Draghi sorprende i mercati

Fiorini
Fabrizio Fiorini

Commento a cura di Fabrizio Fiorini, direttore investimenti di Pramerica SGR

La BCE ha annunciato una serie di azioni di politica monetaria che, per alcuni aspetti, ha sorpreso il mercato. Ha anche abbassato le stime di crescita e di inflazione, sia per il 2019 che per il 2020. Le azioni annunciate sono quattro:

mantenere i tassi di interesse ufficiali fermi, almeno fino a fine 2019 e, comunque, per tutto il tempo necessario al fine di garantire la convergenza del tasso di inflazione verso un livello inferiore, ma prossimo al 2%;

continuare a reinvestire totalmente quanto proveniente dalla scadenza dei titoli detenuti in bilancio in seguito al Quantitative Easing;

lanciare una serie di nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO – III, biennali con l’ultima con scadenza a marzo 2023) per il sistema bancario, al fine di garantirne il funzionamento come canale di trasmissione all’economia delle azioni di politica monetaria. Le operazioni intendono spingere le banche a concedere credito;

√ continuare a dare piena allocazione alle richieste di finanziamento a tasso fisso, almeno fino a marzo 2021.

Inoltre, sono state ridotte le stime di crescita per il 2019 dal +1,7% al +1,1% e, marginalmente, anche per il 2020.

La BCE non si aspetta che il target di inflazione sia raggiunto, almeno fino al 2021. Il presidente della BCE, Draghi, ha sottolineato come la revisione delle stime e le conseguenti azioni di politica monetaria siano frutto, principalmente, di fattori esterni all’area Euro, laddove invece si segnalano, a supporto dell’economia dell’area, una tenuta del mercato del lavoro, una continuazione della crescita dei salari e condizioni finanziarie favorevoli. I fattori esterni sono da ricondurre tendenzialmente a quelli relativi alla geo-politica, al protezionismo e alla vulnerabilità delle economie emergenti, elementi collegati in particolare alla guerra commerciale tra USA e Cina. Da questo punto di vista, entro fine marzo potrebbero esserci notizie di un accordo che sarebbe di sollievo anche per l’area Euro.

Altri fattori specifici dell’Eurozona, che hanno fatto sentire il loro effetto negativo sull’economia nei mesi recenti, stanno diventando meno rilevanti. Le azioni annunciate aggiungono, o prolungano, lo stimolo monetario all’economia; pur non essendo una cura (e Draghi ha ribadito per l’ennesima volta la necessità di riforme che aumentino la produttività dell’area), rappresentano un sostegno importante, per l’economia e per i mercati. Sebbene possa apparire in contraddizione con quanto Draghi annunciava nei meeting precedenti (un po’ come il presidente della FED, Powell, aveva fatto a gennaio), quanto annunciato dopo il meeting di marzo è coerente con un comportamento della Banca centrale dipendente dai dati sull’andamento dell’economia dell’Eurozona e aumenta il grado di flessibilità della risposta della BCE alle necessità dell’economia dell’area. Questo vuol dire che, se le condizioni dovessero continuare a peggiorare, la BCE potrà porre in essere un maggiore stimolo. Inoltre, con questi annunci Draghi sta garantendo liquidità e accesso al credito anche dopo il termine del suo mandato.

L’aspetto più preoccupante per gli investitori, in questo momento, è che l’economia dell’Eurozona mostra di avere ancora bisogno del sostegno della politica monetaria della BCE. Il timore è che il rallentamento possa essere più forte del previsto, anche di quanto previsto dalla stessa BCE. Poi, ci sono una serie di implicazioni per le asset class, ad esempio, un periodo prolungato di politica monetaria espansiva, come quello che si prefigura, penalizza la redditività di settori importanti del mercato azionario (banche, assicurazioni); contemporaneamente, però, rilassa l’atteggiamento degli investitori verso quelle asset class che offrono un buon rendimento (titoli della periferia, corporate) e che continueranno a essere ricercate.

In conclusione, le principali banche centrali sembrano ora coordinate nel mantenere il proprio sostegno all’economia in una fase di rallentamento; siamo probabilmente nella fase acuta, sia per quanto riguarda i dati macro, sia per quanto riguarda gli indicatori sulla fiducia. Il newsflow potrebbe, però, cominciare a migliorare (accordo sulla guerra commerciale, primi effetti delle politiche espansive sull’economia della Cina, possibile accordo sulla Brexit).