Le sette vite del mercato britannico delle piattaforme

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L'entrata in vigore della normativa RDR nel dicembre 2012, col divieto totale di retrocessioni, è stata indubbiamente una rivoluzione per il settore della distribuzione di fondi. Per le piattaforme d'investimento, tuttavia, è il PS13/1 della FCA, pochi mesi dopo (nell'aprile 2013), a cambiare davvero le regole del gioco. Questo regolamento aggiuntivo ha chiuso il cerchio di trasparenza RDR, vietando qualsiasi tipo di pagamento alle piattaforme da parte dei gestori di fondi, con alcune eccezioni in riferimento a servizi pubblicitari o  di fornitura di dati ben specifici. 

A livello europeo, dopo MiFID II, ci stiamo muovendo nella direzione opposta, con gli asset manager che vedono aumentare sempre più il costo di accesso alla piattaforma. La sostituzione delle retrocessioni viene effettuata in quasi tutti i casi con commissioni alle società di gestione in base al livello di asset e al numero di fondi disponibili in piattaforma. Tornando al Regno Unito, il cambiamento del modello di compensazione ha generato dubbi circa il futuro delle piattaforme esistenti sul mercato, tant'è che qualche gruppo, come Macquarie, ha deciso di chiudere la propria piattaforma prima dello tsunami regolamentare. 

Il mercato della consulenza, però, è rimasto a galla, nonostante la RDR, e le piattaforme, supportate dalla necessità dell’utilizzo di più di una di queste per poter permettere a un consulente di potersi dichiarare veramente indipendente, sono state protagoniste di una crescita che difficilmente si è verificata nei settori maturi dell'economia, come quello della gestione patrimoniale e degli investimenti. Inoltre, nuove piattaforme dirette (D2C) sono state lanciate sul mercato per attrarre investitori non disposti a pagare per i servizi di consulenza. 

Come risultato c'è stata una crescita annualizzata dal 2008 di oltre il 25% nelle attività gestite dalle piattaforme per consulenti e del 18,7% nel mercato delle piattaforme D2C. Delle piattaforme di consulenza dei tre storici supermercati di fondi, solo FundsNetwork è sopravvissuta come tale nella top 3 per asset. Cofunds è stata recentemente acquisita da Aegon e, poco più di un anno fa, Standard Life ha sostituito Old Mutual Wealth come terza maggiore piattaforma. Le prime tre piattaforme controllano una quota di mercato del 48,5%. 

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Nonostante le continue voci su eventuali fusioni (di cui solo alcune si sono effettivamente materializzate), sono 22 le piattaforme che ad oggi competono nel mondo della consulenza. Inoltre, l'anno scorso sono state lanciate due nuove piattaforme, Embark e Hubwise. Come se non bastasse, nell'ultima presentazione dei propri risultati alla City, il gruppo Lloyds ha confermato il suo ingresso nel mercato attraverso una piattaforma che porterà il marchio dello storico gestore pensionistico Scottish Widows. 

Il mercato D2C è considerato meno saturo grazie alle continue aspettative di crescita digitale, benché solo quattro delle venti piattaforme concorrenti superino la cifra di 10 miliardi di asset di clientela. Il leader indiscusso e specchio mondiale del D2C, Hargreaves Lansdown, ogni anno, ha visto aumentare la sua quota di mercato fino all’attuale 38,2%.

 

Sensibilità al prezzo

Il passaggio al pagamento del servizio di piattaforma da parte dell'utente della stessa (e non dell’asset manager) ha portato con sé movimenti di prezzo come risultato della reazione di alcune piattaforme ai movimenti di alcuni concorrenti. Dopo gli aggiustamenti iniziali - in cui ogni piattaforma ha cercato il proprio posizionamento in termini di servizio, prezzo e tipo di consulente target - nel 2015 il prezzo medio si è stabilizzato e da allora è rimasto praticamente invariato, come si può osservare dal grafico del costo medio a pagina 27. Tuttavia, il prezzo competitivo è diventato per la prima volta il fattore più importante per gli advisor al momento della scelta di una piattaforma. Le nuove piattaforme Embark e Hubwise aspirano a capitalizzare questo cambiamento di priorità con prezzi notevolmente inferiori alla media del mercato. Anche sul fronte del D2C, il prezzo è diventato un fattore decisivo nella scelta del servizio di investimento online e il modello flat fee viene offerto da molte delle principali piattaforme leader che cercano ridurre il gap con Hargreaves Lansdown.

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Nel caso di una vera e propria guerra dei prezzi, le piattaforme di dimensioni considerevoli dovrebbero essere in grado di competere, riducendo il costo totale per l'investitore attraverso la negoziazione di sconti con le case di gestione. Questa pratica, vista in modo molto positivo dal regolatore, è già svolta da FundsNetwork, Hargreaves Lansdown, Old Mutual Wealth e Standard Life.

 

Quotazioni in borsa

A riprova della maturità e della resistenza del settore britannico delle piattaforme, diverse hanno recentemente confermato l’intenzione di quotarsi in borsa. Il settore è di gran moda, dopo la recente OPV di Transact e la conferma che AJ Bell e Old Mutual Wealth (attraverso uno spin-off del gruppo Old Mutual) faranno lo stesso nei prossimi mesi. Anche Nucleus e il gruppo Embark hanno nei loro piani aziendali la quotazione in borsa, seppur, al momento, non vi è nulla di ufficiale.

L'esempio di Hargreaves Lansdown, che fa parte del FTSE 100, dà fiducia al settore nell’intraprendere questa nuova fase, dove il controllo della fattibilità e redditività come business risulterà più importante che mai.