A colloquio con le depositarie: la tokenizzazione degli asset

Sebastian Svenson Unsplash
Sebastian Svenson Unsplash

Il concetto di “crypto” ha guadagnato la scena della finanza mondiale. Un primo approccio al tema è emerso, anni fa, con l’ingresso dirompente delle criptovalute, bitcoin in testa, e con la familiarizzazione graduale del mercato con concetti come blockchain, token e crypto asset. Un nuovo modo di approcciare la finanza, legato a protocolli di trasmissione dei dati e a forme di accesso all’investimento alternative. Un tema che, inevitabilmente, si incrocia con l’attività delle depositarie che si preparano a cambiamenti non soltanto a livello normativo e di custodia degli asset tokenizzati, ma anche di organizzazione interna e di potenziamento dei servizi a valore aggiunto. Ne abbiamo parlato con Denis Dollaku, Country Head e membro dell’Executive Management Board, State Street International Bank GmbH – Succursale Italia; Arnaud Misset, Chief Digital Officer di CACEIS; e con Maurizio Tacchella, Direttore, Banca Depositaria, BFF Bank.

Dalle depositarie infrastrutture, servizi e prodotti in grado di stare al passo con un mondo che cambia

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Denis Dollaku (State Street Italia)

“L’interesse da parte dei gestori e degli investitori istituzionali per gli asset digitali continua a crescere e con esso si sta intensificando anche l’impegno delle banche depositarie nello sviluppo di un’infrastruttura finanziaria adatta a cogliere il potenziale della tokenizzazione degli asset che potrebbe portare ad aumento della liquidità, maggior trasparenza e transazioni più veloci”, afferma Denis Dollaku, Country Head Italy e membro dell’Executive Management Board di State Street Bank International GmbH. “L’avvento degli asset digitali e le diramazioni che questa rivoluzione avrà sull’industria e sulla società nel suo complesso, sono infatti troppo grandi per poter essere ignorate”. Per State Street uno degli obiettivi della banca depositaria “è proprio quello di favorire e supportare le innovazioni nell’industria, fornendo infrastrutture, servizi e prodotti in grado di stare al passo con un mondo che cambia costantemente: per questo motivo – prosegue Dollaku –, ormai quasi un anno fa abbiamo lanciato State Street Digital, una nuova divisione globale che ci permette di non essere meri osservatori ma di essere in prima linea nell’attuale evoluzione del settore verso la finanza digitale, ricoprendo un ruolo attivo. Ad un anno dal lancio, non potremmo essere più soddisfatti dei progressi compiuti fino ad adesso; il passo più recente è stato l’accordo di licenza con Copper.co, sulla cui tecnologia State Street Digital farà leva per sviluppare e, previa approvazione da parte delle autorità di regolamentazione e di altri enti, lanciare un’offerta di servizi di custodia di asset digitali che consentirà ai clienti istituzionali di custodire e depositare i loro asset digitali in uno spazio protetto gestito da State Street”.

Il Country Head sottolinea come lo sviluppo di ulteriori partnership strategiche “ci permetterà di delineare una nuova struttura finanziaria in grado di includere la tokenizzazione degli asset, allo scopo ultimo di facilitare l’accesso di gestori e investitori verso un nuovo modo di vivere e gestire gli investimenti. La tokenizzazione infatti offre la possibilità di investire in nuove asset class o di cambiare le dinamiche delle asset class tradizionali, una volta che queste vengono trasposte nella blockchain. Nel contempo, possedere asset digitali sulla blockchain permetterà ai gestori di tracciare con più attenzione i cambiamenti nei modelli di investimento e di ottenere informazioni migliori e più veloci. Proposte più radicali riguardano la digitalizzazione della struttura generale di un fondo, rendendo così più facile per gli investitori la creazione di un portafoglio su misura in base al loro profilo di rischio-rendimento”.
A livello europeo State Street sta monitorando i cambiamenti regolamentari applicabili ai security token, “quali ad esempio il Regolamento MiCa e DLT Pilot Regime”. Mentre sul mercato italiano “partecipiamo attivamente ai gruppi di lavoro in Assogestioni per facilitare i cambiamenti regolamentari che consentano di sfruttare i benefici del nuovo ecosistema. Nell’ambito di tali laboratori tecnici che coinvolgono l’industria del risparmio gestito, stiamo infatti lavorando per identificare le opportunità legate alla tokenizzazione e le evoluzioni del nostro business, confermando quindi l’impegno di State Street in termini di ‘thought leadership’ nel mercato locale”.

