Quanto accaduto nel 2022 potrebbe indicare un rinnovato interesse per l’investimento in commodities con semplici finalità di protezione. Contributo a cura di Paolo Biamino, responsabile client advisory per la rete dei consulenti finanziari, CheBanca!.
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CONTRIBUTO a cura di Paolo Biamino, responsabile client advisory per la rete dei consulenti finanziari, CheBanca!.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un improvviso ritorno del petrolio sulla ribalta dei mercati finanziari. Se nel primo semestre il prezzo del greggio si era progressivamente sgonfiato, contribuendo al rientro dell’inflazione dai picchi del 2022, il mese di giugno ci ha riservato un’amara sorpresa. Arabia Saudita e Russia hanno tagliato la produzione in un contesto in cui i consumi sono ai massimi storici e il petrolio è schizzato da 70 fino alla soglia dei 100 dollari al barile. A inizio ottobre, dopo un momento di respiro, l’ennesima crisi del Medio Oriente ha di nuovo spinto la materia prima verso l’alto.
In questo commento non voglio però fare la cronistoria degli ultimi mesi, né formulare previsioni sul futuro, del resto non credo che sarei in grado. Voglio piuttosto rispondere a una domanda che mi è stata spesso posta negli anni: “Ha senso inserire il petrolio, e più in generale le commodities, all’interno di un portafoglio finanziario?”
Un asset influenzato dalla geopolitica
È bene premettere che il petrolio è un asset fortemente influenzato dalla geopolitica. Le Nazioni che ne sono ricche lo manovrano spesso con finalità che poco hanno a che fare con l’interesse economico immediato. Ciò rende quanto mai complessa la formulazione di aspettative su base macroeconomica o semplicemente razionale. Di conseguenza, anziché’ ragionare soltanto sul petrolio, è quanto meno opportuno considerare il suo eventuale inserimento all’interno di un mix diversificato di commodities, in cui i movimenti di breve periodo di una piuttosto che dell’altra, per quanto bruschi e imprevedibili, tendono in qualche modo a smussarsi.
Diamo quindi per assodata la scelta di non parlare di allocazione tattica al petrolio piuttosto che a una qualche altra materia prima, ma di allocazione strategica a un basket diversificato di commodities energetiche, industriali ed agricole. Rimane però aperta la questione del ruolo che esse possono giocare all’interno di un portafoglio finanziario.
Chi ne propone l’utilizzo sottolinea spesso il fatto che le commodities, al pari delle azioni, presentano una sensitività positiva alla crescita economica di lungo periodo, e allo stesso tempo rappresentano una protezione contro l’inflazione. Viste in questi termini potrebbero anche essere considerate l’anti-bond per eccellenza; al contempo la loro correlazione con i movimenti di azioni ed obbligazioni è trascurabile per cui contribuiscono in modo eccellente alla diversificazione di portafoglio.
Tuttavia l’effetto diversificazione è sufficiente a farci propendere per l’inserimento delle commodities in portafoglio? Contro questa visione ottimistica vengono presentate queste obiezioni:
- in genere, le materie prime sono costose da detenere e non generano di per sé un rendimento;
- il loro prezzo tende a fluttuare per lunghi periodi senza una direzionalità precisa (almeno questo ci insegna la storia);
- se anche presentano un rendimento di lungo periodo positivo, la volatilità associata alle singole commodities è tale da cancellarlo (ma questo è un problema a cui possiamo ovviare almeno parzialmente attraverso la diversificazione tra materie prime).
Le evidenze di cui sopra mi hanno sempre fatto preferire all’investimento diretto in commodities le azioni emesse dalle aziende che posseggono, estraggono o lavorano le materie prime e, al limite, le obbligazioni emesse dai Paesi che le controllano. Le azioni e le obbligazioni che ho citato generano utili ed entrate fiscali, pagano dividendi e cedole ricorrenti. Inoltre, al pari delle commodities dirette, partecipano alla crescita economica di lungo periodo e offrono una qualche protezione contro l’aumento generale dei prezzi. Infine presentano anche esse un potenziale di diversificazione rispetto alle azioni e alle obbligazioni di altri settori o Paesi.
Il caso dell’investimento diretto
Eppure, nonostante questa mia preferenza, quanto accaduto nel 2022 lascia aperto il caso dell’investimento diretto in commodities. Quando l’inflazione torna ad accelerare salendo in maniera brusca e all’apparenza incontrollabile non c’è settore merceologico o Paese che tenga. Le azioni sono azioni e le obbligazioni sono obbligazioni, entrambe scendono riflettendo una subitanea perdita di valore. A quel punto, più che di una protezione l’investitore scopre di avere bisogno di una copertura totale, ovvero qualcosa che performi come azioni e obbligazioni ma con il segno più davanti. Soltanto le commodities riescono ad assolvere a questa funzione.
Giunti alla conclusione e mettendo assieme i pezzi del puzzle possiamo riscrivere la domanda iniziale nel seguente modo: se è vero che le commodities non generano rendimenti corretti per il rischio apprezzabili, ma al contempo sono la migliore copertura contro le esplosioni inflazionistiche, è utile investirci?
Siccome credo che nelle economie sviluppate i periodi in cui l’inflazione è non soltanto elevata ma in forte accelerazione siano sufficientemente brevi, e tutto sommato poco prevedibili, questo dilemma equivale a chiedersi se sottoscrivere una assicurazione di viaggio o comprare la “full protection” quando affittiamo un autoveicolo. Sappiamo che non dovrebbero servirci rappresentando quindi una perdita secca in termini economici, ma davanti a un imprevisto sarebbero l’unica nostra consolazione.
Molto spesso la nostra decisione finale dipende da quanto accaduto nel passato. Se l’imprevisto effettivamente accade è probabile che decideremo di sottoscrivere l’assicurazione in ogni occasione e per molto tempo, indipendentemente dal fatto che la probabilità di un nuovo incidente sia decisamente bassa. Allo stesso modo, quanto accaduto nel 2022 potrebbe indicare un rinnovato interesse per l’investimento in commodities con semplici finalità di protezione, indipendentemente da ogni considerazione razionale e di costo.