È giunta l’ora dell’obbligazionario?

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Donato Savatteri, immagine ceduta (T. Rowe Price)

Contributo a cura di Donato Savatteri, head of Southern Europe, T. Rowe Price. Contenuto sponsorizzato.

Le economie stanno finalmente iniziando a riemergere dallo shock da Covid-19, con le campagne vaccinali che proseguono spedite in tutto il mondo, il mercato del lavoro in ripresa e i vari piani di crescita che anticipano un’ondata di nuovi investimenti. Le prospettive per la seconda metà dell’anno appaiono dunque rosee, sebbene ci troviamo ancora nella fase di coda di questa crisi pandemica, una crisi che sul fronte finanziario è stata tanto scioccante quanto controintuitiva, con le Borse in salita praticamente continua già dallo scorso anno. Questa euforia ha spostato enormi masse di liquidità verso il mercato azionario nei mesi passati, ed è altresì vero che i bond stanno attraversando un momento delicato, con rendimenti bassi o negativi in molte economie avanzate e il potenziale rialzo dei tassi di interesse che incombe. Detto questo, a nostro avviso, le obbligazioni restano un’asset class fondamentale per i portafogli, in funzione sia difensiva che di diversificazione.

Non solo, questa può essere l’ora dell’obbligazionario, fatte alcune considerazioni. Sarà proprio questo il fulcro della conferenza digitale che terremo venerdì 11 giugno alle 10:00 insieme a tre dei nostri maggiori esperti nel fixed income, parte del nostro team dedicato di oltre 227 professionisti degli investimenti, che nel complesso gestisce oltre 270 miliardi di dollari di asset obbligazioni¹, per comprendere meglio come è stata affrontata la pandemia e quali sono le prospettive di questa asset class che si è tenuta nell’ombra negli ultimi mesi.

In particolare interverranno Arif Husain, Head of International Fixed Income e gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV Dynamic Global Bond, una strategia globale unconstrained, Mike Della Vedova, co-gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV Global High Income Bond Fund incentrato sui mercati globali ad alto rendimento, e del fondo T. Rowe Price Funds SICAV European High Yield Bond Fund, e David Stanley, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV Euro Corporate Bond Fund, focalizzata su tutti i livelli della struttura di capitale delle società europee.

Proprio Husain di recente ha affermato di aspettarsi che la ripresa economica globale acceleri nei prossimi mesi, supportata da politiche monetarie ultra-accomodanti, politiche fiscali espansive, diffusione dei vaccini e riaperture delle economie. Questo scenario dovrebbe sostenere la propensione al rischio degli investitori, mentre i rendimenti obbligazionari delle economie avanzate probabilmente resteranno sotto pressione, soprattutto sulle scadenze più lunghe. "Monitoreremo questi sviluppi attentamente, tenendoci pronti ad agire in caso di segnali di inversione di questi temi", ha sottolineato. I fattori di rischio, infatti, non mancano e tra i potenziali venti contrari per i bond emergono i timori legati alla possibile fine del QE e l’inizio di un ciclo di inasprimento monetario, alle spinte inflattive in corso e all’espansione dei deficit fiscali.

Di conseguenza, sono cinque i temi da monitorare che Husain e il team obbligazionario hanno individuato per navigare il fixed income in questo scenario di incertezza: l’aumento dei rendimenti dei bond, l’evidenza di pressioni reali sui prezzi, le opportunità date da alcuni ‘rifugi durevoli’, cioè da mercati meno correlati e sensibili al sell-off sui tassi core, i benefici della diversificazione e la gestione della duration.

Per i nostri esperti, le opportunità sul fronte obbligazionario esistono eccome, ma la selettività, basata su un approccio rigoroso di analisi dei fondamentali e di integrazione dei fattori ESG, è diventata ancora più cruciale. E lo è nel credito corporate europeo ad esempio, dove secondo Stanley “risultati più solidi sul fronte degli utili societari e un outlook in miglioramento dal punto di vista della pandemia potrebbero portare a ulteriori upgrade creditizi e a un calo dei default”. Ma anche sui mercati High Yield che offrono ancora spread di circa il 4% rispetto ai governativi e, in un contesto di aumento dei rendimenti dei Treasury, hanno tenuto bene e la cui qualità è aumentata sia in Europa che negli Usa, a fronte di un rischio di duration inferiore e di un calo dei tassi di default. “L’high yield è ben posizionato rispetto ad altri segmenti del fixed income e offre profili di duration più bassi in confronto ad aree di qualità maggiore. I benefici di diversificazione del nostro approccio, così come il nostro processo rigoroso di ricerca sui fondamentali, ci mettono in condizione di ottenere rendimenti aggiustati per il rischio attraenti per gli investitori”, ha affermato di recente Della Vedova.

Crediamo che la chiave in questo contesto, quindi, potrebbe essere quella di gestire la duration, puntando su titoli a scadenza breve, per minimizzare l’impatto dell’aumento dei rendimenti, oppure di puntare sulle obbligazioni emergenti in valuta locale, con rendimenti nominali intorno al 4-4,5%, a cui si può aggiungere anche un’ulteriore componente valutaria, dato che molte divise emergenti sono sottoprezzate.

In conclusione, siamo convinti che i mercati obbligazionari offrano un ampio set di opportunità da esplorare anche in questa fase. È arrivato il momento di rivalutarli e lo faremo insieme ai nostri esperti in occasione della conference digitale “L’ora dell’obbligazionario” di venerdì 11 giugno.


¹ L'AUM relativo all'obbligazionario complessivo include le attivitá gestite da T. Rowe Price Associates, Inc. e dalle sue consociate per consulenza d'investimento.


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