Una recessione ancora di là da venire in eurozona. Un’attesa che dura da quasi un anno ma che nel corso degli ultimi trimestri si è protratta nel tempo. “Lo stato di salute in Europa lascia evincere ancora delle debolezze diffuse, abbiamo assistito a un rallentamento dei consumi o, nei settori industriali, a un rallentamento dei nuovi ordini, si assiste a una sorta di destock in molti settori. Le valutazioni sono più economiche e confidiamo che avvenga una ripresa per alcuni titoli e, in quel caso, saremo pronti ad acquistarli”, ammette Tom Lemaigre, portfolio manager di Janus Henderson Investors.
La prospettiva cambia quando si guarda a un orizzonte più a lungo termine. Infatti, il gestore si dice positivo quando si confronta con gli investitori poiché “nel nostro portafoglio deteniamo una serie di nomi che sono guidati da megatrend globali pronti a ripartire e che potrebbero sostenere una buona crescita nel prossimo futuro”.
Anche Tom O’Hara, che assieme a Lemaigre cogestisce il Pan European Fund di Janus Henderson, riscontra una buona dose di incertezza anche se “non è la scelta giusta guardare a ogni singolo ciclo economico nel breve termine. In questa fase le decisioni delle banche centrali non spaventano più come all’inizio dei rialzi, soprattutto per la parte azionaria del mercato, e le ultime decisioni della Bce non hanno sorpreso il mercato”, ammettono.
Una strategia dalla prospettiva globale
Entrambi i gestori, raggiunti da FundsPeople in occasione di un loro viaggio a Milano, ci tengono a sottolineare che questa strategia non investe nell’economia dell’eurozona bensì nelle aziende e società europee che hanno un business globale. Infatti, l’esposizione di questo fondo con rating FundsPeople 2023 si suddivide in Asia e mercati emergenti per il 37.6%, il 32% nei Paesi sviluppati del’eurozona, per il 27.8% nel Nord America. “A livello di settori ce ne sono alcuni che ci piaccioni particolarmente come l’automazione, l’elettrificazione e l’efficientamento energetico anche alla luce del protrarsi della guerra in Ucraina e della dipendenza energetica che molti Paesi hanno rispetto la Russia”, dicono.
Un altro tema che i due portfolio manager ritengono interessante è quello del reshoring. Si tratta di un argomento emerso con forza subito dopo la diffusione della pandemia, quando le logiche che fino quel momento avevano dato impulso alla globalizzazione si sono modificate. “Un ultimo tema decisamente attuale è quello legato all’intelligenza artificiale, per il quale ci si attende una crescita esponenziale anche se, almeno per il momento, l’Europa non rappresenta in questo senso un’avanguardia ma ci attendiamo grandi progressi nell’applicazione dell’AI nell’industria dell’asset management”, prosegue O’Hara.
Update del fondo
Un tratto distintivo del fondo è il team che lo gestisce. Oltre i due professionisti, la squadra si compone anche di John Bennett in qualità di Lead portfolio manager. "Abbiamo un approccio agnostico e particolarmente flessibile. Infatti siamo pronti a cambiare idea quando il contesto attorno a noi subisce mutamenti. Ci piacciono le società che hanno un business capace di generare flussi di cassa, siamo molto attenti a quanto paghiamo un titolo, e non ci piacciono le società che hanno debito nel bilancio poiché se qualcosa nell’industria o nel ciclo dei tassi muta non abbiamo sufficienti garanzie per difendere il portafoglio”, spiega Lemaigre. E prosegue commentando che “prediligiamo quelle società che si sanno adattare o che sanno cambiare rapidamente a seconda del momento, siamo gestori molti pazienti, la stessa caratteristica che chiediamo ai nostri investitori. Siamo capaci di prestare attenzione tanto alle società value quanto a quelle growth ed è proprio questo che abbiamo fatto negli ultimi anni”, ammette.
Invece, per quanto riguarda i settori, “quello industriale è maggiormente presente nel fondo, segue l’automazione, l’elettrificazione, l’efficentamento energetico o settori come quello aerospaziale. Siamo stock picker nel settore dei materiali, così come nell’healthcare”, dice il gestore. Per gli esperti, il settore finanziario è stata la vera sfida rispetto allo scorso anno, “per questo abbiamo preso la decisione di togliere titoli bancari dal fondo, da una parte per l’innalzamento dei tassi e dell’inflazione e dall’altra poiché se si entra in recessione, (ed è una possibilità che non possiamo escludere), gli Npl rappresentano un rischio per gli investitori, e su questo abbiamo visto molti interventi governativi, un esempio per tutti è la tassa sugli extraprofitti del governo Meloni”, conclude.