L’opinione di Denis Dollaku (State Street): assicurazioni, l’outsourcing delle attività non core richiede scalabilità, sicurezza e tecnologia

Denis Dollaku country head Italy
Denis Dollaku country head Italy

Contributo a cura di Denis Dollaku, country Head Italy e membro dell’Executive Management Board di State Street Bank International GmbH.

L’industria del risparmio gestito in Italia mostra una continua crescita, come confermano i dati più recenti di Assogestioni, secondo cui la raccolta dei primi nove mesi dell’anno ammonta a 70 miliardi di euro, il miglior risultato dal 2017, di cui quasi 50 miliardi in fondi a lungo termine, per la maggior parte (oltre l'87%) azionari o bilanciati. Una quota consistente della nuova raccolta (circa €49 miliardi) è confluita in fondi cross-border, cioè fondi esteri distribuiti a clienti italiani o detenuti in mandati patrimoniali italiani. Oggi il patrimonio gestito complessivo ha raggiunto quota 2.544 miliardi di euro, di cui 1.310 miliardi investiti in gestioni collettive e 1.233 miliardi in gestioni di portafoglio.

Nonostante questo quadro positivo per il settore, oggi il mondo dei servizi d'investimento sta subendo una pressione significativa a causa dell'effetto combinato di diversi fattori, come i tassi d'interesse negativi, la ricerca di rendimento e la necessità di raggiungere una massa critica adeguata per gestori e investitori, che hanno contribuito ad alimentare la pressione sui margini in tutto il processo d'investimento. Una naturale conseguenza di questa situazione di stress è la duplice tendenza verso il consolidamento, da un lato, e l’aumento degli investimenti in tecnologia, imprescindibili per competere in un mondo dominato dai dati.

Se però per anni gli asset manager si sono concentrati sull'acquisizione di competenze complementari, acquisendo altri gestori o portando in-house team di specialisti per soddisfare le esigenze dei loro clienti, oggi è evidente che l’integrazione efficiente delle risorse richiede una adeguata infrastruttura tecnologica. Insieme alle pressioni regolamentari, questo ha spinto i gestori a concentrarsi su aree non-core e, al tempo stesso, i sistemi IT altamente stratificati hanno ostacolato l'estrazione e l'elaborazione dei dati. Questa crescente complessità ha avuto l’effetto di distrarre l'attenzione di chi investe dal suo obiettivo chiave, la generazione di alpha.

Allo stesso tempo, è chiaro che l’armonizzazione dei tradizionali servizi di banca depositaria, in primis la custodia, ha richiesto un impegno notevole alle depositarie stesse, al fine di i) accorciare la catena dei servizi di custodia, ii) creare connessioni tra emittenti e investitori offrendo trasparenza sulla gestione dei dati (in particolare alla luce dell’evoluzione del framework ESG) e iii) implementare la regolamentazione CSDR sull’armonizzazione del ciclo di compensazione (settlement).

Per far fronte a questo contesto sempre più sfidante, abbiamo ritenuto che il ricorso alla tecnologia fosse la migliore soluzione e abbiamo creato AlphaSM, che riunisce software e servizi in un'unica piattaforma aperta e modulabile in grado di gestire l'intero processo di investimento, il c.d. front To back, automatizzando i flussi di lavoro e semplificando l’attività operativa dei nostri clienti.

Uno strumento di questo tipo può potenzialmente supportare un ampio numero di attori lungo tutto il processo di investimento, tra cui le compagnie di assicurazione, sempre più orientate verso la ricerca di partner a cui affidare l’outsourcing dei loro processi.

Oggi possiamo affermare che la priorità di crescita per gli operatori del settore assicurativo proviene dall’interno del mercato, caratterizzato dalla compresenza di alcuni fattori critici: da un lato i tassi bassi, che secondo un nostro recente studio1 si collocano al terzo posto tra le minacce per la crescita percepite dagli assicuratori a livello globale e spingono verso la ricerca di rendimenti attraverso l’espansione dell’operatività in nuove asset class, con conseguente necessità di ripensare i modelli operativi, ridurre le spese e avere la capacità di gestire investimenti alternativi. Dall’altro l’impatto del COVID-19, considerato dal 49% dei partecipanti all’indagine come il principale elemento di rischio per le compagnie, capace di innescare una nuova ondata di pressioni normative e fiscali.

Non è quindi sorprendente che il settore sia esposto a dinamiche di consolidamento del tutto analoghe a quelle che interessano il mondo del risparmio gestito. Anche questo trend trova riscontro nel nostro sondaggio, secondo cui il consolidamento è un obiettivo primario per le compagnie assicurative, specialmente attraverso fusioni e acquisizioni. In particolare, quasi la metà degli assicuratori a livello globale prevede che la propria società intraprenderà fusioni e acquisizioni nei prossimi 12 mesi.

Un’altra importante conseguenza degli eventi recenti sul settore assicurativo è il modo in cui le società gestiscono i rapporti con i loro provider. Il nostro studio rileva che nelle Americhe e nella regione APAC è più sentita la necessità di aggregare i partner di outsourcing in pochi selezionati partner strategici, mentre per l’area EMEA gli assicuratori intervistati prevedono un aumento dell’esternalizzazione già a partire da quest’anno, in primis nel Regno Unito e nei Paesi Bassi.

Ma quali sono i fattori chiave nello scegliere i partner in outsourcing di attività non-core? Il nostro studio ne identifica tre: resilienza, dimensione aziendale e solidità finanziaria. L’esperienza pandemica ha infatti reso evidente l’importanza di saper operare efficacemente durante una situazione di crisi, offrendo di più con meno risorse. Il ruolo di un partner strategico in grado di garantire scalabilità, sicurezza e tecnologia in un contesto volatile diventa dunque fondamentale per soddisfare le esigenze in continua evoluzione delle compagnie assicurative.


1The Insurance Outlook for 2021, disponibile al seguente link: https://www.statestreet.com/ideas/articles/insurance-outlook-for-2021.html.