Stefano Battel, foto Gianni Strizzolo per FundsPeople
I dati macro e le incertezze geopolitiche si riflettono sui mercati mondiali. Ancora “calma relativa” per gli USA, ritrovato risk on per la zona euro, di più difficile lettura i mercati asiatici. Contributo a cura di Stefano Battel, Cherry Bank.
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I recenti dati provenienti dalle indagini PMI, compresi i numeri flash di ottobre, hanno evidenziato come la crescita economica sia ostacolata dall’aumento dell’incertezza geopolitica. A ottobre l’attività delle imprese ha registrato una contrazione per il secondo mese consecutivo nell’Eurozona portando i mercati a speculare sulla possibilità che la BCE potesse decidere per un taglio di 50 punti base a dicembre in presenza di segnali di difficoltà dell’economia, ipotesi prontamente riprezzata dopo i dati sull’inflazione usciti superiori alle attese, oltre che alla stima anticipata del PIL del terzo trimestre, che non ha confermato il quadro di debolezza mostrato dalle indagini PMI generando un certo grado d’incertezza.
Un’area che ha mostrato maggiore resilienza è l’economia dei servizi degli Stati Uniti: sebbene si sia verificato un ulteriore calo della produzione manifatturiera in ottobre, il settore continua a trainare la crescita economica. Ad ogni modo, a ottobre anche negli USA, le indagini PMI hanno rivelato un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro, con le aziende meno propense ad assumere, causa prospettive economiche poco chiare.
Indicatore di Stress sui mercati finanziari
Al di là del contesto di incertezza macro e delle crescenti escalation in Medio Oriente, che potrebbero coinvolgere più direttamente gli Stati Uniti o destabilizzare il mercato del petrolio, per i mercati americani viene confermato il momento di relativa “calma”. Nonostante un lieve aumento rispetto alla precedente lettura, l’indicatore elaborato da Cherry Bank su dati Bloomberg, che misura il grado di turbolenza dei mercati, si attesta ancora all’interno della “banda di sicurezza”, convalidando una certa appetibilità dell’area.
Mercati asiatici
Di più difficile lettura il segnale giunto dai mercati asiatici. Se a livello quantitativo ravvisiamo una situazione molto simile alla macroarea precedente, con anzi l’indicatore che mette a segno un poderoso calo, la regione rimane particolarmente vulnerabile alle tensioni geopolitiche tra Cina e Stati Uniti, al rallentamento della crescita di quest’ultima, oltre che all’ormai ben nota debolezza del mercato immobiliare e ai ridotti investimenti del settore privato. Il Dragone risulta infatti il maggiore de-contributore dell’indicatore.
Ritrovato risk on per i mercati del Vecchio Continente, che traggono beneficio dagli afflussi giunti nell’area.
Situazione globale
Da monitorare, infine, la situazione a livello globale. Sebbene le indicazioni che ci giungono segnalino una stabilità a livello di variazione assoluta (compresa tra -20% e +20%), si iniziano a notare dei cambi a livello di correlazione, probabilmente dettati da riposizionamenti settoriali.