Asset allocation: perché il modello 60/40 è ancora valido

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Simone Rosti. Foto concessa (Vanguard)

CONTRIBUTO a cura di Simone Rosti, head of Italy and branch manager di Vanguard. Contenuto sponsorizzato da Vanguard.

Mentre l'economia globale si sta riprendendo dall'impatto della pandemia da Covid-19, alcuni investitori mettono in discussione l’efficacia di un portafoglio bilanciato in azioni e obbligazioni, compreso il classico modello 60/40, considerando, in particolare, la fase di debolezza che le obbligazioni attraversano a causa dell’aumento dell’inflazione e delle aspettative sui tassi di interesse. Sebbene i tassi obbligazionari rimangano vicini ai minimi storici, dall'agosto 2020 hanno registrato una tendenza al rialzo a causa del calo dei prezzi. La pressione al ribasso sui prezzi delle obbligazioni deriva dai recenti dati macroeconomici. I dati sull'inflazione globale sono aumentati in tutti i mercati chiave nella prima metà del 2021, spingendo i mercati a prevedere un aumento anticipato dei tassi di interesse da parte delle banche centrali.

Secondo i nostri economisti non ci sarà un aumento prolungato dell'inflazione in Europa e il ritmo dei rialzi dei tassi di interesse resterà graduale. Detto questo, rimangono le preoccupazioni sul mantenere un'allocazione di portafoglio fissa sull’obbligazionario governativo, dato che i prezzi scenderanno con l’aumentare dei tassi. È importante però ricordare che la ragione principale per detenere obbligazioni in un portafoglio multi-asset a lungo termine è quella di diversificare l'esposizione dell'investitore agli shock del mercato azionario.

Ammortizzatori degli shock azionari

La nostra analisi dei mercati negli ultimi 20 anni non solo conferma l'esistenza di una correlazione negativa tra azioni e obbligazioni globali, ma mostra anche che più a lungo i mercati azionari scendono, più è probabile che le obbligazioni svolgano un ruolo stabilizzante all’interno di un portafoglio2. Questo indipendentemente dal livello dei rendimenti obbligazionari. Vi sono alcuni casi in cui le obbligazioni hanno perso valore in linea con le azioni.

Secondo la nostra ricerca questo è accaduto in circa il 30% dei casi, ma si è generalmente trattato di fattori transitori piuttosto che sistemici. Una volta dato il tempo necessario ai mercati per incorporare le risposte di politica monetaria, si ristabilisce la relazione inversa tra obbligazioni e azioni.

L’aumento dei tassi di interesse potrà zavorrare i rendimenti?

Per gli investitori preoccupati dalla perdita di valore delle proprie posizioni obbligazionarie, guardare al ritorno totale piuttosto che al ritorno dei prezzi è più appropriato, nel lungo periodo. In un contesto in cui ci si attende un aumento dei tassi gli investitori soffrono a breve termine per ottenere un guadagno nel lungo termine. Questo perché quando i tassi di interesse aumentano, il ritorno della cedola e quello del prezzo tendono a muoversi in direzioni opposte, compensandosi. Ci aspettiamo che i portafogli obbligazionari di tutti i tipi e su tutte le scadenze ottengano guadagni vicini ai loro attuali livelli di rendimento.

Non esiste il Silver Bullet

Gli investitori che vogliono assumere un rischio maggiore, alla ricerca di guadagni più elevati possono adeguare di conseguenza il rapporto tra azioni e obbligazioni nel loro portafoglio. In un contesto economico con tassi ridotti, la soluzione non consiste nel battere il modello 60/40, ma nel trovare la giusta asset allocation che possa dare agli investitori buone probabilità di raggiungere i propri obiettivi nel modo più efficiente. L'ultima cosa che gli investitori dovrebbero fare è abbandonare i principi di una buona asset allocation.


1 Fonte Bloomberg: dati tra il 4/1/2021 e il 27/08/2021

2 Renzi-Ricci. G e Lucas Baynes, "Hedging equity downside risk with bonds in the low-yield environment", Vanguard Research, Gennaio 2021.