’investitore di trasparenza e liquidità", afferma l'esperto nella diciassettesima edizione del European Fund Distribution Landscape Seminar organizzato da Accelerando Associates a Madrid. In ogni caso, ciò dimostra che l'investitore europeo è preoccupato degli effetti che un aumento dei tassi di interesse può avere sul mercato obbligazionario.