Secondo il CEO e Co-CIO del gestore di fondi francese, lo scenario macro resta nel complesso favorevole. Preoccupa di più l’imprevedibilità di Trump. Per i portafogli opportunità nelle small cap.
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Uno scenario complesso in vista del prossimo anno per il rallentamento della crescita e il ritorno di Trump. Europa e Cina sono in frenata. E gli Stati Uniti, nonostante la resilienza, crescono sotto il potenziale. L’allentamento dei tassi proseguirà il prossimo anno, ma il fantasma dell’inflazione si riaffaccia sui mercati per il timore che le politiche ‘America first’ del nuovo inquilino della Casa Bianca abbiano impatti inflazionistici, costringendo la Fed a cambiare rotta. Ma le opportunità per i portafogli non mancano: l’azionario USA continua a essere il riferimento, quello europeo offre un punto di ingresso favorevole in particolare nelle small cap, mentre il reddito fisso può giocare un ruolo importante grazie al carry del credito.
Questa lo scenario macroeconomico e le idee di investimento in vista del 2025 secondo La Financière de l'Échiquier. La casa di gestione francese specializzata nella gestione di portafogli attivi ad alta convinzione, che lo scorso anno è entrata a far parte del gruppo LBP AM, ha presentato l’outlook e l’impatto sulle scelte di asset allocation durante un recente evento riservato alla stampa europea nella sede centrale di Parigi.
Uno scenario influenzato dalla politica
“Il processo di disinflazione è in corso nella maggior parte delle aree del mondo. Ciò consente alle banche centrali di continuare ad allentare i tassi. Ma il ritmo e l’entità dei tagli dipenderà dall’evoluzione del ciclo economico e dalle misure politiche”, afferma Olivier de Berranger CEO e Co-CIO di LFDE. Secondo l’esperto, la politica è in cima all’agenda dei rischi per i mercati il prossimo anno. L’elezione di Trump lascia molte incognite sui risvolti per l’economia statunitense e globale per l’imprevedibilità che contraddistingue il nuovo presidente. Per gli USA, il timore è che le politiche di controllo dell’immigrazione, i dazi e il taglio delle tasse riaccendano l’inflazione. Ma la politica è anche una fonte di incertezza sull’altra sponda dell’Atlantico: le due principali economie dell’Area euro, Germania e Francia, oltre ad attraversare una fase di difficoltà economica, vivono una fase di incertezza di governo.
Le incognite del Trump bis
“La nuova presidenza Trump sarà molto diversa dalla prima”, avverte de Berranger. “Quando è stato eletto nel 2016 per il primo mandato Trump non era così abituato come oggi al funzionamento politico degli Usa. Nella squadra di governo di allora vi erano ancora molti repubblicani, dei politici con un profilo più istituzionale. Al contrario, nelle nomine di questi giorni vi sono dei fedelissimi al tycoon sprovvisti di esperienze pregresse in grado di giustificare i ruoli che andranno a ricoprire. Le incognite sono molte. Trump e Musk assieme che potere avranno? Di quale entità saranno i dazi promessi contro la Cina e Europa? Cosa accadrà per l’Ucraina e il Medio Oriente? Ci sono molti interrogativi. Ma c’era da aspettarselo per l’imprevedibilità di Trump. La reazione a caldo dei mercati americani al voto è stata euforica, con il rally degli indici statunitensi. Nel breve periodo questo momentum positivo dovrebbe continuare, poi dal 20 gennaio quando Trump assumerà formalmente l’incarico le cose potrebbero cambiare nuovamente”, dice de Berranger. Anche perché, secondo l’analisi dell’esperto, i fondamentali economici della prima economia al mondo rimangono di per sé buoni, ma vi sono segnali di debolezza: “la crescita è resiliente, ma gli USA crescono sotto il potenziale. In più il mercato del lavoro si sta deteriorando”, dice il CEO e Co-CIO.
Fase critica per l’Europa
Ma secondo de Berranger, il principale sconfitto del 5 di novembre è l’Europa. La Germania non corre più prima e attraversa una crisi di governo. La Francia ha problemi di sostenibilità del debito pubblico e anch’essa un governo debole. In più, con l’arrivo di Trump cambierà la geopolitica e il ruolo degli USA in Ucraina. Inoltre, l’Europa appare in ritardo nell’innovazione e nell’IA, il trend che rappresenta la benzina nel motore delle mega cap USA. “L’Europa è in ritardo rispetto agli USA e alla Cina”, afferma de Berranger che per il 2025 prevede un rallentamento del manifatturiero globale, su cui pesa la flessione dell’industria europea. “Le prospettive per un rimbalzo dell’Europa sono deboli”, ammette. “La Bce ha agito con decisione nel tagliare i tassi prima della Fed, ma attualmente i tassi restano alti. I prezzi dell’energia, nonostante il calo significativo dai picchi del 2021-2022, rimangono alti. E la Cina, il maggiore compratore dell’export europeo, è in crisi”, spiega il CEO e Co-CIO.
Asset allocation
Lo scenario a tinte fosche per il Vecchio Continente spinge a una cautela verso le azioni del Vecchio Continente. “Il ciclo è piuttosto negativo, tutte le industrie cicliche sono in difficoltà. Il nostro consiglio è puntare sui settori difensivi, come ad esempio la sanità e il farmaceutico”, spiega l’esperto. L’azionario europeo offre però delle opportunità interessanti per le valutazioni basse. In particolare, l’attenzione della casa di gestione è sulle small cap europee. Il segmento delle aziende a piccola capitalizzazione è interessante anche negli Stati Uniti. “Le valutazioni rispetto alle large cap sono storicamente basse. Attualmente sono ai livelli della grande crisi finanziaria del 2008-2008”, analizza. “L’andamento delle small cap è legato alla salute dal sistema bancario perché necessitano di ampi finanziamenti per crescere, motivo per cui hanno faticato molto nel periodo della GFC”, dice de Berranger. “Ma oggi il settore finanziario è solido e ben capitalizzato, dopo gli sforzi fatti in questo senso negli ultimi anni. In particolare quello europeo. In più le small cap europee dovrebbero beneficiare dall’allentamento dei tassi. E soffrire meno anche per i dazi, perché sono meno legate all’export. Mentre, in America le small cap sono ben posizionate per le politiche di Trump di deregolamentazione, tagli delle tasse e focus sul mercato interno. La loro risposta è stata buona dopo il voto”, ammette.
L’azionario USA large cap resta interessante, ma le valutazioni elevate invitato a una maggiore diversificazione dei portafogli con una prospettiva globale. “Le valutazioni delle mega cap USA sono estremamente elevate, ma giustificate dalle previsioni sugli utili aziendali. Quindi attualmente non vi è un rischio di una bolla analoga a quella delle dot-com”, prosegue il CEO e Co-CIO. Infine, per la parte a reddito fisso dei portafogli l’interesse del gestore francese è sul credito, per il profilo rischio rendimento interessante, con una preferenza per l’investment grade.