Per gli investitori obbligazionari il 2024 si è rivelato diverso rispetto alle attese. Sarang Kulkarni spiega l'impatto delle attuali politiche monetarie sul mercato del credito. Contenuto sponsorizzato da Vanguard.
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CONTRIBUTO a cura di Sarang Kulkarni, principale gestore di portafoglio, Credito Investment Grade, Vanguard Europe. Contenuto sponsorizzato da Vanguard.
Per gli investitori obbligazionari il 2024 si è rivelato alquanto diverso rispetto alle attese. A inizio anno, i mercati obbligazionari si aspettavano decisi tagli dei tassi da parte delle principali banche centrali in un contesto di rallentamento della crescita e dell’inflazione. Dati di crescita e inflazione più robusti del previsto negli Stati Uniti hanno invece indotto la Federal Reserve (Fed) a posticipare l’eventuale riduzione dei tassi e prospettare una divergenza fra il percorso della Fed e quello delle autorità monetarie europee, che dovrebbero invece cominciare ad abbassare i tassi già nei prossimi mesi.
Divergenza tra Stati Uniti ed Europa
La divergenza fra l’economia europea e quella degli Stati Uniti è frutto del diverso andamento della crescita e dell’inflazione nelle due regioni. In Europa, l’attività economica è stata debole e l’inflazione è su un consolidato percorso di discesa da diversi trimestri. Pertanto la Banca Centrale Europea (BCE) e la Bank of England (BoE) verosimilmente cominceranno a ridurre i tassi nel prossimo futuro mentre è improbabile che la Fed lo faccia prima della fine del 2024, a nostro avviso. Negli Stati Uniti, a seguito della serie di dati che hanno confermato una crescita economica più vigorosa delle attese e una risalita dell’inflazione, i mercati obbligazionari hanno perso fiducia nella prosecuzione dei trend di calo degli indici dei prezzi osservati nel 2023 e questo ha comportato un significativo riprezzamento delle obbligazioni governative americane da inizio anno.
Benché un taglio dei tassi da parte della Fed sia improbabile prima della fine del 2024, non possiamo escludere del tutto l’eventualità di tagli anticipati qualora si verificassero sviluppi sul versante dell’inflazione e su quello della crescita che li giustificassero. D’altro canto, in caso di persistenti sorprese al rialzo su questi due fronti, è possibile, ancorché la probabilità sia bassa, che la Fed possa alzare ulteriormente i tassi anche se questo probabilmente aumenterebbe il rischio di recessione e a sua volta incentiverebbe alla riduzione dei tassi. Se la BCE abbasserà i tassi (e così farà, successivamente, la BoE), le prospettive per chi già detiene obbligazioni potrebbero cambiare in senso decisamente più favorevole in termini di rendimento complessivo, in quanto la riduzione dei tassi di norma comporta l’aumento dei prezzi delle obbligazioni. Qualsiasi mutamento inatteso della politica monetaria è probabile che incida sui mercati obbligazionari e gli investitori dovrebbero essere pronti ad affrontare ulteriore volatilità nei mesi a venire.
Il ruolo delle obbligazioni nei portafogli
Uno dei ruoli delle obbligazioni è quello di fungere da componente di stabilizzazione nei portafogli dei clienti e questo vale ancor di più con gli attuali livelli dei rendimenti. I livelli attuali dei rendimenti generano infatti buoni flussi reddituali che possono contribuire ad assorbire almeno parte dell’eventuale volatilità futura dei prezzi delle obbligazioni. Ad esempio, attualmente il rendimento del Bloomberg Global Aggregate Credit Index è vicino al 5%, il che significa che le aspettative sui tassi di interesse dovrebbero salire di oltre lo 0,75% rispetto ai livelli attuali prima di aspettarsi di cominciare a vedere ritorni negativi1. Quest’anno, sino a questo momento, i mercati del credito globali sono rimasti relativamente stabili rispetto a quelli obbligazionari governativi. In Europa, gli spread creditizi sono più ampi che negli Stati Uniti ma il divario si sta stringendo come riflesso dell’ottimismo degli investitori e delle recenti “promozioni” da high yield a investment grade di diversi emittenti. Nonostante l’accresciuta incertezza, per chi investe nel credito non c’è una contesto di volatilità paragonabile a quello del 2022, quando gli spread erano in aumento e amplificavano le perdite per gli investitori. Attualmente gli spread si stanno contraendo e sono inferiori alle medie storiche, il che rafforza i rendimenti per chi investe sui mercati del credito.
Giova osservare che non è necessario che gli spread creditizi già contenuti continuino a ridursi per avere sovraperformance dell’obbligazionario societario. Fintanto che gli spread restano all’interno del range, il credito può continuare a generare extra rendimento rispetto all’obbligazionario governativo, posto che sussista il sostegno di un contesto macroeconomico stabile. Storicamente, in condizioni analoghe a quelle attuali, gli investitori nel credito hanno conseguito validi risultati. Nel periodo dal 2004 al 2007, che è stato relativamente stabile in termini di crescita, inflazione e tassi di interesse, gli spread creditizi erano più contenuti rispetto ai livelli attuali2 e chi ha investito sui mercati del credito ha conseguito valido extra rendimento per quel triennio3.
Rendimenti interessanti sul lungo termine
I rendimenti più elevati in generale migliorano i risultati per gli investitori obbligazionari, accrescono però anche l’attrattività del monetario che può offrire rendimenti comparabili a quelli dei bond sul breve termine. Tuttavia, per gli investitori di lungo periodo, le obbligazioni offrono rendimenti più interessanti sul lungo termine nonché benefici di diversificazione che aiutano ad assorbire la volatilità dell’azionario quando mutano le condizioni di mercato. Il monetario non è in grado di farlo. Se le autorità monetarie tagliano i tassi, gli investitori obbligazionari beneficiano dell’incremento dei prezzi delle obbligazioni sui mercati mentre chi ha parcheggiato i propri risparmi in strumenti monetari non gode dei vantaggi di questo apprezzamento e anzi vede diminuire gli interessi percepiti.
Vista la potenziale volatilità sui mercati dei cambi, soprattutto considerando la prevista divergenza nelle politiche monetarie, il nostro consiglio ai clienti è quello di detenere portafogli obbligazionari con copertura valutaria. La copertura del rischio di cambio può infatti ridurre in modo sensibile la volatilità associata alle oscillazioni delle valute e consentire di ottenere performance più prevedibili degli investimenti obbligazionari.
Gli investitori dovrebbero evitare di provare ad anticipare i mercati e focalizzarsi invece sulla diversificazione dei loro portafogli obbligazionari per mitigare il rischi. In tempi di incertezza, le strategie obbligazionarie a gestione attiva possono essere particolarmente adatte a generare valore per gli investitori. Sfruttando la volatilità sui mercati obbligazionari, i gestori attivi possono trarre benefici da opportunità derivanti da dislocazioni di mercato, mitigando al contempo il rischio di ribasso, e generare rendimenti corretti per il rischio potenzialmente superiori per lo stesso livello di rischio.