In questa ottica Pensplan Invest SGR ha istituito il fondo Euregio Minibond, uno dei primi fondi minibond ad essere stati lanciati in Italia, per rendere concreta l’opportunità offerta dal Decreto Sviluppo 83/2012. La peculiarità del fondo risiede nella sua territorialità, spiega Armin Weißenegger, direttore investimenti. “Infatti Euregio Minibond investe esclusivamente in aziende aventi sede legale e/o operatività prevalente nella regione Trentino Alto Adige. Questo perché PensPlan Invest SGR é fortemente radicata su questo territorio, conosciamo le aziende, i loro proprietari e la loro storia ed in quanto, anche secondo CRIBIS, CRIF e Cerved le aziende di questa regione sono tra le più solide in Italia”.
Il mini-bond è ormai sufficientemente noto e gli investitori hanno mostrato un certo interesse per questo strumento. Si tratta di un mercato ogni giorno piú florido con numerose iniziative giá avviate su tutto il territorio, in particolare al nord. Alla base c’é la volontà di supportare economicamente il territorio ed offrire liquiditá alle PMI italiane non quotate con grazie ad uno strumento complementare al credito bancario.
Il fondo Euregio Minibond ha raggiunto a dicembre la soglia di 50 milioni di euro fissata come first closing e quindi dall’inizio del 2014 è una realtà operativa che investe nelle emissioni di aziende selezionate con capacitá di sviluppo e innovazione sul territorio regionale. “A fine marzo 2014 il fondo sarà investito in 3 minibond con una quarta emissione già deliberata in attesa di perfezionamento; ad inizio aprile si procederà probabilmente a deliberare altri 2 investimenti; attualmente abbiamo in pipeline una dozzina di aziende interessate”, aggiunge Weißenegger. “Per quanto attiene il volume target del fondo, siamo in contatto con una serie di investitori al fine di portare la raccolta a 100 milioni di euro. Ad oggi sono investiti fondi pensione, fondazioni bancarie ed enti pubblici”.
La diversificazione del portafoglio sarà perseguita attraverso un ammontare medio del singolo investimento in minibond di circa 3 milioni di euro, una combinazione di minibond suddivisa sulle diverse scadenze (dai 3 ai 10 anni) e una differente presenza di emissioni bullet o amortizing per una durata media finanziaria del portafoglio di poco superiore a 4 anni.
I vantaggi dell’investimento in minibonds, dice Weißenegger, “è che essi non sono in concorrenza bensí alternativi al credito bancario e fanno parte di un funding-mix efficiente, composto da capitale proprio, debito bancario e debito obbligazionario”.
Per l'emittente i principali vantaggi sono: disponibilità di scadenze (medio-lunghe) e tipologie di tasso (p.e. tasso fisso) non disponibili con finanziamenti bancari, assenza di garanzie reali, covenants spesso meno stringenti, il debito minibond non compare nella centrale rischi, il riveniente dalla vendite dei minibond può essere utilizzato come capitale proprio presso le banche per accedere a nuovi finanziamenti, non c'è il pericolo di revoca/taglio affidamenti, mole di documentazione da produrre annualmente minore rispetto al debito bancario.
Le principali criticità dello strumenti minibond sono da ricercare nell'illiquidità dello strumento, nella (finora) scarsità di emissioni, nel contesto normativo in continuo cambiamento, nella valorizzazione corretta (costo storico ammortizzato vs. presumibile valore di realizzo)” conclude il gestore.