Capire il rischio e la volatilità

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Sui mercati finanziari si definisce volatilità la misura dell’incertezza circa l’andamento dei corsi azionari.Tanto maggiore è la volatilità che caratterizza il prezzo di un titolo azionario, tanto più ampia è l’oscillazione che esso stesso può registrare, in aumento o in diminuzione, in un definito orizzonte temporale. In questo senso la volatilità è intesa come una misura del rischio di un investimento, poiché l’oscillazione del prezzo di un titolo incide direttamente sul rendimento che l’investitore può conseguire attraverso la dismissione dello stesso titolo presente nel proprio portafoglio. Di conseguenza ad oscillazioni ampie del prezzo possono corrispondere profitti o perdite altrettanto importanti. Maggiore, dunque, ne risulta il rischio associato.

In virtù di quanto sopra è fondamentale per un investitore, quindi, tenere in assoluta considerazione questa misura di rischio dell’investimento che si accinge ad effettuare. Se proviamo ad osservare alcune serie storiche azionarie, in particolare le serie relative ai rendimenti che hanno registrato nel tempo, possiamo notare come ad esempio mostrino un’alternanza di periodi caratterizzati da osservazioni a varianza bassa cui ne seguono altri caratterizzati, invece, da varianza alta. Questo fenomeno noto come volatility clustering, è una delle constatazioni empiriche che sono alla base delle teorie che considerano i mercati finanziari come inefficienti, caratterizzati da sostanziale asimmetria informativa. 

Presupporre quanto appena sostenuto, fa pensare alla possibile presenza di una certa “persistenza della volatilità che rappresenterebbe un fatto di notevole importanza per quanti, occupandosi di finanza, debbono affrontare problemi di asset allocation”.

Nella figura riportata, la serie storica dei rendimenti registrati dall’indice Nasdaq dal gennaio 2000 al febbraio 2005, modificata applicando agli stessi un esponente quadratico che meglio rende graficamente il fenomeno dei “grappoli di voltatilità” (volatility clustering). Ma vi sono anche altre caratteristiche della volatilità che potrebbero essere utili per familiarizzare con questo indicatore di rischio: la volatilità storica e quella attesa. Con la prima definizione ci si riferisce alla volatilità fatta registrare in un preciso arco temporale da un titolo, da un indice, o più in generale da un qualsiasi asset finanziario. Con la seconda, invece, ad una stima futura del medesimo valore. Misura della volatilità ne sono la deviazione standard (indice statistico che ci permette di misurare la dispersione dei valori registrati rispetto alla loro media di riferimento) e la varianza (scarto quadratico medio dei valori registrati rispetto alla media). 

In generale è bene ricordare che rischio e volatilità non sono affatto sinonimi e che, data la complessità di tali indicatori, è preferibile evitare superficiali interpretazioni “fai da te” al riguardo.