La geopolitica influisce sui mercati, ma lo stock picking resta guidato dai fondamentali. La volatilità può creare opportunità, rendendo cruciale la gestione del rischio. L'analisi di Alex Tedder. Contenuto sponsorizzato da Schroders.
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CONTRIBUTO a cura di Alex Tedder, CIO Equities, Schroders. Contenuto sponsorizzato da Schroders.
La geopolitica è un aspetto fondamentale da considerare per chi si occupa di stock picking e quindi di selezione titoli. Gli esperti di Schroders ne monitorano costantemente l’evoluzione, sfruttandone in alcuni casi la volatilità associata per generare extra rendimenti o concentrandosi sulle implicazioni in termini di diversificazione del rischio. In generale, è importante capire quali notizie, siano esse buone o cattive, sono già scontate dai mercati, ricordando che spesso a determinati scenari geopolitici o economici non corrispondono per forza delle opportunità di investimento azionario.
Come il panorama geopolitico avrà un impatto sui mercati azionari
Guardando al quadro generale, in termini di investimenti, gli Stati Uniti sono stati dominanti negli ultimi cento anni. Faro di relativa stabilità, il mercato azionario statunitense è stato straordinariamente remunerativo per gli investitori. Sebbene una serie di fattori, non ultimo l'alto tasso di innovazione, continuino a favorire gli Stati Uniti, è improbabile che questo dominio persista a tempo indeterminato. In effetti, l'attuale eccezionalismo americano potrebbe portare a conseguenze non intenzionali, come l'ascesa della leadership globale della Cina.
Guardando al breve termine, è interessante notare che quest'anno i mercati azionari europei hanno già sovraperformato in modo sostanziale quelli statunitensi, sulla base dell'idea che forse le aspettative sono diventate troppo negative.
La situazione è simile in Cina, dove partiamo da una base molto bassa. Il contesto politico è ancora decisamente incerto, ma in realtà ci sono segnali di vita, che ora stanno iniziando a farsi sentire.
Altrove, l'India è stata un caso di successo per lungo tempo, fino alla metà dello scorso anno. Le valutazioni erano estremamente elevate, le aspettative alte e gli investitori hanno iniziato a pensare che forse fosse necessaria una pausa. I fondamentali per l'India rimangono ottimi, è solo che il prezzo che si paga è molto elevato. Pertanto, è già in atto una correzione o adeguamento del mercato, che probabilmente continuerà. In Cina, invece, è vero il contrario.
Come si riflette questo nella costruzione dei portafogli
La geopolitica è incredibilmente difficile da prevedere, motivo per cui preferiamo concentrarci sugli elementi che possiamo conoscere e controllare. Il nostro approccio è da sempre quello di cercare a livello globale le aziende con le migliori prospettive di crescita e di concentrarci sui fondamentali, perché questo è ciò che possiamo valutare, ed è ciò che continueremo a fare nel contesto turbolento di oggi. In generale bisogna tenere geopolitica ed economia separati dallo stock picking e dalle valutazioni sui mercati: spesso gli investitori semplicemente dimenticano che non c’è una correlazione diretta tra la crescita del PIL di un Paese, che può anche sembrare attraente, e la crescita del suo mercato azionario.
Come si colloca la gestione del rischio in questo contesto
Quest’anno abbiamo assistito a elementi di maggiore volatilità, e siamo solo all'inizio del 2025. L’unica certezza è che l'incertezza è destinata a persistere, di conseguenza la gestione del rischio sarà fondamentale.
Negli ultimi due anni i mercati sono stati guidati dai trend, più facili da gestire senza che la volatilità dominasse. Quest'anno sarà l'opposto di quanto abbiamo visto negli ultimi due. Ci saranno turbolenze e la volatilità presenterà opportunità che spetterà ai gestori attivi cogliere.
È necessario adottare una visione a lungo termine ed essere pronti a guardare oltre la volatilità di breve periodo. Se si investe nell’azionario, non si investe per domani, ma su un orizzonte di 5, 10, 15 anni.
Il costo è certamente un fattore importante e investire in prodotti con commissioni basse, come i fondi passivi, è sicuramente utile. Ma anche scegliere gestori che si impegnano a investire attivamente, per aggiungere valore rispetto ai benchmark passivi, può essere incredibilmente gratificante nel tempo. Se si allunga l’orizzonte di riferimento, anche un tasso di crescita composta dell'1% o 2% su un benchmark può davvero fare un'enorme differenza.