Bond tematici, continua il predominio dei green bonds

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Commento a cura di Enrico Lo Giudice, research associate di MainStreet Partners.

Dopo anni di relativa calma sul fronte dei tassi di interesse, segnati principalmente dall’alleggerimento quantitativo e dalle politiche macroprudenziali, il rinnovato attivismo delle più importanti Banche centrali del mondo ha rimesso queste ultime al centro della scena economica e finanziaria per tutto il secondo trimestre del 2018. Questa volta non più con gli annunci delle fondamentali misure di supporto lanciate dopo la grande crisi finanziaria del 2008, ma con notizie legate ai rialzi dei tassi presenti (Federal Reserve) o di prospettiva (Banca centrale europea). E mentre la Fed è ormai indirizzata su un graduale percorso di stretta monetaria, la Bce ha annunciato la fine del Qe per dicembre 2018: una posizione cauta volta da un lato a stabilizzare i rendimenti, sia dei Paesi core che periferici, dall’altro a contenere l’inflazione di base, soggetta di recente a una forte volatilità, anche su orizzonti mensili. In questo complesso contesto di mercato, quale è stato l’andamento delle obbligazioni tematiche, i cosiddetti green, social e sustainability bond?

Partendo dai sustainability bond, il secondo semestre ha visto emissioni per un ammontare pari a 1,2 miliardi di dollari, dopo i 3,6 miliardi del primo trimestre: un totale da inizio anno pari a 4,8 miliardi. Ci aspettiamo per la seconda parte dell’anno un’accelerazione, sia in termini di volumi del debito emesso, sia in termini di emittenti. Sono 23 gli emittenti riconosciuti dall’ICMA (International Capital Markets Association), di cui 13 in Europa. Caratteristica di queste obbligazioni è che i capitali raccolti sono destinati a finanziare progetti e attività per la mitigazione dei cambiamenti climatici, la realizzazione di infrastrutture sostenibili e sociali, la ristrutturazione di edifici pubblici, l’accesso ad acqua potabile, la protezione delle risorse naturali, per fare alcuni esempi.

Nel secondo trimestre si è osservata una crescita molto significativa delle emissioni di social bond, attestatesi a 2,1 miliardi di dollari (vs. 1,5 miliardi nel trimestre precedente). I bond con finalità sociali sono emessi per finanziare e rifinanziare strutture pubbliche, in particolare nell’ambito dell’istruzione, della sanità e dell’housing sociale; a sostenere investimenti in organizzazioni che favoriscono la parità di genere; a supportare il microcredito. Anche in questo caso, gli emittenti europei (ben 9) la fanno da padrone, mentre a livello di tipologia, predominano le istituzioni finanziarie e le banche di sviluppo, che contano per 11 dei 15 emittenti in linea con i requisiti individuati dall’ICMA.

La nostra ricognizione termina con i green bond, obbligazioni destinate a finanziare progetti di efficientamento energetico, di mitigazione dei cambiamenti climatici, di gestione sostenibile delle acque, o destinati a supportare l’economia circolare o le energie rinnovabili. In base ai green bond principles dell’ICMA, possiamo annoverare 159 emittenti di obbligazioni verdi. In questo caso, la distribuzione geografica degli emittenti è più variegata, con 87 localizzati in Europa, 33 in Asia, 29 in America, 7 enti sovranazionali, 2 in Australia e 1 in Africa. Anche a livello di tipologia di emittenti si segnala una maggior diversificazione: oltre a 71 corporate, vi sono 57 istituzioni finanziarie, 19 autorità locali, 3 enti di sviluppo internazionali, 6 Stati sovrani e 3 agenzie sovranazionali. Nel secondo trimestre del 2018 sono stati emessi 44 miliardi di dollari di obbligazioni green.

All’interno del mercato delle obbligazioni tematiche, ci sono poi alcune emissioni particolarmente interessanti, su cui vale la pena richiamare l’attenzione. In Asia è stato infatti lanciato il primo sustainability bond, da parte di Bank of China, per un importo di 3 miliardi di dollari di Hong Kong (380 milioni di dollari statunitensi). Il bond è destinato a finanziare progetti legati a infrastrutture sostenibili e alla creazione di abitazioni accessibili. Un altro caso interessante è quello della New York City Housing Development Corporation, che ha lanciato un programma di obbligazioni sostenibili per un totale di 625,5 milioni di dollari. I capitali raccolti saranno utilizzati per finanziare/rifinanziare mutui per la costruzione di abitazioni per fasce di reddito basse/medio-basse.

Da segnalare infine il secondo green bond lanciato dalla più grande banca del mondo, Industrial and Commercial Bank of China (ICBC): nel dettaglio, si tratta di un programma di emissioni in 3 tranche, per un totale di 1,6 miliardi di dollari. ICBC ha già identificato una serie di progetti per un valore pari a 3,7 miliardi di dollari che riguarderanno per il 54,6% trasporti puliti e il restante 45,4% il settore dell’energia rinnovabile.

Questi dati evidenziano come il mercato delle emissioni tematiche sia dominato dai green bond, segmento in cui l’Europa ha un ruolo da pioniere: le istituzioni del Vecchio continente, insieme ad alcuni Stati (in particolare Francia e Germania), hanno dato un forte impulso al tema della finanza sostenibile, di recente per esempio con l’Action Plan della Commissione europea. Questa attenzione si catalizza in programmi di emissioni di Green Bond da parte di Stati (Francia) e di banche di sviluppo e promozione (una tra tutte, la tedesca KfW). Vi è però un potenziale nuovo trend che viene da oltreoceano: l’emissione di Green Bonds da parte delle municipalities statunitensi, che potrebbero aumentare significativamente in termini di volume.

Il dominio dei green bond può essere spiegato da alcuni fattori: la semplicità di emissione di questi strumenti e la loro trasparenza; la track record di oltre 6 anni, rispetto a emissioni social e sustainable molto più “giovani”; l’esistenza di fondi di investimento dedicati ai green bond, ancora più numerosi rispetto ai fondi che integrano nei loro processi di investimento la selezione di social e sustainability bonds.