PGIM, Investimenti ESG: i vantaggi di una maratona dal traguardo sostenibile

Aspesi Alessandro P dim
Aspesi Alessandro P dim

CONTRIBUTO a cura di Alessandro Aspesi, country head per l’Italia di PGIM Investments. Contenuto sponsorizzato.

Occhi puntati sul fixed income ESG. L’asset class negli ultimi anni sta sperimentando forti tassi di crescita ed è al centro di un virtuoso processo evolutivo. Per l’obbligazionario l’integrazione dei criteri ESG è infatti un fenomeno più recente rispetto all’azionario, dove ha trovato una maggiore diffusione.

PGIM Investments ha recentemente effettuato un’indagine tra i responsabili europei della selezione dei prodotti a reddito fisso ESG per analizzare il loro approccio e le loro pratiche. Ne emergono varie considerazioni di grande interesse. Ad esempio, nella selezione dei fondi ESG a reddito fisso la performance è il secondo criterio di scelta più importante, ma pesa in modo minore rispetto all’importanza di soddisfare gli obiettivi di sostenibilità. L’ESG presuppone quindi un modo diverso di guardare alle performance finanziarie?

I risultati dell’analisi 

Abbiamo svolto questa analisi nel settembre 2021 con 130 differenti analisti e gestori coinvolti nella selezione di prodotti ESG obbligazionari. Il panel rappresenta circa 13.000 miliardi di dollari. Il dato interessante è che ci sono ormai dei comportamenti completamente diversi se un selezionatore guarda a una strategia ESG obbligazionaria, rispetto a una strategia tradizionale. Circa il 68% degli intervistati ha dichiarato come obiettivo primario che il gestore rispetti gli obiettivi ESG nella politica di investimento. Il 60% afferma di guardare alla performance e solo il 22% alle fee, ovvero a quanto si paga per una strategia ESG o a impatto. Uno scenario che si ribalta completamente passando alle strategie tradizionali (SFDR 6) dove la performance guadagna il 70% delle preferenze.  

Stessi criteri ESG, diversi approcci tra Paesi

L’altro aspetto importante è che a livello europeo abbiamo visto dei diversi atteggiamenti tra i fund selector. Il Regno Unito, il Benelux e i Paesi nordici sono più rigidi nel concetto di selezione dei prodotti ESG. Mentre ci sono Paesi, soprattutto del Sud Europa, dove c’è ancora un po’ di scetticismo per quanto riguarda i prodotti ESG. 

Se guardiamo per esempio il mercato italiano circa il 40% dei fund selector ha dichiarato di investire in prodotti ESG articolo 8 e 9, ma anche di considerare ancora oggi una parte rimanente focalizzata sui prodotti SFDR 6, cosa che invece è stata completamente smentita nell’ambito Europa del Nord dove quasi il 70% dei selezionatori ormai identifica solo strategie 8 e 9 per i propri investitori.

Come esaminare gli emittenti globali dal punto di vista ESG?

È decisamente importante applicare dei criteri ESG nel processo di selezione del credito. La confusione più rilevante che si nota nell’ambito del credito è tra strategie che utilizzano dei criteri ESG come singola materialità e strategie impact investing con una duplice materialità. Se ho un’azienda che rispetta dei criteri ambientali, sociali e di governance posso considerarla un’azienda ESG, sicuramente vado a limitare il rischio di controversie e la inserisco all’interno di un portafoglio. Ma se cerco un’azienda che abbia anche un impatto positivo secondo i principi ESG devo considerare una duplice materialità, ovvero sia il rischio di evitare controversie sia misurare qual è l’impatto positivo che riesco a dare all’ambiente, alla società e alla governance. Qui c’è molta confusione a livello di investitori: bisogna essere molto chiari, le due terminologie nonostante si chiamino ESG hanno delle caratteristiche completamente differenti. 

Per fare un esempio prendiamo due aziende farmaceutiche che offrono un vaccino contro il Covid-19. C’è un’azienda che lo offre a un prezzo più alto rispetto a un’altra, sicuramente con dei flussi di cassa più importanti e sostenibili. È un’azienda ESG perché rispetta i criteri, ha la capacità di fornire un rendimento finanziario più alto perché ha dei flussi di cassa più alti. Ho dall’altra parte un’azienda che fa lo stesso lavoro, offre lo stesso vaccino, a un prezzo molto più basso, ha un impatto ESG? Sì, ed è probabilmente più alto perché potrà far accedere una fetta più larga del proprio vaccino perché costa di meno. Dal punto di vista finanziario, però, caricando un prezzo inferiore molto probabilmente avrà una redditività più bassa e quindi dovrò essere leggermente più paziente affinché questa azienda possa offrirmi il rendimento che mi aspetto nel medio-lungo periodo. 

È qui che si gioca la partita: non si può prescindere da un criterio ESG per qualsiasi tipo di portafoglio, perché ognuno di noi investe per avere un extra rendimento rispetto al denaro che ha investito, ma poi bisogna cercare di capire al meglio quali sono gli impatti che un’azienda avrà all’interno di un portafoglio e essere leggermente più pazienti. Oggi vediamo che il settore energetico ha delle performance stellari, sicuramente non rientra nell’ambito dell’SFDR 8 e 9 al momento.

Bisogna capire che investire in ottica ESG non è uno sprint, ma una maratona.