Massimo Baggiani, responsabile dei mercati azionari esteri di Symphonia SGR
Quello che sta avvenendo in Ucraina riteniamo abbia una portata ben più vasta della limitata volatilità che crea in queste settimane sui mercati azionari e valutari più direttamente interessati. Iniziamo col dire che tracciare la probabile soluzione di questa crisi è quanto mai difficile in quanto si ha a che fare con il presidente Putin che dall’affare Yukos di dieci anni fa in poi ci ha abituato a comportamenti ambigui e dichiarazioni subito smentite dai fatti.
Tuttavia crediamo che la Russia, dopo aver invaso la Crimea e aver aiutato i separatisti a prendersi la regione del Dunbass, cercherà di sedersi al tavolo dei negoziati e spingere per una forma di autonomia delle regioni russofone dell’est Ucraina che agisca così da cuscinetto nel caso la deriva occidentale ucraina prosegui, come è probabile. Dal punto di vista economico l’Europa è l’area più impattata dall’attuale conflitto e dalle sanzioni che ne derivano anche se possiamo definire tale impatto modesto visto il totale delle esportazioni europee alla Russia.
Problema più significativo è rappresentato dalla dipendenza energetica europea nei confronti della Russia ma qui riteniamo quasi impossibile (in quanto sarebbe economicamente un suicidio) il taglio delle forniture di gas e petrolio. E i mercati azionari sembrano avere ben chiaro quanto precede vista la volatilità nel complesso contenuta e cinicamente sembrano sapere che ad un certo punto la Russia dovrà fermare l’offensiva per evitare sanzioni che la porterebbero la sua già debole economia in ginocchio. Quindi nel complesso riteniamo le attuali vicende un'opportunità per comprare il mercato europeo su forti debolezze e, in trading, anche il mercato russo.
Diciamo in trading in quanto crediamo che quello che sta succedendo ora ridefinirà le potenzialità di crescita della Russia negli anni a venire, condannandola inoltre a mantenere e magari aumentare lo sconto del suo mercato azionario rispetto al resto del mondo a causa della poca fiducia che un regime autocratico, corrotto e populista può dare agli investitori. Infine vogliamo credere che i recenti fatti si tradurranno in una politica europea di indipendenza energetica efficace, fatta di maggiori investimenti in rinnovabili e diversificazione delle fonti e libera dalle manipolazioni lobbistiche russe che sono forti a tutti i livelli politici e pubblicistici.