Tokenizzazione degli asset? La naturale estensione dei servizi di depositario e custodia

Arnaud Misset
Arnaud Misset (CACEIS)

“Anche se già da qualche anno sentiamo parlare di token nel settore della finanza tradizionale con le criptovalute (BTC, ETH, e così via), ora vediamo chiaramente uno spostamento della domanda di mercato verso titoli tokenizzati”, a descrivere il movimento in atto è Arnaud Misset, Chief Digital Officer di CACEIS che sottolinea come, dal punto di vista del depositario, la tokenizzazione degli asset rappresenti “la naturale estensione dell’offerta di servizi di depositario e custodia e dei servizi agli emittenti, ma ha significative implicazioni anche dal punto di vista IT, Operations, Rischio e Compliance”. A questo proposito, occorre ricordare che gli asset digitali sono gestiti e distribuiti grazie alla blokchain. “La prima domanda che è necessario porsi – afferma Misset –, è quale tipo di blockchain utilizzare, privata o pubblica, e poi quale protocollo, Ethereum, Thezos o altri. La conseguenza diretta per il depositario è l’implementazione di una soluzione che sia indipendente dalla tecnologia sottostante e che quindi possa essere connessa a tutte”. Un secondo punto su cui soffermarsi riguarda i sistemi IT da utilizzare e il loro livello di sicurezza e solidità. “È ormai assodato che il tema principale, nella prospettiva dell’attività di custodia, è la gestione delle chiavi private, ma riguardo ai titoli tokenizzati emerge la questione delle azioni corporate e dei relativi smart contract. Questo significa che in termini di sistemi IT da implementare non si tratta soltanto di offrire un mix di HSM (hardware security module, anche chiamato ‘wallet hardware’) e un ulteriore livello di MPC (multisignature), ma anche di assicurarne la conformità sin dalla progettazione in relazione ai requisiti e alle esigenze di banking”. A queste necessità occorre sommare anche la questione dell’assetto operativo: “I team si dovranno occupare sia di titoli tradizionali sia di quelli tokenizzati. Questo innesca non solo nuovi processi ma anche la necessità di riconciliare gli asset e fornire al cliente la relativa reportistica in maniera tale da permetterne una visione globale”.   

In ultimo, sottolinea Misset, “il valore degli asset tokenizzati potrà essere colto pienamente soltanto con l’emergere di un mercato secondario e di mercati regolamentati (al momento, tuttavia, si tratta di una prospettiva poco probabile): ecco che di nuovo i depositari ricopriranno un ruolo cruciale nel garantire ai propri clienti l’accesso al mercato e la gestione dell’attività di due diligence”. In breve, i depositari devono posizionarsi nel campo degli asset tokenizzati, offrendo così continuità e omogeneità rispetto all’offerta di servizi. E appunto per rispondere alle nuove esigenze della clientela, “CACEIS ha lanciato il progetto DigitalAssetsFactory, con l’obiettivo di garantire la custodia di asset digitali e token per fornire servizi di custodia ed emissione di asset digitali con una soluzione scalabile indipendente che possa servire da banco di prova. Questa iniziativa – conclude l’esperto – è attualmente condotta con clienti e digital asset selezionati. La nostra ambizione è quella di raggiungere una soluzione digitale per estendere la nostra offerta e gestire sia gli asset tradizionali sia quelli digitali”.

La prima fase di uno sviluppo che si concretizzerà nel tempo

Maurizio Tacchella 300200
Maurizio Tacchella (BFF)

Per Maurizio Tacchella, direttore Banca Depositaria, BFF Bank, quella degli asset tokenizzati è “una tematica importante e sicuramente attuale”. L’esperto riporta che da diversi mesi la banca guarda con interesse “alla tokenizzazione non soltanto degli asset ma anche delle quote di fondi in circolazione, nell’ottica dello sviluppo di servizi specifici di banca depositaria per fondi che investono in cripto asset”. L’intento è quello di rispondere alle richieste del mercato, in qualità di soggetto che svolge i controlli nel rispetto degli obblighi normativi previsti dal Legislatore, integrandoli anche con servizi a valore aggiunto.

“Contestualmente – continua Tacchella – abbiamo anche approfittato dei laboratori aperti in Assogestioni ,che vedono coinvolte alcune società di gestione del risparmio e, tra queste, anche una importante SGR che con BFF sta supportando attraverso analisi e riflessioni il processo di definizione di tokenizzazione degli asset e delle quote in circolazione”.  Secondo Tacchella, quella in atto è soltanto una prima fase di uno sviluppo che andrà concretizzandosi noi prossimi anni, dal momento che “soprattutto nell’ambito dei fondi FIA sta già emergendo un forte interesse”. Il tutto, ovviamente “deve essere supportato da una normativa che al momento non è ancora definita e che il legislatore dovrà esplicitare nelle sue linee guida”.

Il riferimento va al progetto di Regolamento UE sulle Cripto Attività ((Markets in Crypto-Assets - MiCA) avviato in sede europea all’interno del tavolo di lavoro sulla Digital Finance Strategy. “Non ci aspettiamo questo sviluppo in tempi brevi”, conferma Tacchella, riguardo alla normativa che dovrebbe vedere la luce nel 2024. Tuttavia i lavori allo stato attuale vedono coinvolti non soltanto gli organismi legislativi europei “ma anche gli organi di vigilanza locali, nel nostro caso Banca d’Italia e Consob, nell’intento di identificare il processo più efficace volto a mitigare i rischi operativi derivanti da asset che sono particolarmente volatili e che quindi oggi, in qualche modo, presentano dei rischi sottostanti elevati”.