La sostenibilità come driver di crescita dei prodotti indicizzati

Andrea Semino notizia
Andrea Semino, immagine ceduta da Credit Suisse AM

Contributo a cura di Andrea Semino, product specialist Index Solutions, Credit Suisse Asset Management. Contenuto sponsorizzato.

L’interesse degli investitori nei confronti dei prodotti sostenibili non scaturisce unicamente da considerazioni etiche o filosofiche, ma anche da ragioni regolamentari e di rischio rendimento. Riguardo quest’ultimo punto, le strategie che integrano un approccio ESG nel processo di investimento spesso tendono a sovra-performare i benchmark tradizionali, conciliando sostenibilità socio-ambientale e sostenibilità finanziaria.

La crescente domanda di prodotti che, a vario titolo, annovera criteri di sostenibilità, non ha escluso i fondi indicizzati ed ETF. Anche se al momento fondi indicizzati ed ETF sostenibili rappresentano una percentuale ancora minoritaria dell’offerta, la crescita del comparto, soprattutto negli ultimi anni, è stata straordinaria. L’universo complessivo di soluzioni sostenibili, tra fondi attivi e passivi, conta a livello globale oltre 3.400 prodotti. Il fatto che la maggior parte di queste soluzioni siano a gestione attiva fa sì che esistano ancora ampi spazi di crescita ed innovazione in ambito indicizzato.

Il numero di prodotti indicizzati sostenibili o ESG è triplicato rispetto a cinque anni prima e ogni anno il numero di lanci di tali fondi sembra toccare livelli record. Guardando al solo 2020, ogni 100 dollari di raccolta su prodotti passivi, 30 si sono concentrati su prodotti a integrazione ESG. Questa proporzione si sbilancia ulteriormente a favore dei prodotti ESG nel mercato europeo, dove in molti Paesi queste soluzioni hanno rappresentato il grosso della raccolta.

Per avere un termometro sul mercato italiano, basti pensare agli ETF registrati su Borsa Italiana lo scorso anno: 7,05 su 10,24 miliardi di euro avevano il marchio ESG.

Gli investitori in prodotti indicizzati sostenibili beneficiano dei vantaggi tipici del passive investing: una soluzione economica e trasparente per diversificare il portafoglio con un basso tracking error rispetto al benchmark prescelto, caratteristiche preziose nel sempre più regolato ambiente del wealth management europeo. Inoltre, l’approccio quantitativo “rule-based” dei fondi ed ETF ESG, che non lascia spazio a discrezionalità nella scelta dei singoli titoli, ben si adatta alle scelte di esclusione/sostenibilità sempre più comuni nei mandati discrezionali.

A seconda delle specifiche del prodotto selezionato, l’investitore sarà in grado di ridurre l’impatto socio-ambientale del portafoglio, sovra-ponderando titoli che dovrebbero essere premiati dalle nuove politiche energetiche varate in Europa. Analizzando l’impatto della metodologia ESG Leaders, applicata in oltre 20 prodotti passivi sostenibili di Credit Suisse Asset Management, notiamo come tutti i principali indicatori di consumo energetico e di inquinamento atmosferico vengano sostanzialmente dimezzati rispetto a un portafoglio tradizionale non ESG. Questi risultati sono possibili pur mantenendo una rappresentatività settoriale molto simile all’indice non sostenibile di partenza, limitando di fatto il tracking error a circa l’1% per l’azionario dei Paesi sviluppati.

Fonte: MSCI. Credit Suisse. 31 dicembre 2020

Pensiamo che gli imponenti dati di raccolta dei prodotti indicizzati ESG continueranno ad alimentare la crescita e la continua innovazione di questo segmento. Seppure in ritardo rispetto all’Europa, gli Stati Uniti e il resto del mondo stanno anch’essi compiendo notevoli progressi negli investimenti sostenibili e i grandi investitori istituzionali come i fondi pensione governativi sono destinati a corroborare questo trend.