L’arresto di Bankman-Fried accelera il processo di regolamentazione delle cripto

CONTRIBUTO a cura di Eliézer Ndinga, director of Research di 21Shares. Contenuto sponsorizzato da 21Shares.

Il mercato delle criptovalute negli ultimi giorni ha attraversato la proverbiale calma prima della tempesta. Le principali criptovalute, Bitcoin ed Ethereum, hanno sì fatto registrare variazioni di valore positive, ma sempre molto contenute, in attesa di capire come gli ultimi eventi chiave che si sono verificati nei giorni scorsi potranno impattare sull’intero comparto. Un esempio pratico è la pubblicazione degli ultimi dati sull’inflazione negli Stati Uniti, che hanno rivelato che i prezzi al consumo a novembre sono aumentati del 7,1% in relazione allo scorso anno, in calo rispetto a ottobre (+7,7%) e soprattutto rispetto al picco di giugno (+9,1%).

Ma è inutile girarci troppo intorno: la notizia che ha destato più scalpore e che sta tenendo i mercati digitali con il fiato sospeso è sicuramente l’arresto alle Bahamas da parte delle autorità statunitensi, del precedente amministratore delegato di FTX, Sam Bankman-Fried (SBF). I reati che gli sono stati imputati includono: truffa informatica, cospirazione per truffa informatica, frode di investimenti, cospirazione per frode di investimenti e riciclaggio di denaro; inoltre, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha riferito che sta indagando su FTX perché sospettata di aver estradato fondi oltre i confini USA e i pubblici ministeri di New York hanno anche avviato un’indagine contro SBF con l’accusa di aver manipolato il mercato. L’ormai ex CEO di FTX avrebbe dovuto comparire davanti alla Commissione per i Servizi Finanziari che sta indagando sul crollo della sua società. Infine, a mettere probabilmente la pietra tombale sull’esperienza FTX è stato il suo nuovo amministratore delegato, John Ray III, famoso per la sua grande esperienza in ristrutturazione del debito di società in bancarotta (tra cui la famosa Enron) che ha confermato molte delle speculazioni che si erano diffuse dopo il collasso della società, tra cui la “voce di corridoio” secondo la quale i bilanci di FTX e della sua compagnia sorella, Alameda Research, sarebbero stati tutt’altro che indipendenti, con i fondi dei clienti della prima che, secondo il più classico degli schemi Ponzi, venivano usati come capitale per la seconda.

Tutta questa vicenda ha portato a una nuova ondata di preoccupazione e ha spinto i legislatori, che comunque stavano ancora reagendo alla caduta di FTX, a velocizzare l’emanazione di nuove disposizioni, così da regolamentare il mercato degli asset digitali. La proposta più interessante è stata presentata da Hong Kong, che ha comunicato che alle piattaforme di scambio per le criptovalute sarà applicata la stessa normativa in vigore per la finanza tradizionale e che questo provvedimento sarà inserito sotto forma di emendamento alla legge antiriciclaggio e contro il finanziamento di attività illecite (la Anti-Money Laundry and Terrorist Financing bill). Inoltre, attraverso altri emendamenti, le autorità richiedono che i fornitori di servizi per gli asset digitali (i cosiddetti VASP) vengano regolamentati attraverso un regime di concessione di licenze. Questa normativa dovrebbe entrare in vigore a partire da giugno 2023 e potrebbe rappresentare le fondamenta su cui andare a sviluppare una proposta legislativa più ampia e che entri in vigore in ottobre, confermando quel trend di maggiore regolamentazione che molti player del mercato, tra cui noi di 21Shares, si aspettavano e chiedevano. Questo disegno di legge, che è stato intitolato “Policy Declaration on the Development of Virtual Assets” contiene al suo interno numerosi progetti pilota volti a valutare e, al contempo, migliorare la tecnologia sottostante agli asset digitali esaminati di volta in volta.

In 21Shares guardiamo con favore a questo tipo di provvedimenti legislativi, che regolamentino il settore delle criptovalute e di tutta la finanza decentralizzata in modo da punire eventualmente solo chi non si comporta secondo le regole del mercato e non tutti gli operatori indiscriminatamente. Infatti, reazioni eccessivamente dure a seguito di eventi come quello della bancarotta di FTX potrebbero allontanare anche gli investitori istituzionali come Signature Bank, un istituto di credito da sempre molto favorevole agli asset digitali, che ha annunciato di voler ridurre la sua esposizione alle criptovalute, riducendo i suoi depositi da 18 a 10 miliardi di dollari. Inoltre, una maggiore regolamentazione del settore significherebbe la definizione di benchmark standard che tutti gli operatori in un determinato mercato devono rispettare, andando così ad evitare problematiche come quella che negli ultimi giorni ha colpito Binance, accusata dal CEO di Kraken, Jesse Powell, e dall’ex regulator della SEC, John Reed Stark, di aver pubblicato una “Proof of Reserve” – ovvero la prova che la piattaforma dispone di riserve sufficienti per non cadere nell’insolvenza dopo una forte ondata di vendite, come accaduto con FTX – non in linea con quello che è il reale bilancio della società.